La condizione di detenuto italiano all’estero e’ veramente misera.
Italiani incarcerati, dimenticati, sepolti vivi.
Il nostro governo non fa niente. Li lascia marcire in galera, all’estero.
Lê famiglie disperate, mandano emails dappertutto. Politici a volte intervengono ma sono impotenti.
Completo disinteresse del pubblico italiano. Veramente interessante questo disinteresse. Siamo veramente egoisti noi italiani. Fino a quando non ci succede niente ce ne freghiamo. Quando poi ci succede scopriamo il dramma. Il vero e próprio seqüestro di persona. Senza diritti. A volte senza neanche la possibilita’ di vedere i nostri cari.
Senza aver diritto al patrocínio gratuito, dovendo spendere somme enormi per pagare gli avvocati. Piu’ lê somme per pagare la cauzione per uscire di prigione. A volte enorme come nel caso del povero Simone Righi.
Il problema e’ veramente drammatico. Circa 3000 italiani sono in cárcere all’estero a volte in condizioni veramente disumane, avolte addirittura contraendo terribili malattie in prigione come l’epatite.
Ma cosa si puo’ fare per risolvere questo problema visto che l’inazione del nostro governo corrisponde a una e própria política di disinteresse verso la categoria di detenuto ed in generale di italiano all’estero?
La soluzione sembra essere l’única che veramente puo’ far sentire al governo straniero il dovere di rispettare i diritti dell’italiano che si trova nel suo paese: l’embargo turístico.
In sostanza bisognerebbe promuovere uma vera e própria black list delle citta’ e dei paesi che hanno detenuti italiani nel loro paese, disponibile su internet. In questo modo chiunque potrebbe consultare quella lista e capire se e’ salutare o no andare in quel paese e quella citta’ dove l’italaino e’ stato arrestato.
Colpire economicamente la citta’ ed il turismo italiano nel luogo dove alcuni italiani sono arrestati e’ uma buona opzione per evitare che cio’ si ripeta.
Bisogna essere realisti. Cio’ non garantisce automaticamente che questi tristi eventi si ripetano. Tuttavia puo’ per lo meno aumentare la probabilita’ del trasferimento in Itália del detenuto italiano all’estero, per eliminare il próprio nome dalla black list e inibire il flusso turistico nella própria citta’. Molto spesso gli italiani che sono incarcerati in condizioni disumane si trovano in luoghi che si basano molto sul turismo per sopravvivere e che quindi, proporzionalmente al flusso turístico, sarebbero grandemente danneggiati da uma riduzione del turismo.
Se poi questa lista e web site non fossero solo italiani ma europei la probabilita’ di um trattamento umano in cárcere e del trasferimento sarebbe ancora maggiore.
Si tratta di uma battaglia di diritti civili e umani. Differenze di colore político dovrebbero essere superate per il comune fine di liberare o trasferire i nostri compatrioti.
Si tratta di uma iniziativa che dovrebbe figurare nei siti di tutti i dipartimenti turistici nazionali, regionali e comunali. Tutti dovrebbero conoscere lê citta’ sulla black list.
Meglio ancora, lê citta’ straniere dovrebbero sapere che se colpiscono um italiano finiscono su questa black list.
Molto modestemente mi permetto di suggerire la prima citta’ da collocare sulla black list:
Cadice, Spagna, teatro del trattamento disumano riservato a Simone Righi.
Se il nostro governo non ci aiuta aiutiamoci da soli.
Per evitare che il nostro prossimo luogo di vacanza sia nella black list senza che noi lo sappiamo.
Scritto nel novembre 2007 ma dopo quasi 20 anni drammaticamente attuale.
Max Bono
Vuoi sapere qualcosa che nessuno sa? Leggi questo blog e lo scoprirai
domenica 12 ottobre 2025
lunedì 24 febbraio 2025
EDO, IL CAMERATA CHE APPOGGIA PRODI
Vecchio articolo di giornalismo investigativo pubblicato nel settembre 2007
Asmara, Eritrea 1948. Il caldo era asfissiante. In via Armando Diaz, nella stanza presa in affitto all'interno di un cortile nel quartiere di Gaggiret, proprio di fronte alle officine ufficiali dell'Alfa Romeo automobili, i cinque ragazzini del terzo anno di Ragioneria si sentivano dei piccoli carbonari. Ugo Rizza, Ugo Macaluso, Giovanni Cinnirella, Sergio Casabona ed Eduardo (Edo nome di Battaglia) Pollastri, pur con caratteri ed estrazione sociale cosi’ diversi, avevano uma cosa che li accomunava tutti: l’amore per il fascismo e l’MSI.
Giovanni Cinnirella, uno dei leader del gruppo, racconta: “In quegl'anni in Eritrea fare politica di destra era reato per le leggi dell'inglese occupante, in Asmara ufficialmente operavano il PCI e la DC, unici partiti autorizzati, con appropriate sedi ed adepti, ad operare alla luce del sole. Per contro a chi aveva le nostre idee mancava lo spazio per esprimerle o almeno dibatterle. Noi 5 ci scambiavamo opinioni o notizie in classe oppure qualche volta in casa di Pollastri, la cui famiglia era molto tollerante alla nostra invasione.”
“Una mattina in classe Pollastri arrivò con la grande novità, era l'ora di costituire la frangia giovanile del MSI, il pomeriggio precedente era stato convocato dal Comm. Torriani e dall'ing Checchi ed invitato ad operare perché si costituisse un partito segreto che avrebbe potuto un giorno operare alla luce del sole tenendo conto che l'Italia non aveva perso le speranze di tornare in Eritrea anche se solo come amministratrice fiduciaria per alcuni anni.”
Fu quindi deciso di affittare il famoso appartamento di Via Diaz in cui si accedeva “dopo aver attraversato il buio cortile uno alla volta”, con vicine “donne dedite alla prostituzione”.
Uno degli eventi del circolo fu il duro picchetto fuori della scuola, l'Istituto Vittorio Bottego, in puro stile fascista. Di nuovo Cinnirella “dopo una breve consultazione tra noi organizzammo uno sciopero generale, il primo in tutta la storia delle scuole italiane in Eritrea. Bloccando i cancelli e coadiuvati da alcuni alunni della classe superiore alla nostra, impedimmo l'ingresso nelle aule. Un certo De Beni e il nostro Pollastri arringarono gli studenti spiegando loro il perché ed il percome di quel gesto.”
Il camerata Edo era tra i piu’ accesi leader del gruppo neofascista.
Silvano Narrante, sempre del circolo Visintini, racconta: “Ai ricordi circa lo sciopero e relativa manifestazione studentesca di protesta in seguito al famigerato accordo "Bevin-Sforza" dove l'Italia rinunciava a tutti i diritti e a tutte le pretese sulle ex colonie, ricordo anche le manifestazioni e baruffe contro gli Inglesi quando si doveva decidere sulla sorte di Trieste che purtroppo, ci costò la cessione dell'Istria al Maresciallo Tito.
In un periodo in cui gli Italiani erano scarsamente rappresentati e difesi dalle autorità Italiane, ormai latitanti, grazie al nostro Gruppo Giovanile, rimase intatto, in tutti noi, quello di spirito di Italianità”.
Ugo Rizza, um’ altro asmarino doc, racconta: “I protagonisti” del Visentini “sono stati moltissimi giovani ed alcuni voglio ricordarli : Il sottoscritto Ugo Rizza, Gianfranco Spadoni, Edo Pollastri, Gianni Cinnirella, Piero Tinghino, Pippo Boscarino, Luigi Ertola, Demetrio Patzimas.”
“Nei primi mesi del 1950 si concretizzò l'idea di trasformare il partito segreto in un circolo per giovani. Fu così che venne fondato il circolo giovanile Mario Visintini, l'eroe incontrastato dei cieli di Asmara, e venne aperta una sede in Viale Garibaldi a fianco del Bowling.” racconta ancora Cinnirella.
Tuttavia, lo stesso Cinnirella racconta: “Il Visintini è nato segreto e con una precisa linea politica nel 1948. Il Visintini che conoscono tutti è nato il 30 Maggio 1951 apolitico e aperto a tutti: a conti fatti almeno un migliaio di ragazzi asmarini lo ha frequentato. “
Infine, “nel 1957 a causa dei numerosi rimpatri e dell'età non più giovanile dei fondatori, le file dei soci si assottigliarono tanto da giungere alla conclusione di quella bella avventura. Il circolo fu chiuso e i preziosi cimeli, elica, gagliardetto, libri, verbali, furono consegnati al consolato italiano di Asmara”.
Il gruppo si disperse ma l’amore non e’ mãi terminato. Il 25 febbraio 2005 Gianluca Pollastri un asmarino DOC dall’ Eurocenter di Rio de Janeiro (Brasile) manda il suo messaggio agli ex del circolo: “A tutti i miei amici un abbraccio dal Brasile”.
Ma cosa succede a Edo, il brillante ragioniere di Asmara? Eduardo Pollastri diviene um brillante commercialista di Asmara, e, come recita il próprio site, “titolare per la cattedra di Ragioneria e di Economia Aziendale presso l’Università degli Studi di Asmara (Eritrea), e Presidente della Cooperativa Agricola di Agordat (sino al 1970), ente che raggruppa 54 aziende agricole operanti nel bassopiano occidentale dell’Eritrea”.
Heile Selassiè, il dittatore etíope, era famoso per intrattenere buoni rapporti com gli italiani in Eritrea per controbilanciare l’ingerenza degli inglesi.
Nel 1974 Heile Selassiè venne rovesciato da una giunta militare e Pollastri e’ costretto a cambiare aria.
Sceglie il Brasile, Sudamerica, Sao Paolo. E si lega súbito ad um gruppo finanziario importantíssimo in Itália, anche se abbastanza segreto, la Findim della famiglia Fossati.
Come citato nel sito di Pollastri ”L'attività professionale in Brasile inizia nel settembre del 1975 nella qualità di rappresentante del Gruppo Finanziario Italiano FINDIM (FINDIM - Finanziaria Industriale Immobiliare Mobiliare S.p.A) holding di varie imprese industriali alimentari tra le quali di maggior rilievo la STAR S.p.A (Italia) e la Starlux (Spagna).”
Findim è una società lussemburghese con una filiale a Massagno, in Svizzera. La Findim è la Holding che comprende realtà industriali, immobiliari, finanziarie e agricole Le Societa’ del Gruppo sono dislocate in Italia, Svizzera, Spagna, Francia, Stati Uniti, Argentina e Brasile.
L’amministratore delegato della Findim, il signor Marco Fossati, e’ per certi versi uma persona misteriosa. Risiede in Brasile, ma non si sa dove, ne’ c’e’ uma sua fotografia pubblicata. Eppure e’ il capo della seconda finanziaria italiana, com partecipazioni in Telecom Itália e in importanti banche. Molto legato allá cosiddetta finanza cattolica che fa capo allá Banca Intesa di Bazoli, allo stesso gruppo político del presidente Prodi.
La Findim gioca um ruolo decisivo in tutte lê piu’ importanti manovri finanziarie italiane, specialmente dopo la vendita del gruppo alimentare Star ad um gruppo spagnolo. La Findim Group, infatti, è la seconda finanziaria più ricca d'Italia e dispone di una liquidità stimata a circa 2 miliardi di euro, dopo la cessione dei 3 stabilimenti Star.
La Findim há uma filiale in Brasile, la Findim do Brasil, di cui il senatore Pollastri e’ ancora l’amministratore. Il 16 maggio 2007 la giunta delle elezioni e delle immunita’parlamentari del Senato há determinato la compatibilità della carica di senatore com quella di amministratore della Findim.
Pollastri e’ quindi l’uomo della findim e di questo potentíssimo gruppo finanziario in parlamento, molto vicino al presidente del consiglio Prodi.
La nota vicenda Giai- Pollastri, con i dubbi sorti su chi abbia vinto lê elezioni, dimostra solo che um outsider come Pollastri e’ riuscito ad essere eletto in uma situazione quase impossibile. L’inversione dei voti nella sezione di Caracas, che há avvantaggiato Pollastri, pur essendo chiara e citata anche in resoconti del senato, non e’ stata suffciente a mutare il risultato a favore di Pollastri per 70 voti.
Lê cariche di Pollastri alla associazione di câmera di commercio di são Paolo rendono sicuramente onore al nostro connazionale. Um po’ meno la vicenda di Itália Lavoro com i fondi sulla creazione del database delle imprese della Câmera di são Paolo com i soldi per gli italiani all’estero.
Pollastri há recentemente affermato, quasi con nostalgia “L’Etiopia ai tempi di Mussolini veniva definita il granaio dell’Italia” durante l’audizione alla commissione Esteri ed emigrazione del Senato della viceministro Patrizia Sentinelli nel marzo di quest’anno. Pollastri e’ diventato um perno decisivo di appoggio del governo Prodi al senato. Ironia della sorte che um ex-missino legatissimo ad un potentissimo gruppo finanziario e’ l’uomo decisivo per questo governo di centro-sinistra.
Asmara, Eritrea 1948. Il caldo era asfissiante. In via Armando Diaz, nella stanza presa in affitto all'interno di un cortile nel quartiere di Gaggiret, proprio di fronte alle officine ufficiali dell'Alfa Romeo automobili, i cinque ragazzini del terzo anno di Ragioneria si sentivano dei piccoli carbonari. Ugo Rizza, Ugo Macaluso, Giovanni Cinnirella, Sergio Casabona ed Eduardo (Edo nome di Battaglia) Pollastri, pur con caratteri ed estrazione sociale cosi’ diversi, avevano uma cosa che li accomunava tutti: l’amore per il fascismo e l’MSI.
Giovanni Cinnirella, uno dei leader del gruppo, racconta: “In quegl'anni in Eritrea fare politica di destra era reato per le leggi dell'inglese occupante, in Asmara ufficialmente operavano il PCI e la DC, unici partiti autorizzati, con appropriate sedi ed adepti, ad operare alla luce del sole. Per contro a chi aveva le nostre idee mancava lo spazio per esprimerle o almeno dibatterle. Noi 5 ci scambiavamo opinioni o notizie in classe oppure qualche volta in casa di Pollastri, la cui famiglia era molto tollerante alla nostra invasione.”
“Una mattina in classe Pollastri arrivò con la grande novità, era l'ora di costituire la frangia giovanile del MSI, il pomeriggio precedente era stato convocato dal Comm. Torriani e dall'ing Checchi ed invitato ad operare perché si costituisse un partito segreto che avrebbe potuto un giorno operare alla luce del sole tenendo conto che l'Italia non aveva perso le speranze di tornare in Eritrea anche se solo come amministratrice fiduciaria per alcuni anni.”
Fu quindi deciso di affittare il famoso appartamento di Via Diaz in cui si accedeva “dopo aver attraversato il buio cortile uno alla volta”, con vicine “donne dedite alla prostituzione”.
Uno degli eventi del circolo fu il duro picchetto fuori della scuola, l'Istituto Vittorio Bottego, in puro stile fascista. Di nuovo Cinnirella “dopo una breve consultazione tra noi organizzammo uno sciopero generale, il primo in tutta la storia delle scuole italiane in Eritrea. Bloccando i cancelli e coadiuvati da alcuni alunni della classe superiore alla nostra, impedimmo l'ingresso nelle aule. Un certo De Beni e il nostro Pollastri arringarono gli studenti spiegando loro il perché ed il percome di quel gesto.”
Il camerata Edo era tra i piu’ accesi leader del gruppo neofascista.
Silvano Narrante, sempre del circolo Visintini, racconta: “Ai ricordi circa lo sciopero e relativa manifestazione studentesca di protesta in seguito al famigerato accordo "Bevin-Sforza" dove l'Italia rinunciava a tutti i diritti e a tutte le pretese sulle ex colonie, ricordo anche le manifestazioni e baruffe contro gli Inglesi quando si doveva decidere sulla sorte di Trieste che purtroppo, ci costò la cessione dell'Istria al Maresciallo Tito.
In un periodo in cui gli Italiani erano scarsamente rappresentati e difesi dalle autorità Italiane, ormai latitanti, grazie al nostro Gruppo Giovanile, rimase intatto, in tutti noi, quello di spirito di Italianità”.
Ugo Rizza, um’ altro asmarino doc, racconta: “I protagonisti” del Visentini “sono stati moltissimi giovani ed alcuni voglio ricordarli : Il sottoscritto Ugo Rizza, Gianfranco Spadoni, Edo Pollastri, Gianni Cinnirella, Piero Tinghino, Pippo Boscarino, Luigi Ertola, Demetrio Patzimas.”
“Nei primi mesi del 1950 si concretizzò l'idea di trasformare il partito segreto in un circolo per giovani. Fu così che venne fondato il circolo giovanile Mario Visintini, l'eroe incontrastato dei cieli di Asmara, e venne aperta una sede in Viale Garibaldi a fianco del Bowling.” racconta ancora Cinnirella.
Tuttavia, lo stesso Cinnirella racconta: “Il Visintini è nato segreto e con una precisa linea politica nel 1948. Il Visintini che conoscono tutti è nato il 30 Maggio 1951 apolitico e aperto a tutti: a conti fatti almeno un migliaio di ragazzi asmarini lo ha frequentato. “
Infine, “nel 1957 a causa dei numerosi rimpatri e dell'età non più giovanile dei fondatori, le file dei soci si assottigliarono tanto da giungere alla conclusione di quella bella avventura. Il circolo fu chiuso e i preziosi cimeli, elica, gagliardetto, libri, verbali, furono consegnati al consolato italiano di Asmara”.
Il gruppo si disperse ma l’amore non e’ mãi terminato. Il 25 febbraio 2005 Gianluca Pollastri un asmarino DOC dall’ Eurocenter di Rio de Janeiro (Brasile) manda il suo messaggio agli ex del circolo: “A tutti i miei amici un abbraccio dal Brasile”.
Ma cosa succede a Edo, il brillante ragioniere di Asmara? Eduardo Pollastri diviene um brillante commercialista di Asmara, e, come recita il próprio site, “titolare per la cattedra di Ragioneria e di Economia Aziendale presso l’Università degli Studi di Asmara (Eritrea), e Presidente della Cooperativa Agricola di Agordat (sino al 1970), ente che raggruppa 54 aziende agricole operanti nel bassopiano occidentale dell’Eritrea”.
Heile Selassiè, il dittatore etíope, era famoso per intrattenere buoni rapporti com gli italiani in Eritrea per controbilanciare l’ingerenza degli inglesi.
Nel 1974 Heile Selassiè venne rovesciato da una giunta militare e Pollastri e’ costretto a cambiare aria.
Sceglie il Brasile, Sudamerica, Sao Paolo. E si lega súbito ad um gruppo finanziario importantíssimo in Itália, anche se abbastanza segreto, la Findim della famiglia Fossati.
Come citato nel sito di Pollastri ”L'attività professionale in Brasile inizia nel settembre del 1975 nella qualità di rappresentante del Gruppo Finanziario Italiano FINDIM (FINDIM - Finanziaria Industriale Immobiliare Mobiliare S.p.A) holding di varie imprese industriali alimentari tra le quali di maggior rilievo la STAR S.p.A (Italia) e la Starlux (Spagna).”
Findim è una società lussemburghese con una filiale a Massagno, in Svizzera. La Findim è la Holding che comprende realtà industriali, immobiliari, finanziarie e agricole Le Societa’ del Gruppo sono dislocate in Italia, Svizzera, Spagna, Francia, Stati Uniti, Argentina e Brasile.
L’amministratore delegato della Findim, il signor Marco Fossati, e’ per certi versi uma persona misteriosa. Risiede in Brasile, ma non si sa dove, ne’ c’e’ uma sua fotografia pubblicata. Eppure e’ il capo della seconda finanziaria italiana, com partecipazioni in Telecom Itália e in importanti banche. Molto legato allá cosiddetta finanza cattolica che fa capo allá Banca Intesa di Bazoli, allo stesso gruppo político del presidente Prodi.
La Findim gioca um ruolo decisivo in tutte lê piu’ importanti manovri finanziarie italiane, specialmente dopo la vendita del gruppo alimentare Star ad um gruppo spagnolo. La Findim Group, infatti, è la seconda finanziaria più ricca d'Italia e dispone di una liquidità stimata a circa 2 miliardi di euro, dopo la cessione dei 3 stabilimenti Star.
La Findim há uma filiale in Brasile, la Findim do Brasil, di cui il senatore Pollastri e’ ancora l’amministratore. Il 16 maggio 2007 la giunta delle elezioni e delle immunita’parlamentari del Senato há determinato la compatibilità della carica di senatore com quella di amministratore della Findim.
Pollastri e’ quindi l’uomo della findim e di questo potentíssimo gruppo finanziario in parlamento, molto vicino al presidente del consiglio Prodi.
La nota vicenda Giai- Pollastri, con i dubbi sorti su chi abbia vinto lê elezioni, dimostra solo che um outsider come Pollastri e’ riuscito ad essere eletto in uma situazione quase impossibile. L’inversione dei voti nella sezione di Caracas, che há avvantaggiato Pollastri, pur essendo chiara e citata anche in resoconti del senato, non e’ stata suffciente a mutare il risultato a favore di Pollastri per 70 voti.
Lê cariche di Pollastri alla associazione di câmera di commercio di são Paolo rendono sicuramente onore al nostro connazionale. Um po’ meno la vicenda di Itália Lavoro com i fondi sulla creazione del database delle imprese della Câmera di são Paolo com i soldi per gli italiani all’estero.
Pollastri há recentemente affermato, quasi con nostalgia “L’Etiopia ai tempi di Mussolini veniva definita il granaio dell’Italia” durante l’audizione alla commissione Esteri ed emigrazione del Senato della viceministro Patrizia Sentinelli nel marzo di quest’anno. Pollastri e’ diventato um perno decisivo di appoggio del governo Prodi al senato. Ironia della sorte che um ex-missino legatissimo ad un potentissimo gruppo finanziario e’ l’uomo decisivo per questo governo di centro-sinistra.
domenica 26 maggio 2024
Pensioni, per gli italo-bahiani un problema in più
Un vecchio articolo sempre attuale per gli italiani di Bahia
Salvador Bahia - Il nuovo sistema di erogazione delle pensioni agli italiani all'estero da parte dell'INPS sta creando un problema in più agli italo-bahiani. A Bahia c'è un solo patronato (quello della UIL con una sola persona che lavora per coprire il vasto stato della Bahia).
"Il pagamento della pensione avviene in reais o in euro ma con un cambio sfavorevole; ci sono difficoltà per chi riscuote le pensioni tramite un procuratore data la necessita di registrare la procura nel locale ufficio pubblico" lamentano i pensionati.
I commenti che si ascoltano piu' frequentemente daí pensionati ítalo-bahiani all'internet bar del Porto di Barra (clássico punto di ritrovo degli italiani di Bahia) è :
"Se Danieli, che sta visitando il Brasile, nemmeno viene qui a Bahia, figurati se arrivano le informazioni su come riempire i nuovo moduli delle pensioni dell'INPS! Danieli parla di Bahia Blanca in Argentina ma dimentica Bahia preta in Brasile".
Ma al di là dei commenti umoristici degli ítalo-bahiani, la preoccupazione di essere lasciati soli davanti alla nuova burocrazia dei moduli è palpabile.
"Dovrebbero organizzare presentazioni su come riempire i nuovi moduli e così non perdere i benefici, magari alla Casa d'Italia dove ha sede il Vice Consolato onorario".
E gli italiani che vivono nell'interno o al sud della Bahia, ad Ilheus? "Questi sono praticamente dimenticati, se forse ricevevano qualcosa prima, figurati ora".
Salvador Bahia - Il nuovo sistema di erogazione delle pensioni agli italiani all'estero da parte dell'INPS sta creando un problema in più agli italo-bahiani. A Bahia c'è un solo patronato (quello della UIL con una sola persona che lavora per coprire il vasto stato della Bahia).
"Il pagamento della pensione avviene in reais o in euro ma con un cambio sfavorevole; ci sono difficoltà per chi riscuote le pensioni tramite un procuratore data la necessita di registrare la procura nel locale ufficio pubblico" lamentano i pensionati.
I commenti che si ascoltano piu' frequentemente daí pensionati ítalo-bahiani all'internet bar del Porto di Barra (clássico punto di ritrovo degli italiani di Bahia) è :
"Se Danieli, che sta visitando il Brasile, nemmeno viene qui a Bahia, figurati se arrivano le informazioni su come riempire i nuovo moduli delle pensioni dell'INPS! Danieli parla di Bahia Blanca in Argentina ma dimentica Bahia preta in Brasile".
Ma al di là dei commenti umoristici degli ítalo-bahiani, la preoccupazione di essere lasciati soli davanti alla nuova burocrazia dei moduli è palpabile.
"Dovrebbero organizzare presentazioni su come riempire i nuovi moduli e così non perdere i benefici, magari alla Casa d'Italia dove ha sede il Vice Consolato onorario".
E gli italiani che vivono nell'interno o al sud della Bahia, ad Ilheus? "Questi sono praticamente dimenticati, se forse ricevevano qualcosa prima, figurati ora".
martedì 9 gennaio 2024
Successo o surcesso?
“Papà cos’è il successo?” mi chiede il mio figlioletto.
“Bella domanda” rispondo io. Mi fermo e ci penso. E dico:
“E’ difficile trovare una definizione. Cercherò di spiegarti la cosa con un esempio.
C’erano due uomini che mangiavano a due tavole separate di una stessa locanda.
Entrambi le tavole erano circondate dai loro familiari, dai loro parenti, dai loro conoscenti, amici e gente comune.
Il primo non aveva tanti soldi. La sua vita l’aveva condotta senza grandi sbalzi in avanti. Ora era li’ al tavolo a mangiare il meritato cibo. Ma quella folla attorno al suo tavolo lo guardava. Non chiedeva niente ma aveva fame. E lui, senza pensarci due volte aveva invitato prima i suoi familiari, poi i suoi parenti, i suoi amici e poi gli altri a dividere il poco cibo con lui.
Gli sguardi che i bambini in particolare gli lanciavano erano stati sufficienti. Sguardi innocenti che si erano scambiati con i suoi figli, fratelli, amici.
E’ vero, lui non aveva molto, ma aveva piacere a dare quello che aveva. Meglio poco che niente pensava mentre mangiava.
Alla fine del pranzo era andato a riposare con la pancia un po’ piena un po’ vuota.
Al secondo tavolo c’era la stessa scena. Il secondo tipo era circondato da amici, parenti, conoscenti, gente comune. Ma questa tavola era molto imbandita di varie cibarie. Il secondo tipo era ricco e la sua tavola era piena di ogni ben di Dio.
Gli occhi supplichevoli della piccola folla che lo circondava si incrociavano con i suoi. Ma lui mangiava senza ritegno, si ingozzava, ruttava. Di tanto in tanto lanciava qualche cosciotto alla folla che si accapigliava per prenderlo. Ma cio’ non faceva che aumentare la fame della folla.
Andate a lavorare, pensava il secondo tipo. Anch’io ho cominciato come voi, ho sofferto la fame, il freddo. Ma ho lavorato duro, ho guadagnato bene e ora sono qui a mangiare il frutto del mio lavoro. Voi che non ci siete riusciti è per colpa vostra. E quindi meritate la vostra situazione. Non rompete e andate via, così pensava il secondo tipo.
Dopo essersi abbuffato era andato nella sua sala principesca a riposarsi. Riposava placidamente russando di gusto. Era soddisfatto. Aveva raggiunto i suoi obiettivi.
Nel frattempo il primo tipo dormiva di un sonno leggero. E così dormendo era passato in cielo. La notizia si sparse e molti piansero. Ma soprattutto molti lo ricordarono nei giorni e negli anni a venire. Non perché aveva fatto niente di speciale nella vita. Ma perché aveva lasciato qualcosa nel cuore delle persone che lo avevano conosciuto. Qualcosa di speciale. Non soldi, né proprietà. Qualcosa di umano difficile da definire. Qualcosa che ti entra dentro e rimane con te per sempre.
Nel frattempo il secondo tipo si era svegliato. E come sempre dopo pranzo era andato in bagno a defecare. Si era seduto sulla tavola e aveva cominciato con piacere.
E piu’ defecava piu’ era soddisfatto. Aveva fatto tutto quello che voleva nella vita. Chi era meglio di lui? Finito il suo bisogno primario successe qualcosa. Improvvisamente qualcuno aveva tirato lo sciacquone. E tutto il suo bisogno scivolava via nel water. Ma mentre scivolavano via gli ultimi pezzettini, il secondo tipo sentì che qualcosa lo tirava giù nello sciacquone anche a lui. Non riusciva a capire cosa era. Ma la forza lo tirava sempre di più. E le forze lo abbandonavano. Ad un tratto cominciò a capire che qualcosa non andava. Peggio, che la sua vita stava finendo e scivolando giù nel vortice dell’acqua, giù nello sciacquone.
E in questo momento il secondo tipo capì che il suo tempo stava finendo.
In quel preciso momento, puoi essere un vanitoso, un egoista, un ladro, un baro, un assassino, un disonesto, uno che mente a tutti e persino a te stesso, ma in quell’ultimo istante, una domanda ti viene alla mente e ti fa tremare tutto:
“Ma che ho fatto io della mia vita? Cosa rimarrà di me?” Ma in quel momento l’intensità dell’acqua è fortissima e trascina con sé il malcapitato nello sciacquone. Lo ingoia senza pietà.
E dopo un borboglio l’acqua ritorna normale. Tutto ritorna uguale a prima. Del secondo tipo non c’è alcuna traccia. Scomparso, come non fosse mai esistito.
Si, forse qualcuno per dividersi i suoi beni gli intitolerà una strada, una piazza o qualcosa del genere.
Ma quando i bimbi andranno a giocare nella piazza a suo nome e chiederanno al padre chi era costui, il padre risponderà: non so qualcuno di importante, continua a giocare.
Ecco per me il primo tipo ha avuto il successo. Il secondo tipo ha avuto il surcesso.
“Bella domanda” rispondo io. Mi fermo e ci penso. E dico:
“E’ difficile trovare una definizione. Cercherò di spiegarti la cosa con un esempio.
C’erano due uomini che mangiavano a due tavole separate di una stessa locanda.
Entrambi le tavole erano circondate dai loro familiari, dai loro parenti, dai loro conoscenti, amici e gente comune.
Il primo non aveva tanti soldi. La sua vita l’aveva condotta senza grandi sbalzi in avanti. Ora era li’ al tavolo a mangiare il meritato cibo. Ma quella folla attorno al suo tavolo lo guardava. Non chiedeva niente ma aveva fame. E lui, senza pensarci due volte aveva invitato prima i suoi familiari, poi i suoi parenti, i suoi amici e poi gli altri a dividere il poco cibo con lui.
Gli sguardi che i bambini in particolare gli lanciavano erano stati sufficienti. Sguardi innocenti che si erano scambiati con i suoi figli, fratelli, amici.
E’ vero, lui non aveva molto, ma aveva piacere a dare quello che aveva. Meglio poco che niente pensava mentre mangiava.
Alla fine del pranzo era andato a riposare con la pancia un po’ piena un po’ vuota.
Al secondo tavolo c’era la stessa scena. Il secondo tipo era circondato da amici, parenti, conoscenti, gente comune. Ma questa tavola era molto imbandita di varie cibarie. Il secondo tipo era ricco e la sua tavola era piena di ogni ben di Dio.
Gli occhi supplichevoli della piccola folla che lo circondava si incrociavano con i suoi. Ma lui mangiava senza ritegno, si ingozzava, ruttava. Di tanto in tanto lanciava qualche cosciotto alla folla che si accapigliava per prenderlo. Ma cio’ non faceva che aumentare la fame della folla.
Andate a lavorare, pensava il secondo tipo. Anch’io ho cominciato come voi, ho sofferto la fame, il freddo. Ma ho lavorato duro, ho guadagnato bene e ora sono qui a mangiare il frutto del mio lavoro. Voi che non ci siete riusciti è per colpa vostra. E quindi meritate la vostra situazione. Non rompete e andate via, così pensava il secondo tipo.
Dopo essersi abbuffato era andato nella sua sala principesca a riposarsi. Riposava placidamente russando di gusto. Era soddisfatto. Aveva raggiunto i suoi obiettivi.
Nel frattempo il primo tipo dormiva di un sonno leggero. E così dormendo era passato in cielo. La notizia si sparse e molti piansero. Ma soprattutto molti lo ricordarono nei giorni e negli anni a venire. Non perché aveva fatto niente di speciale nella vita. Ma perché aveva lasciato qualcosa nel cuore delle persone che lo avevano conosciuto. Qualcosa di speciale. Non soldi, né proprietà. Qualcosa di umano difficile da definire. Qualcosa che ti entra dentro e rimane con te per sempre.
Nel frattempo il secondo tipo si era svegliato. E come sempre dopo pranzo era andato in bagno a defecare. Si era seduto sulla tavola e aveva cominciato con piacere.
E piu’ defecava piu’ era soddisfatto. Aveva fatto tutto quello che voleva nella vita. Chi era meglio di lui? Finito il suo bisogno primario successe qualcosa. Improvvisamente qualcuno aveva tirato lo sciacquone. E tutto il suo bisogno scivolava via nel water. Ma mentre scivolavano via gli ultimi pezzettini, il secondo tipo sentì che qualcosa lo tirava giù nello sciacquone anche a lui. Non riusciva a capire cosa era. Ma la forza lo tirava sempre di più. E le forze lo abbandonavano. Ad un tratto cominciò a capire che qualcosa non andava. Peggio, che la sua vita stava finendo e scivolando giù nel vortice dell’acqua, giù nello sciacquone.
E in questo momento il secondo tipo capì che il suo tempo stava finendo.
In quel preciso momento, puoi essere un vanitoso, un egoista, un ladro, un baro, un assassino, un disonesto, uno che mente a tutti e persino a te stesso, ma in quell’ultimo istante, una domanda ti viene alla mente e ti fa tremare tutto:
“Ma che ho fatto io della mia vita? Cosa rimarrà di me?” Ma in quel momento l’intensità dell’acqua è fortissima e trascina con sé il malcapitato nello sciacquone. Lo ingoia senza pietà.
E dopo un borboglio l’acqua ritorna normale. Tutto ritorna uguale a prima. Del secondo tipo non c’è alcuna traccia. Scomparso, come non fosse mai esistito.
Si, forse qualcuno per dividersi i suoi beni gli intitolerà una strada, una piazza o qualcosa del genere.
Ma quando i bimbi andranno a giocare nella piazza a suo nome e chiederanno al padre chi era costui, il padre risponderà: non so qualcuno di importante, continua a giocare.
Ecco per me il primo tipo ha avuto il successo. Il secondo tipo ha avuto il surcesso.
lunedì 8 gennaio 2024
La strada
“Caro Max la vita è così ci sono gli alti e bassi. A volte va bene altre volte va male. L’importante è che continui per la tua strada, se è questo che hai deciso.
Poi quel che sarà sarà”.
Chi mi siede davanti è una persona navigata nella vita, Marco, un amico. .
E lui mi dice: “non è vero che sappiamo tutto, anche se invecchiamo. Le cose cambiano. E anche noi dobbiamo cambiare. Ma se la tua strada è quella è inutile illudersi. Se hai deciso di prendere quella strada, non fermarti, anche se le difficoltà sono sempre maggiori. Ormai quella strada è il tuo destino e, come mi diceva il mio vecchio professore di liceo, è inutile lottare contro il destino.
E’ come camminare quando inizia a piovere. Ad un certo punto la pioggia aumenta, tu hai un piccolo ombrello e ti fermi al riparo perché la pioggia diventa sempre piu’ fitta, sempre piu’ pesante.
Ma quando ti fermi c’è un tale che al cellulare cominciare a strillare alla sua amica che questo non va bene, che deve fare altre cose, e bla bla bla.
A questo punto ti rendi conto che se ti fermi sei perduto. Sei al riparo, non ti bagni, ma devi sopportare tutte le banalità di quel tipo .
Quel tipo è la vita banale che ti sta davanti. Che vuoi evitare ma non puoi .
L’unica cosa che ti rimane è camminare nel diluvio. Affrontare la tua strada. Piuttosto che rimanere indietro con la banalità della vita.
Ma quando cammini il diluvio diventa enorme. Nonostante il piccolo ombrello ti bagni sempre di piu’. Le scarpe cominciano ad imbarcare acqua. Non sei tanto lontano dal primo rifugio del tipo banale. Puoi tornare indietro .
Ma vale la pena? No, Max, non vale. Vai per la tua strada, anche se questo comporta affrontare il diluvio. E’ sempre meglio affrontare il proprio destino che tentare di sfuggirgli. Lo so, è dura ma chi l’ha detto che la vita è facile?
E’ meglio andare per la propria strada.
E cosi’ vai solo, sotto la pioggia, con un piccolo ombrello che non ti ripara dalla tempesta. Le scarpe sono sempre piu’ piene d’acqua. Sei solo. La strada è vuota e nessuno ti può aiutare.
Quello che fai lo sai solo tu. Ed ecco che succede qualcosa.
Non senti piu’ la pioggia. Non senti piu’ la tempesta. E questa si riduce di intensità.
Buffo no? Proprio quando hai accettato di continuare ad affrontare la tempesta questa sembra aver capito le tue intenzioni. Sembra di sapere che non rinuncerai. E per questo si riduce sempre di piu’.
Ma continua. E tu continui con essa. E a questo punto sei quasi arrivato alla tua destinazione. C’è un rigurgito di tempesta, quasi a volerti fermare di nuovo.
Ma ormai non ti fermi piu’. Sei arrivato a destinazione.
E sai che? .
Ti rendi conto che non è importante se il risultato è buono o cattivo. L’importante è che sei andato per la tua strada. Hai fatto quello che dovevi fare.
Poi il resto è nelle mani di Dio”.
Poi quel che sarà sarà”.
Chi mi siede davanti è una persona navigata nella vita, Marco, un amico. .
E lui mi dice: “non è vero che sappiamo tutto, anche se invecchiamo. Le cose cambiano. E anche noi dobbiamo cambiare. Ma se la tua strada è quella è inutile illudersi. Se hai deciso di prendere quella strada, non fermarti, anche se le difficoltà sono sempre maggiori. Ormai quella strada è il tuo destino e, come mi diceva il mio vecchio professore di liceo, è inutile lottare contro il destino.
E’ come camminare quando inizia a piovere. Ad un certo punto la pioggia aumenta, tu hai un piccolo ombrello e ti fermi al riparo perché la pioggia diventa sempre piu’ fitta, sempre piu’ pesante.
Ma quando ti fermi c’è un tale che al cellulare cominciare a strillare alla sua amica che questo non va bene, che deve fare altre cose, e bla bla bla.
A questo punto ti rendi conto che se ti fermi sei perduto. Sei al riparo, non ti bagni, ma devi sopportare tutte le banalità di quel tipo .
Quel tipo è la vita banale che ti sta davanti. Che vuoi evitare ma non puoi .
L’unica cosa che ti rimane è camminare nel diluvio. Affrontare la tua strada. Piuttosto che rimanere indietro con la banalità della vita.
Ma quando cammini il diluvio diventa enorme. Nonostante il piccolo ombrello ti bagni sempre di piu’. Le scarpe cominciano ad imbarcare acqua. Non sei tanto lontano dal primo rifugio del tipo banale. Puoi tornare indietro .
Ma vale la pena? No, Max, non vale. Vai per la tua strada, anche se questo comporta affrontare il diluvio. E’ sempre meglio affrontare il proprio destino che tentare di sfuggirgli. Lo so, è dura ma chi l’ha detto che la vita è facile?
E’ meglio andare per la propria strada.
E cosi’ vai solo, sotto la pioggia, con un piccolo ombrello che non ti ripara dalla tempesta. Le scarpe sono sempre piu’ piene d’acqua. Sei solo. La strada è vuota e nessuno ti può aiutare.
Quello che fai lo sai solo tu. Ed ecco che succede qualcosa.
Non senti piu’ la pioggia. Non senti piu’ la tempesta. E questa si riduce di intensità.
Buffo no? Proprio quando hai accettato di continuare ad affrontare la tempesta questa sembra aver capito le tue intenzioni. Sembra di sapere che non rinuncerai. E per questo si riduce sempre di piu’.
Ma continua. E tu continui con essa. E a questo punto sei quasi arrivato alla tua destinazione. C’è un rigurgito di tempesta, quasi a volerti fermare di nuovo.
Ma ormai non ti fermi piu’. Sei arrivato a destinazione.
E sai che? .
Ti rendi conto che non è importante se il risultato è buono o cattivo. L’importante è che sei andato per la tua strada. Hai fatto quello che dovevi fare.
Poi il resto è nelle mani di Dio”.
mercoledì 3 gennaio 2024
Le pareti urlanti del manicomio di Maggiano
“Nel periodo di massima capienza c’erano 1800 persone. Era una comunità.” Mi spiega gentilmente la guida.
Siamo a Maggiano vicino Lucca. Avevo concordato con il direttore di visitare l’ex manicomio di Maggiano ma ho dovuto rimandare molte volte per lavoro. .
Oggi finalmente sono potuto venire. E finalmente ho visitato l’ex manicomio. Una visita lampo, 15 minuti. Ma sono bastati per vedere le cose importanti dell’ex manicomio. .
Bisogna dire che si trova in condizioni molto fatiscenti. L’amministrazione comunale dovrebbe supportare il restauro. Ma tant’è. Siamo in Italia e come si sa la valorizzazione della nostra storia non è il pezzo forte, specie se si tratta di veri e propri monumenti dimenticati. .
Ma non dovrebbe essere così specie a Maggiano. Dopo aver visitato l’ex manicomio ho avuto una forte magone. Una cosa simile, anche se molto maggiore, l’ho avuta quando ho visitato Auschwitz in Polonia. .
Maggiano è però diversa. In prima luogo ci si arriva da Lucca in maniera quasi anonima tramite una strada tortuosa. Si trattava di una strada di campagna che nel fine 700 portava ad un antico monastero. Poi questi fu convertito nell’ “ospedale dei pazzi”. .
Un ospedale per tutta la regione che da Lucca arrivava fino a Massa. .
Chiudo gli occhi e vedo la triste scena. .
Il contadino, ma anche il nobile, arrivava al posto quasi sconosciuto nel mezzo delle campagne lucchesi. Una strada secondaria lo portava in cima all’antico monastero. Qui consegnava il “pazzo” alle suore che gestivano l’ospedale. Un rapido abbraccio e via. Abbandonato o abbandonata per sempre lì. Libero dalla sua presenza ingombrante che aveva sempre causato imbarazzo. .
Ora era finita. Ma cominciava per lui o per lei una nuova vita. Una vita fatta di sottomissione totale alle suore che gestivano il posto con mano di ferro. .
Inutile farsi illusione nell’Ottocento i pazzi non avevano diritti. Si poteva fare di loro quel che si voleva. Bagni di acqua caldissima e freddissima per farli “rinsavire”. E con il tempo la voce si spargeva. Una comunità vera e propria, un paese cresceva. I pazzi dovevano lavorare per sostentarsi. .
Chissà quali privazioni, quali sottomissioni dovevano subire. E li’ vivevano lontano dagli occhi di tutti. .
Poi con il Novecento le cose si evolverono. Gli shock elettrici vennero usati. E poi si usò un trattamento piu’ umano. Tobino prese in mano l’ospedale e le cose migliorarono. .
Ma nonostante la legge aboli’ gli ospedali psichiatrici nel 1978, i pazzi non avevano dove andare e rimasero lì fino al 1999. 21 anni. Troppi. Ma questa è la realtà. .
Che dire? A Maggiano c’è poco da vedere. Ma bisogna andare. Per non dimenticare. .
Perché? .
Perché le pareti originali sembrano avere incorporato le sofferenze dei poveri malati di mente che per oltre 200 anni sono stati lì. .
Le pareti sembrano urlare. Urla di dolore, di incomprensione, di sofferenze. .
Le pareti spoglie, dure, sembrano aver assorbito tutti i mali che sono stati commessi nell’ospedale di Maggiano. .
Non mentono, non raccontano storie “buone” di miglioramenti che non ci sono mai stati stati. .
Dicono solo la verità. .
“Qui dentro chi è stato lasciato, chi è stato portato, chi è stato abbandonato, è ancora qui. Non credete di esservi liberati di lui o di lei. .
Il vostro egoismo non li ha annientati. Le loro anime vagano ancora qui mentre voi che li avete portati siete morti. .
L’unica maniera di lasciar andare queste anime abbandonate è di venire a vedere le loro sofferenze. Solo così queste persone avranno la riabilitazione che meritano e potranno finalmente andare in pace”.
Siamo a Maggiano vicino Lucca. Avevo concordato con il direttore di visitare l’ex manicomio di Maggiano ma ho dovuto rimandare molte volte per lavoro. .
Oggi finalmente sono potuto venire. E finalmente ho visitato l’ex manicomio. Una visita lampo, 15 minuti. Ma sono bastati per vedere le cose importanti dell’ex manicomio. .
Bisogna dire che si trova in condizioni molto fatiscenti. L’amministrazione comunale dovrebbe supportare il restauro. Ma tant’è. Siamo in Italia e come si sa la valorizzazione della nostra storia non è il pezzo forte, specie se si tratta di veri e propri monumenti dimenticati. .
Ma non dovrebbe essere così specie a Maggiano. Dopo aver visitato l’ex manicomio ho avuto una forte magone. Una cosa simile, anche se molto maggiore, l’ho avuta quando ho visitato Auschwitz in Polonia. .
Maggiano è però diversa. In prima luogo ci si arriva da Lucca in maniera quasi anonima tramite una strada tortuosa. Si trattava di una strada di campagna che nel fine 700 portava ad un antico monastero. Poi questi fu convertito nell’ “ospedale dei pazzi”. .
Un ospedale per tutta la regione che da Lucca arrivava fino a Massa. .
Chiudo gli occhi e vedo la triste scena. .
Il contadino, ma anche il nobile, arrivava al posto quasi sconosciuto nel mezzo delle campagne lucchesi. Una strada secondaria lo portava in cima all’antico monastero. Qui consegnava il “pazzo” alle suore che gestivano l’ospedale. Un rapido abbraccio e via. Abbandonato o abbandonata per sempre lì. Libero dalla sua presenza ingombrante che aveva sempre causato imbarazzo. .
Ora era finita. Ma cominciava per lui o per lei una nuova vita. Una vita fatta di sottomissione totale alle suore che gestivano il posto con mano di ferro. .
Inutile farsi illusione nell’Ottocento i pazzi non avevano diritti. Si poteva fare di loro quel che si voleva. Bagni di acqua caldissima e freddissima per farli “rinsavire”. E con il tempo la voce si spargeva. Una comunità vera e propria, un paese cresceva. I pazzi dovevano lavorare per sostentarsi. .
Chissà quali privazioni, quali sottomissioni dovevano subire. E li’ vivevano lontano dagli occhi di tutti. .
Poi con il Novecento le cose si evolverono. Gli shock elettrici vennero usati. E poi si usò un trattamento piu’ umano. Tobino prese in mano l’ospedale e le cose migliorarono. .
Ma nonostante la legge aboli’ gli ospedali psichiatrici nel 1978, i pazzi non avevano dove andare e rimasero lì fino al 1999. 21 anni. Troppi. Ma questa è la realtà. .
Che dire? A Maggiano c’è poco da vedere. Ma bisogna andare. Per non dimenticare. .
Perché? .
Perché le pareti originali sembrano avere incorporato le sofferenze dei poveri malati di mente che per oltre 200 anni sono stati lì. .
Le pareti sembrano urlare. Urla di dolore, di incomprensione, di sofferenze. .
Le pareti spoglie, dure, sembrano aver assorbito tutti i mali che sono stati commessi nell’ospedale di Maggiano. .
Non mentono, non raccontano storie “buone” di miglioramenti che non ci sono mai stati stati. .
Dicono solo la verità. .
“Qui dentro chi è stato lasciato, chi è stato portato, chi è stato abbandonato, è ancora qui. Non credete di esservi liberati di lui o di lei. .
Il vostro egoismo non li ha annientati. Le loro anime vagano ancora qui mentre voi che li avete portati siete morti. .
L’unica maniera di lasciar andare queste anime abbandonate è di venire a vedere le loro sofferenze. Solo così queste persone avranno la riabilitazione che meritano e potranno finalmente andare in pace”.
venerdì 29 settembre 2023
Booking.com the defeat of a monopolistic company
Do you remember my articles about Booking.com and its arrogant approach to consumers?
Do you remember the money I and many other consumers lost because of the crazy mechanism used by Booking.com?
Yes, because they insisted they needed to cancel the whole booking and make a new one, and couldn't do so because the dates were now full (which is absurd considering my existing booking was partly why it was full).
Well, my reader, we raised our concerns to the European Commission and Antitrust authorities. We asked the Commission to stop the behavior of this company and its lack of attention to its customers because of its monopolistic power.
And indeed, we got it.
The European Antitrust authorities stopped the Booking.com acquisition of Swedish peer ETraveli on Monday after the company failed to allay concerns about its dominance in online hotel reservations.
Of course, we do not believe that our articles drove the decision.
But our complaints must have been considered as we raised the voice of the European consumers.
This is just the first step. It is in the right direction.
We, consumers, did not get the money we lost on “reservations” made on the Booking.com website.
But we showed that the voice of European consumers is not to be ignored even by huge companies like Booking.com.
We will continue checking on companies that behave arrogantly, like Booking.com.
Do you remember the money I and many other consumers lost because of the crazy mechanism used by Booking.com?
Yes, because they insisted they needed to cancel the whole booking and make a new one, and couldn't do so because the dates were now full (which is absurd considering my existing booking was partly why it was full).
Well, my reader, we raised our concerns to the European Commission and Antitrust authorities. We asked the Commission to stop the behavior of this company and its lack of attention to its customers because of its monopolistic power.
And indeed, we got it.
The European Antitrust authorities stopped the Booking.com acquisition of Swedish peer ETraveli on Monday after the company failed to allay concerns about its dominance in online hotel reservations.
Of course, we do not believe that our articles drove the decision.
But our complaints must have been considered as we raised the voice of the European consumers.
This is just the first step. It is in the right direction.
We, consumers, did not get the money we lost on “reservations” made on the Booking.com website.
But we showed that the voice of European consumers is not to be ignored even by huge companies like Booking.com.
We will continue checking on companies that behave arrogantly, like Booking.com.
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