giovedì 9 dicembre 2010

Salvador de Bahia, vergogna italiana

“Non mi battere por favor, non mi battere”.
Per tutta risposta un pugno duro cade sull’orecchio e si alza un grido di dolore. Scena triste, tristissima, che accade in una scuola brasiliana, a Salvador de Bahia.
Due particolari pero’ colpiscono: 1) la scuola è un asilo nido, dove ci sono bimbi di 4 e 5 anni. Il secondo è che il bambino, D., non è brasiliano. E’ italiano. Nato a Roma con passaporto italiano, figlio di un carabiniere in pensione (pensione baby) che vive a Salvador de Bahia.

Ma com’è possibile che un italiano lascia il proprio figlio in una scuola come questa? Dove i bambini sono pieni di malattie, dove sono brutalmente picchiati a sangue da altri bambini della loro età, che chissà quali altre violenze subiscono nelle loro case e che “sfogano” la loro rabbia nella scuola?

Non lo sa il carabiniere in pensione cosa succede nella scuola pubblica brasiliana? E qui la risposta è di quelle che mi fa vergognare: lo sa ma non se ne frega niente, nemmeno del proprio figlio.

Ha abbandonato la madre che ora vive in miseria in una squallida casa. Dopo essersi invaghito della donna, l’ha portata in Italia, dove è nato il bimbo. Per un po’ sono stati in Italia poi hanno deciso di tornare in Brasile. Hanno vissuto circa un anno insieme, con molti agi. La pensione di carabiniere non è male per chi vive in Brasile. Poi lui si è invaghito della cameriera ed è fuggito con lei. Poi con un altra ed un altra. E qui mi fermo perchè non so con chi è adesso.
Ma so con chi è suo figlio. In una scuola dove non è abbandonato, è brutalmente e quotidianamente picchiato. D. ha modi da bimbo italiano, non ha la malizia e la crudeltà dei colleghi di classe nati nelle favelas di Salvador e che hanno imparato prestissimo la vita. Dove sono alla mercè di tutto e tutti. Dove già in classe vogliono innamorarsi, minacciano di morte i professori a soli 4 e 5 anni.

D. non sa difendersi. Nessuno lo difende. Suo padre se ne frega. La sua famiglia italiana se ne frega. L’Italia ed il console onorario se ne frega. Tutti se ne fregano. E’ solo. E se sopravviverà alla tortura quotidiana e alle malattie che prende a scuola diventerà un marginale.

Lo so che la vita è dura e che le ingiustizie sono all’ordine del giorno. Ma che un bimbo di 4-5 anni “appanha” (è battuto) tutti i giorni anche per un colpa di un nostro connazionale francamente lo reputo una vergogna.

Italiano all’ estero non è questo. Ma bisogna anche parlare di questo. Per non dimenticare. Per fare qualcosa. Per D., che anche oggi avrà la sua razione quotidiana di pugni e calci in faccia. Senza alcuna colpa. Sua.

1 commento:

archicleopatra ha detto...

NON POSSO PENSARE CHA SUO FIGLIO NON ABBIA LA TUTELA DEL PADRE, COSA POSSIAMO FARE PER TOGLIERLO A STO S.........O