giovedì 24 febbraio 2011

Italia-Libia: la sporca verità

“Caro Max tu parli del sistema Italia all’ estero per giustificare la “protezione” di Gheddafi dall’ Italia. Ma questa è solo una parte della verità. L’analisi di Sergio Romano sul Corriere della Sera è anche molto acuta, quando dice che tutti i governi italiani hanno appoggiati Gheddafi negli ultimi decenni. Ma anche questa è una parte della verità.
Tutta la verità è molto piu’ complessa”. Chi siede di fronte a me è un vecchio amico. Esperto di relazioni internazionali, esperto di finanza internazionale, Giovanni ha la faccia scavata e profonde rughe che solcano il volto. Ha l’aria di una che la sa lunga. Ma ascoltiamo cio’ che dice.

“In realtà le relazione tra l’Italai e la Libia sono di lunga data. L’Italia ha colonizzato la Libia per quasi 40 anni. Ma è stato dopo, con l’avvento di Gheddafi, che fu saldato il patto d’acciaio tra Gheddafi e l’ Italia. Il patto era il seguente: Gheddafi salvava il capitalismo italiano dagli attachi interni ed estrni e l’Italia salvava Gheddafi dagli attachi interni ed esterni.
Il patto ha sempre funzionato benissimo.
C’è molta ipocrisia sul baciamano di Berlusconi a Gheddafi. Da decenni prima Gheddafi è stato protetto militarmente dall’Italia, con forniture di ami, munizioni, invio di mercenari e anche protezione dell’ esercito italiano ed invio di informazioni riservate.
Non è stato proprio Andreotti ad ammettere che quando gli americani decisero di farla finita con Gheddafi e di bombardarlo fu proprio Bettino Craxi a telefonare a Gheddafi ed ad avvertirlo di fuggire prima del bombardamento americano. E l’ episodio di Sigonella quando Craxi salvo’ Gheddafi dai caccia americani?
L’Italia politica ha fatto molto, moltissimo per la vita politica di Gheddafi.
Ma anche Gheddafi ha fatto moltissimo per il capitalismo italiano. C’è da dire che il capitalismo italiano ha sempre avuto una rete di sicurezza in Gheddafi, questi è stato come si dice in inglese il protettore di “last resort” del capitalismo italiano.

Vedi la Fiat, che era praticamente fallita quando il fondo di investimento libico divenne il principale investitore finanziario in passato. Lo stesso dicasi per la principale banca italiana, Unicredit, che ha come principale investitore di nuovo la Libia. E la Finmeccanica, grande impresa statale, con fortissima presenza in Libia? E l’ Impregilo, con commesse milionarie in Libia? E persino la Juventus, la piu’ blasonata squadra di calcio italiana? Senza parlare delle tantissime partecipazioni libiche in imprese di medie dimensioni in Italia e Libia.

L’accordo è il seguente: tutte le volte che le grandi imprese italiane rischiano di cadere in mani straniere la Libia interviene e le “salva”. Poi quando la situazione economica migliora la Libia esce dall’azionariato. Ha sempre funzionato a meraviglia.

Gheddafi ha due caratteristiche molto nette: è pazzo da legare, è un sanguinario che sterminerebbe il proprio popolo per rimanere al potere usando anche i gas se necessario. Ma è anche molto intelligente e ha capito perfettamente come funziona il capitalismo. Sa benissimo che senza il supporto del capitalismo cadrebbe subito per questo si è circondato da pretoriani, mercenari e si fida poco del suo esercito. Sa che solo intrecciandosi con il capitalismo puo’ sopravvivere.
Ha in pugno il meglio del capitalismo italiano. E tutto questo senza parlare dell’ ENI che senza di lui affonderebbe. Non è per questo che l’ENI non manda a casa i suoi tecnici? Non ha forse paura che gli insorti invadrebbero subito i “suoi” territori?

Ma ora la situazione è cambiata. Gheddafi sta sterminando il suo popolo e il supporto è piu’ difficile da parte dell’ Italia. Fosse per i politici italiani (di destra e di sinistra in egual misura) rimarrebbe là senza problemi. Ma Gheddafi ha esagerato. Le basi militari italiane sono in posizione di massima allerta. Si dice che Gheddafi sta ricattando Berlusconi ed il capitalismo italiano. Dice che se salta lui saltano tutti. Non solo Berlusconi ma tutti i politici e le imprese italiane. Il gioco è divenuto molto pericoloso. Qualcuno già sta pensando di toglierlo di mezzo.
Il problema è che la situazione è cosi’ incerta che gli italiani hanno paura che chi viene dopo di Gheddafi non manterrà il patto con il capitalismo italiano. Già le insurrezioni nel paese stanno mettendo a repentagli i giacimenti dell’ ENI. Che succederà? Non lo sa nessuno.
Quello che è certo è che questa storia delle relazioni Italia- Libia è veramente una sporca storia”.