domenica 6 luglio 2014

Italiani del Brasile

Salvador de Bahia - Marzo 2007, autobus Aeroporto, Salvador de Bahia: la signora anziana vestita di nero che parla portoghese stentato con forte accento abbruzzese sembra uscire da un film del dopoguerra italiano.
Ma la ultra settantenne con viso raggrinzito e simpático che parla con la figlia, bella signora brasiliana di mezza età, è lo specchio di questo Brasile moderno.
Per una strana combinazione l'aeroporto internazionale Luiz Eduardo Magalhães di Salvador è vicino a "Little Abruzzi" dove vive una delle maggiori comunità abruzzesi fuori d'Itália.
Febbraio 2007, Ilhéus (sud della Bahia), zona campi. L'agricoltore con la faccia piena di rughe parla con forte accento napoletano sulle difficoltà della coltivazione dei campi quest'anno. Il figlio, un simpatico mulatto risponde con accento napoletano, "C'avimma fà papà?" e prende sottobraccio la bella biondina dell'entroterra baiano.

In queste due immagini si vede la differenza tra l'emigrazione in Brasile e quella negli altri paesi del mondo. Gli italiani emigrati in Brasile, come la simpática ultrasettantenne, sono ormai brasiliani, vivono con sfiducia il rapporto con la madrepatria, che li ha dimenticati in fretta bollandoli come "poveri emigranti".
I figli degli emigranti italiani in Brasile sono parte della comunità locale. Sono brasiliani 100%, non sono italiani.

La recente polemica divampata in Italia sugli italiani del Brasile e sulla necessità di chiudere la retorica dell'emigrazione, è stata scatenata da un'altra ultrasettantenne, illustre articolista del Corriere.

E l'ironia di ciò è che il sunto della polemica è di dimenticare in fretta la figura folcloristica dell'emigrante novecentesco, partito con la classica valigia di cartone.
Ciò perchè il Brasile è cambiato, è diverso, è un Paese unitario.
E questo è verissimo, non c'è nessun Paese al mondo più integrato del Brasile.

La mescolanza di razza di lingue, di religioni, che specialmente si vede qui a Bahia, non esiste in nessun paese al mondo.
Tutto vero? Dimentichiamo gli emigranti?

Beh no, perchè sono ancora tanti, sono vivissimi, sono italiani e sono dimenticati dall' Italia .

Sapevate che moltissimi emigranti di lunga data sono in situazione di completa indigenza?
Sapevate che questi italiani che hanno sofferto tutto il possibile, sono invecchiati in terra straniera e dimenticati dai propri familiari e dalla propria patria, sono ancora molti, specie in Bahia?
Sapevate che pochissimi di loro sono registrati all'AIRE, che per l' Italia abitano ancora nel Vecchio continente, ammesso che hanno ancora il registro nel Paese d'origine?
Ma allora qual'è la ragione di questa profonda disaffezione con la madrepatria "anima e core"?

Due passi alla Casa d' Italia , ultimo bastione italiano di Salvador de Bahia, dà un immagine della situazione di abbandono in cui versa la comunità italiana.
La presenza italiana a Bahia, istituzionale e commerciale, lascia molto a desiderare.
Il consolato onorario, "ospitato" dalla Casa d' Italia , è ancora il bastione indissolubile del dubbio console onorario Pisanu. Domande circa la sua gestione finanziaria allà corte dei Conti a Roma sono ancora rimaste inevase.

Gli uffici commerciali dell'Ambasciata di Brasilia, interpellata circa attività di investimento italiana a Bahia, non risponde. Sembra di essere tornati indietro nel tempo, quando l'amministrazione pubblica italiana rispondeva a muso duro o ignorava le domande inoltrate.
Fortunatamente c'è una felice eccezione nel comportamento fine ed educato del Console di Rio de Janeiro Massimo Bellelli, che risponde sempre per tempo alle domande della stampa.
Perchè dunque la donna ultrasettantenne abruzzese dovrebbe credere nella propria patria, quando ancora oggi per un certificato la si costringe alla gogna pubblica della fila nella canicola di Salvador, fuori della Casa d' Italia ? E le altre istituzioni italiane, i partiti politici che stanno cercando di espandere la propria presenza all'estero per crescere la presenza parlamentare?
Tentativi di creare una filiale dei DS a Salvador sono stati stroncati dal diktat del segretario político del Brasile Andrea Lanzi. Qui in Brasile sembra che la ventata di riformismo dei partiti di sinistra non hà attraversato l'Atlantico ed il concetto di democrazia interna non esiste.

Peggio ancora fanno i partiti di destra italiana, che praticamente non esistono a Bahia.
E le Acli, i patronati, le altre istituzioni? Con la eccezione della UIL a Salvador non esistono, nè si prevede di crearli.
Ma perchè la comunità spagnola o portoghese a Bahia, come in altre parti del Brasile, è così forte, compatta, autoprotettrice, mentre quella italiana è disgregata nel Nordest brasiliano?

Perchè si tratta di una comunità che è partita povera, e lo è rimasta anche qui in Brasile. Mentre gli spagnoli o portoghesi dominano qualunque attività economica bahiana, gli italiani non sono importanti, con alcune notevoli eccezioni come l'ospedale São Rafael.
Gli italiani sono sperduti, diffidenti, addirittura hanno paura di registrarsi all'AIRE, (i giovani emigrati perchè temono di perdere i benefici fiscali in patria).

E allora qual'è la verità sulla "retorica dell'emigrazione italiana in Brasile"?
Probabilmente la verità sta nel mezzo.

E' vero che le nuove generazioni sono brasiliane e nemmeno parlano l'italiano (e nemmeno vogliono a volte). E' però anche vero che gli arzilli ultrasettantenni italiani di Bahia sono vivi e vegeti ed hanno lo stesso diritto di rispetto e considerazione da parte della nostra amata Patria degli ultrasettantenni di là, alcuni di loro illustri commentatori del Corriere della Sera.

Notiziario NIP - News ITALIA PRESS agenzia stampa - N° 64 - Anno XIV, 2 aprile 2007

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