domenica 4 gennaio 2009

Italiani all’estero: popolo senza leader

“Caro Max, ho fatto una ricerca su google sugli italiani all’estero. Mi sono concentrato solo sugli articoli che parlano circa il sentimento delle comunita’ italiane all’estero. Ho scartato quindi le dichiarazioni dei politici, dei diplomatici, dei giornalisti che tessevano le lodi di politici in patria e all’estero. Cercavo qualcosa che riguardasse veramente cio’ che accade nelle comunita’ italiane all’estero, chi sono le persone membri di tali comunita’ etc.. Devo dire che sono rimasto deluso dal risultato: ci sono pochissime fonti che descrivono bene chi e’ l’italiano all’estero. Devo dire che tu sei uno di questi pochi.”

Ringrazio il mio lettore dalla Svizzera italiana, che descrive una realta’ vera e poco conosciuta. La mancanza di fonti attendibili circa la realta’ degli italiani all’estero.
Ma la ragione di cio’ e’ dovuta ad un fenomeno forse unico nella storia dell’umanita’: la diaspora dell’unico popolo “bianco” appartenente ad un paese molto sviluppato. Un popolo, un paese che appartiene al G8, uno dei popoli teoricamente piu’ ricchi del mondo: il popolo italiano.

L’Italia ha un popolo di emigranti sparpagliato in tutto il mondo. Solo in Brasile tra oriundi ci sono circa 30 milioni di persone. Le altre nazioni “sviluppate”, Gran Bretagna, Spagna, Francia, anche loro hanno avuto e tuttora hanno una grande penetrazione nel mondo, ma da conquistatori non da emigranti.
In Brasile ad esempio gli italiani sono stati i “negri bianchi”, che hanno sostituito gli schiavi nelle piantagioni. Per questo ci sono addirittura state leggi che per un periodo hanno proibito l’ emigrazione italiana in Brasile.
E’ evidente che la dimensione del popolo italiano nel mondo, se si comprendono tutte le persone di origini italiana, e’ grandiosa. Tuttavia, a differenza di altri paesi, l’italiano nel mondo e’ deriso, in primo luogo in patria. E’ tacciato di pappone, e’ considerato con vergogna, con fastidio. Il governo attuale ha ridotto ancor di piu’ i miseri fondi destinati ad esso. L’editoria italiana all’estero e’ terra di saccheggio di fondi pubblici di soggetti in patria e all’estero. Gli italiani indigenti sono abbandonati nelle favelas sudamericane. E soprattutto la grande potenza economico-finanziaria della comunita’ di origine italiana nel mondo e’ignorata con sufficienza dalla madrepatria. Alcuni dei leaders economici e politici del pianeta sono di origine italiana ma cio’ viene scoperto solo di tanto in tanto con curiosita’.
I politici che ci rappresentano si muovono quasi come marionette nelle mani dei partiti di appartenenza. Con alcune eccezioni le autorita’ diplomatiche ci trattano con sufficienza e quasi con fastidio anche per ricevere alcune cose elementari come un certificato qualunque.

Ma la colpa di tutto e’ probabilmente della stessa comunita’ italiana nel mondo. Quest’ultima non si unisce, non si muove all’unisono. Si fa strumentalizzare molto spesso per la realizzazione di programmi pilotati dall’Italia che beneficiano piu’ gli italiani in patria che all’estero. Abbaimo piu’ volte menzionato in passato i corsi di dubbia qualita’ organizzati in America Latina da Italia Lavoro e altre entita’.
Ma forse, piu’ di tutto, il punto e’ che non facciamo sentire la nostra voce, la voce della nostra comunita’, non abbiamo un leader che abbia il coraggio di parlare e far sentire con forza la nostra voce.

Il mio lettore italo-svizzero ha verificato con la sua ricerca questa triste verita’. Fintantoche’ ci muoveremo separati, senza una voce forte ed unica, chiedendo solo per i nostri interessi particolari, non otterremo niente. Se invece svilupperemo una politica unica, che generi un flusso economico-finanziario da e per l’Italia, saremo capaci di poter far sentire la nostra voce e avere rispetto tanto in Italia che all’estero.

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