martedì 18 novembre 2008

Vita in Brasile? Costa quanto in Italia

Hai letto bene il titolo mio caro lettore. Non ti illudere. E’ finalmente arrivata l’ora di sfatare un mito, molto radicato in Italia, che si riassume in due parole: “Prendo i soldi e scappo in Brasile”.

Si perche’ su questo mito generazioni di italiani hanno passato i migliori anni della propria vita a sospirare nella penombra dei loro uffici a sognare una vita su una spiaggia brasiliana da sogno, circondati da caipirinhas, splendide mulatte e l’immancabile ombra di una palma di cocco.

Per realizzare questo sogno era facile. Bastava mettere da parte un gruzzolo, rispettabile ma non enorme, e poi via verso il sole brasiliano dimenticando la vita magra con il capoufficio di turno.
Mi dispiace disilluderti mio caro lettore ma i tempi sono cambiati. Il tuo gruzzoletto non durera’ molto, specialmente se la tua idea e’ quella di mettere su famiglia e ricominciare una nuova vita all’ombra della palma di cocco.
Il livello di vita della classe media brasiliana, equiparabile a quello di quella medio-bassa italiana, ha un costo drammaticamente simile a quello italiano. Inutile illudersi che il gruzzolo duri in eterno come altrettanto illusoria e’ l’idea di mettere su un ristorante o un alberghetto e cosi’ integrare i soldi del “tesoretto” messo da parte con ricavi in loco.

Ma perche’ dici questo? mi chiederai mio caro lettore, frustrato per aver il proprio sogno di vita infranto. Beh, gli argomenti sono i seguenti. Uno puramente numerico ma con una premessa.

Il sogno continua se, dopo aver mollato tutto si sbarca in Brasile per vivere una vita basica senza conforts da classe media, un appartamento molto piccolo e soprattutto niente famiglia. In questo caso i costi sono ancora abbastanza bassi, anche se i costi della propria alimentazione sono aumentati notevolmente rispetto a 5 – 10 anni fa. Ma se si arriva in Brasile a mezz’eta’ con volonta’ di ricominciare una vita con una famiglia nuova, inutile illudersi, la sentenza e’ terribile: i costi sono gli stessi del paese che si e’ lasciato, l’Italia.
Perche’? Facile a spiegare. Tutto e’ basato sulla privatizzazione di fatto dei servizi pubblici in Brasile. Che significa? Istruzione e sanita’ qui si paga mio caro lettore e anche molto salata. E' bene specificare che stiamo parlando in particolare del Nord Est del Brasile.
Puoi sempre andare all’ospedale pubblico, a volte anche efficiente. Ma il piu’ delle volte non troppo differente da qualcosa di simile a una macelleria a cielo aperto, dove uomini, donne e bambini sono curati in maniera cosi’atroce che non permetteresti lo stesso trattamento nemmeno al tuo peggior nemico.
E la scuola? Quando ci sono, banchi, sedie e aule, la violenza che le attinge ha raggiunto livelli cosi’ impressionanti che la polizia e’ chiamata per sedare le numerose risse che succedono.
Infine i conti. Secondo uno studio di APK, una ong di assistenza degli italiani dello stato di Bahia, una famiglia di 4 persone (con casa di proprieta’ e due figli) paga, in media 1000 reais per una scuola di livello medio-buono. La necessaria assicurazione sulla salute aggiunge altre 1500 reais al bilancio familiare (stima per difetto). Se poi a cio’ aggiungiamo spese per alimentazione, vestiario e divertimento si arriva ad altri 2000 reais in media. Totale 4500- 5000 reais, equivalente a circa 2000 euro. In altre parole il costo della vita di una famiglia di classe medio-bassa in Italia. E l’integrazione del proprio bilancio con un attivita’ in loco (ristorante, albergo)?
A questo riguardo bisogna sfatare un’ altro mito: l’ 80% delle nuove iniziative imprenditoriali in Brasile muore prima di completare un anno di vita. In altre parole l’improvvisazione (che colpisce tanto i brasiliani quanto gli stranieri nelle loro attivita’ imprenditoriali) e’ mortale per l’iniziativa privata. Non e’ piu’ sufficiente essere italiano, saper fare una buona pasta al sugo e dare un buon look al proprio ristorante per sbarcare il lunario.
La concorrenza e’ spietata, il brasiliano (ed il turista) ruota moltissimo il posto dove mangiare la sera e “farsi una clientela” non e’ facile. In piu’ c’e’ in Brasile un’ attenzione esagerata ai costi: quanto piu’ economico, meglio, anche a scapito della qualita’. In pratica e’ durissima. E mentre i ricavi languono i costi crescono in maniera esponenziale proprio quando l’attivita’ non riesce a decollare come all’inizio.
Risultato: alta percentuale di fallimento del settore della ristorazione. Esempio: a Salvador il ristorante alla Casa d’Italia, centro storico della comunita’ italiana di Salvador, non e’ durato piu’ di un anno, e in questo caso la locazione nella Casa d’Italia doveva essere un punto di forza, oltre alla cucina tipicamente mediterranea del ristorante. Discorso simile per gli alberghetti e pensioni aperti da italiani che pensano di saperla lunga a riguardo e poi falliscono miseramente.

Conclusione: mio caro lettore, se decidi, nella penombra del tuo ufficio nel centro di Milano, Roma o anche nella periferia italiana, di venire in Brasile, pensa a che vieni a fare e come, e organizza il tutto molto bene con analisi preventiva di costi e ricavi. Il tempo dell’improvvisazione e’ finito e se non farai cosi’ potresti anche finire male ed essere costretto al rimpatrio in Italia per mancanza di fondi.

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