domenica 9 gennaio 2011

Le grandi ambiguità delle associazioni italiane in Sudamerica

Penso che con il nuovo anno bisogna che ci sia vita nuova e quindi bando a tutte le ipocrisie del passato.
Lasciatemi pertanto chiarire una di queste, che riguarda la comunità italiana in sudamerica.
Questa è formata da diverse tipologie ma una di queste è rappresentata da persone che, deluse dall’ Italia e da come le cose andavano li’, hanno lasciato tutto alle spalle e hanno cominciato una nuova vita in Sudamerica.
Cosa molto positiva e legittima. Poichè gli italiani sono gran lavoratori, gli emigrati sono cresciuti socialmente e hanno raggiunto posizioni importanti e anche creato delle associazioni italiane che hanno intrecciato rapporti con la madrepatria.
Tutto cio’ ha generato programmi di scambio, di viaggi e altre cose con le istituzioni italiane nazionali e regionali. E’ evidente che queste associazioni hanno una loro valenza in quanto rappresentano un legame di amicizia con la madrepatria e anche una specie di “ambasciata” politico-istituzionale della regione o del gruppo di appartenenza italiano all’ estero. Fin qui tutto bene.

Tuttavia il problema di coerenza politica sorge ed è particolarmente grave. Il processo descritto è stato svolto anche da altre comunità straniere all’ estero, tipo quell’americana, inglese o israeliana.
La particolarità italiana pero’ è la seguente: anche i membri piu’ elevati delle associazioni di origine italian mantengono posizioni a volte contrarie a quelle italiane o della regione di appartenenza.
Cosa pienamente legittima da un punto di vista personale ma impossibile da verificarsi da un punto di vista istituzionale. E’ impensabile che il presidente di una associazionale nazionale o regionale italiana ad esempio assuma posizioni contrarie a quelle del governo o del presidente della regione di appartenenza. Cio’ mai accade per le associazioni di, ad esempio, americani all’ estero ma succede e spesso per le associazioni di italiani all’ estero. Questo anche perchè l’appartenenza ad associazioni nazionali e regionali comporta il ricevere fondi regionali e nazionali. Un minuto dopo una dichiarazione incompatibile con la linea nazionale un ambasciatore viene licenziato o degradato.
Nel caso delle associazioni queste vengono depennate dalla lista di quelle che ricevono fondi. In sostanza l’ essere il rappresentante di una comunità nazionale o regionale comporta limiti simili a quelli dei diplomatici. In caso contrario le proprie associazioni “affondano” nelle liste dei riceventi fondi.
Cosa triste ma vera.
Pertanto la politica italiana di “avere i piedi in due scarpe” o “sputare nel piatto in cui si mangia” non puo’ essere perseguita e accettata dai vertici di associazioni italiane all’ estere.
Il caso Battisti ha evidenziato posizioni di questo tipo da vertici di associazioni nazionali o regionali all’ estero. A questo punto bisogna che si prendano provvedimenti seri dalle regioni di appartenenza per verificare la compatibilità delle associazioni che ricevono fondi italiani con la politica regionale in tema di terrorismo.
Per essere piu’ chiari i vertici delle associazioni che mantengono posizioni favorevoli a Battisti o si dimettono dalle stesse o siano depennate da quelle che ricevono fondi pubblici. Cio’ a meno che la regione di appartenenza sposi la posizione di difesa del pluriomicida Cesare Battisti.

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