giovedì 25 dicembre 2008

Gli italiani? Sono fratelli e non lo sanno

“Max tu sei una persona intelligente. Cerca percio’ di risolvere questo mistero. Perche’ a differenza degli spagnoli, portoghesi, inglesi, americani, etc. gli italiani quando sono all’estero sono sempre disuniti, distanti, individualisti, non fanno gruppo, ognuno per se’ e Dio per tutti, specie qui in Sudamerica?”.

Siamo al Farol da Farra, posto turistico per eccezione di Salvador. Seduti al tavolino sono io, napoletano, il mio amico Paolo, toscanaccio inveterato, Gianni, milanese purosangue, Peppe, siciliano con la tipica sapienza della sua splendida isola, e Romolo, (inutile dirlo) di Roma.
Un gruppo eterogeneo, raro a formarsi all’estero, che pero’ rappresenta quello stivale che si chiama Italia.

“E’ proprio un bel mistero, difficile da risolvere” dico io “ma cerchiamo di risolverlo. Se ci fossero riusciti in passato, gli italiani non avrebbero passato tanti problemi, tanto in Patria quanto all’estero”. “Diciamocelo francamente” interviene Paolo, “l’italiano e’ diffidente, non ha spirito di corpo. Gli spagnoli, a confronto, agiscono come un tutt’uno, danno il “dizimo” (un decimo dello stipendio) per il club che rappresenta il loro paese senza alcun problema, agiscono come una corazza, fanno business tra loro”. E Peppe interviene “La colpa di tutto e’ che, come diceva Metternich, l’Italia e’ una espressione geografica. E’ unita da poco piu’ di 150 anni, ad eccezione del Sud Italia che e’ unito da piu’ tempo. Ed infatti gli italiani del sud sono piu’ solidali tra di loro, si sentono piu’ fratelli, mentre quelli del Nord ed anche quelli del Centro sono piu’ distanti da noi, tanto culturalmente quanto mentalmente.” E Gianni interviene
“E’ vero, come e’ vero che quelli del Sud sono tradizionalmente visti con diffidenza al Nord ed anche al Centro. Non sempre e non da tutti. Ma la storia della mafia, della sporcizia, dell’eterno tentativo di saltare la fila da parte di quelli del Sud e’ radicato tra di noi. Io so che non e’ vero, ma e’ inutile dirlo che fa parte della nostra cultura”. “Ricordo che una volta lavoravo a Milano in una famosa banca” intervengo io, “e la mia segretaria credendomi di farmi un complimento mi disse: sai Max tu lavori tanto e bene, neanche sembri napoletano. E’ pero’ vero che noi del Sud abbiamo le nostre colpe e tante, specie nella connivenza con certe situazioni poco trasparenti che succedono, specialmente al Sud.”

“Questo non significa che siamo tutti mafiosi”, interviene Peppe punto sul vivo, “provateci voi nordici a vivere con persone che se parlate vi ammazzano senza pieta’ e senza che nessuno dello Stato alzi un dito”.”Come diceva Kennedy, non chiedete cosa lo stato possa fare per voi, ma cosa voi potete fare per lo Stato” afferma Paolo. “Sacrosante parole” affermo io.”Nella mia vita mi sono sempre opposto a quella atmosfera di eterna rassegnazione che ho vissuto a Napoli. Non che i napoletani siano passivi, al contrario. Ma e’ che ci si aspetta sempre un intervento che cada dal cielo a risolvere i nostri problemi. Siamo noi che li dobbiamo risolvere, anche andando fuori se necessario invece che stare fermi a lamentarci”.

E forse la ragione di questa scarsa unita’ nazionale (unica eccezione e’ la partita della nostra nazionale di football) e’ che siamo una nazione apparentemente giovane, siamo uniti da poco tempo, abbiamo molte lingue culture differenti, modi di pensare, di esprimerci che sono anche in contraddizione tra di loro. A volte ci fidiamo piu’ di uno straniero che di un compatriota di una regione differente. E questo rimane all’estero, si trasmette tra generazioni anche all’estero, genera questa mancanza di unita’ che si esprime nella disgregazione della comunita’ italiana all’estero. Tuttavia c’e’ un ma.


Gli italiani, indipendentemente dalla regione di provenienza, sono veramente fratelli tra di loro e non lo sanno. Il loro comportamento abituale e’ veramente simile, la loro cultura e’ la stessa. Gli italiani all’estero si vedono al bar, parlano di calcio, vestono con stile, mangiano pasta con il pomodoro, bevono il caffe’ “corretto”, guardano le donne che passano con ardente desiderio. E questo in maniera uguale quelli del Nord quelli del Centro e quelli del Sud. Sono sempre un po’ spacconi, hanno sempre l’aria di saperla lunga (anche se poi molto spesso prendono “bidoni” senza saperlo), interrompono sempre la conversazione per vedere la bionda o la bruna che passa.
Questo comportamento e’ veramente italiano, totalmente italiano, e’ il nostro popolo che esprime i duemila anni della nostra storia. E’ vero siamo vissuti separati per secoli. Ma la nostra cultura di base e’ la stessa, siamo uguali nel nostro modo di pensare.
Siamo tutti figli dell’impero romano, del liceo classico, della moda delle discoteche, del vestirsi bene, del mangiar bene, della vanita’ tutta italiana.
E allora dovremmo ammetterlo che siamo un unico popolo, dovremmo smetterla con questa eterna diffidenza verso il connazionale quando apprendiamo che non e’ della nostra regione di appartenenza.
Tanto che lo vogliamo o no siamo tutti figli d’Italia e piangiamo insieme quando la nazionale di calcio che ci rappresenta vince la Coppa del Mondo.

2 commenti:

Unknown ha detto...

Sono discidente degli italiani del Sud, nato nel Brasile. Ma io amo tutta l'Italia, che c'è una gente meravilgosa, veramente amabile. Sia del Nord, del Sud o del Centro. Ognuno alla sua maniera, con sulle differenze. Le rete sociali hanno mi dato la opprtunità di conscere un poco più questa gente che tanto amo. Mi scusa il male italiano.

André do N Pitillo

Unknown ha detto...

Sono discidente degli italiani del Sud, nato nel Brasile. Ma io amo tutta l'Italia, che c'è una gente meravilgosa, veramente amabile. Sia del Nord, del Sud o del Centro. Ognuno alla sua maniera, con sulle differenze. Le rete sociali hanno mi dato la opprtunità di conscere un poco più questa gente che tanto amo. Mi scusa il male italiano.

André do N Pitillo