venerdì 20 marzo 2015

Faenza, dove l' Italia e il Brasile si abbracciano nei fiati

Sapevate che tutti gli anni a Faenza, in Romagna, si organizza un bellissimo festival italo-brasiliano con personalita' venute direttamente da Riberao Preto, interno dello stato di Sao Paulo?

Sapevate che a Faenza si esibisce uno dei migliori saxofonisti al mondo, Silvio Zalambani, sudamericano nel sangue ma romagnolo di nascita?

Sapevate che quest' anno si e' esibita Karen Stephanie,un soprano con una voce eccezionale, sicuramente di valore mondiale, di cui ne sentiremo parlare e molto in futuro?

Benvenuti nella bella Italia di provincia, forse lontano dai grandi riflettori ma sicuramente piena di qualita', cosa difficilmente da trovare nel mondo di plastica moderno.

E difficile anche per il vostro cronista, che non conosceva questa piccola ma bellissima citta' italiana di circa 60.000 abitanti.

Una citta' che ha un forte legame con il Brasile.
Infatti colui che creo' la scuola violoncellistica brasiliana e' proprio un faentino,Tommaso Babini che nel 1902 emigro' da Faenza nel Brasile ed introdusse il violoncello in Brasile, fino ad allora sconosciuto nella terra del Canevale.

Ma torniamo al festival organizzato dalla scuola di musica comunale “G. Sarti” in collaborazione con il dipartimento di Musica della Facoltà di Filosofia, Scienze e Lettere (USP) dell’Università di Ribeirão Preto in Brasile. Il festival e' stato organizzato dal coordinatore artistico della scuola, il professore Donato D’Antonio e da Silvio Zalambani, il grande sassofonista italiano.

Il nome del Festival e' “Fiato al Brasile”, ormai alla sua quarta edizione e sicuramente le performance dei vari musicisti sono state di livello mondiale. Dispiace solo di vedere che l' evento non e' stato tanto seguito dai media maggiori.
Tipico di un Italia di oggi, che valorizza le cose di dubbia qualita' che vengono dal mondo angloamericano e si dimentica di quelle di elevata qualita' che vengono dal mondo di casa nostra o dal Sudamerica.

Confesso che anche il vostro cronista non era al corrente di questa bella realta' romagnola, di una terra che e' una delle piu' dinamiche di questa Italia che sembra non sapere uscire da questa crisi senza fine che attanaglia l' Italia.
E' forse la soluzione per questa crisi potrebbe essere proprio valorizzare le forze nostre come fa la scuola di Faenza, al tempo stesso mettendo insieme I talenti nostrani e quelli stranieri, come quelli brasiliani in questo caso.

Quello che ne vien fuori e' un concerto bellissimo, come quello di domenica sera 22 febbraio a Faenza, nella splendida cornice del Museo internazionale delle ceramiche. Si perche' per chi non lo sapesse Faenza e' la capitale mondiale della ceramica ed il museo, con le sue esposizioni, rispecchia queste bellezze.

Il tema della serata era la musica corale brasiliana e si sono esibiti il Coro Sarti-Unesp-Usp & Cristina Emboaba, la Big Band Sarti Usp, Vitor Zafer e Rafael Leme.

I gruppi sono stati diretti da Josè Gustavo Julião de Camargo, un maestro come pochi in circolazione. Un tipo di una simpatia incredibile che con la sua conduzione illumina e coordina un gruppo di musicisti eccezionali.
Ma Ze' Gustavo come e' chiamato dagli amici e' anche un artista vero che suona la cosiddetta viola caipira una chitarra antichissima.

La banda di musica italo-brasiliana si esibisce in musiche brasiliane bellissime.
Un atmosfera da “C'ero anch'io” che commuove il pubblico del concerto, che comicia con un coro di voci bianche di bimbi faentini. Le voci innocenti si alzano forti nella sala gremita con le mamme che cominciano a lacrimare di felicita'.

Dopo I bimbi si sussegue un coro italo-brasiliano che intona canti di un autore brasiliano. E qui la magia bahiana si spande nella sala per le canzoni venuta da lontano.

Ma parliamo anche di alcuni altri grandi protagonisti di queste giornate italo-brasiliane.
Sabato si e' esibito uno dei protagonisti del festival, Silvio Zalambani, un musicista eccezionale piu' famoso all' estero che in Italia.

Vedere Silvio dal vivo e' uno spettacolo. Con gli occhi chiusi, concentrato ed imbevuto della sua musica, Silvio e' felice.

La musica viene da dentro, fuoriesce dal suo sax e invade la sala.
Felice e quasi paonazzo suona con intensita' e calore umano come pochi al mondo. Le altre 4 ragazze che lo accompagnano, bravissime, sono concentrate sullo spartito. Lui no. E' in un mondo suo, un mondo dove I ritmi cubani, brasiliani, argentini e sudamericani si mescolano in un unione che da calore e riscalda I cuori in questa fredda notte faentina.

Siamo tutti estasiati ad assistere questo nostro artista italiano che gia' sta partendo per un mini-tour tra argentina e brasile per mostrare la sua musica in America Latina.
Silvio e' un eclettico ed e' capace di suonare stili e tonalita' diverse con il suo sax.
E' uno spettacolo nello spettacolo vedere Silvio in azione.
In piu' Silvio ha una cultura enorme, ed e' professore al conservatorio di Trapani in Sicilia.

Conosce tutto di musica latino-americana, la storia e la cultura dei popoli del sud america perche' e' solo tramite la storia che si puo' arrivare alle radici della cultura e la musica.

Altra grande protagonista del festival e' stata Karen Stefanie, una giovane soprano con una voce incredibile.

Karen e' una ragazza tanto brava quanto modesta, combinazione difficile da trovare oggigiorno.

Karen e' capace di modellare la sua voce intorno alla musica, creando un tutt'uno che incanta il pubblico. Acuti e profondita' della voce si accompagnano ad una soavita' e leggiadria che crea un atmosfera magica.

Stiamo parlando di un talento naturale di cui sicuramente sentiremo parlare in futuro, se il mondo della musica dara' a Karen l'opportunita' di mettersi in mostra.
Che dire infine?
Il vostro cronista si e' divertito molto a questo festival.
Una combinazione tra allegria brasiliana, genuita' italiana di provincia e il tutto accompagnato da uno splendido panorama rappresentato da una citta', Faenza, bella, dinamica e allegra.

Faenza rappresenta forse una delle piu' belle cartoline postali di un Italia che si sa esprimere al meglio soprattutto dove I veri valori italiani per cui siamo conosciuti all' estero sono valorizzati, le nostre radici storico-culturali.

mercoledì 4 marzo 2015

I vecchi in Italia e in Brasile

"Caro Max tu mi chiedi una delle differenze principali tra l'Italia e Il Brasile.Ed io te la dico: i vecchi".
Chi mi siede di fronte e' un uomo vecchissimo, italo-brasiliano, che nel bar italiano di sao Paulo dove ci incontriamo mi da' lezioni di vita. Eh si perché' noi che ancora vecchi non siamo dobbiamo imparare da loro, dai vecchi che hanno fatto tanto o forse quasi tutto nella vita.

Ma torniamo al mio amico italo-brasiliano: "E' il seguente, caro Max.
In Italia i vecchi sono la maggioranza, non numerica, ma dominano qualunque tipo di attività', economica, sociale, religiosa.

La mentalità' dominante e' quella dei vecchi, i giovani sono dei piccoli vecchi in miniatura. Ma la cosa che più' mi colpisce in Italia e' la solitudine dei vecchi.

E ti dirò' una cosa, a rischio di sembrare cinico. La solitudine e' una conseguenza di un comportamento egoista per tutta la vita.

I vecchi si lamentano in Italia. Alcuni a ragione. Ma la maggior parte sono gente con le centinaia di migliaia di euro sotto il materasso. Non danno niente a nessuno. Non vogliono dar niente.
Ma se ad una fermata dell'autobus ti fermi, eccoli li' che cominciano a chiacchierare con te, diventano subito amici.

Perché'? Perché' non li vuole nessuno. E vuoi sapere come cambiano dopo aver parlato con te dei loro problemi più' intimi?
Quando parli dei tuoi problemi, di giovane senza lavoro, con una famiglia da mantenere. Chiedi loro se sanno qualcosa per aiutarti.
A quel punto i vecchi italiani diventano paonazzi, cambiano argomento, dicono che devono andare.

perché' il loro egoismo e' così' grande che vogliono prenderti l'unica cosa che hai, il tempo. Ma vogliono prenderselo gratis. Perché' non danno niente a nessuno.

Con i soldi nella borsetta vanno alle slot machine a spendere tutti i soldi.

Poi tornano a lamentarsi alle fermate degli autobus.

Ma tu, in sana coscienza, pensi che qualcuno che ha fatto qualcosa di bene nella vita rimane solo da vecchio? No caro Max non rimane. Sono soli perché' sono stati tremendamente egoisti e continuano ad esserlo fino alla morte.
Specie quelle vecchine che vanno in chiesa. Pregano dalla mattina alla sera ma non aiutano nessuno. Pensano che così' si comprano il paradiso. Sono patetiche.
In Brasile invece i vecchi sono poveri. Sono i figli che li mantengono. Non hanno niente perché' hanno speso tutto quelli che hanno guadagnato per crescere i loro figli."

Che dire?

Francamente questi vecchi italiani mi fanno pena. Non tutti sono così'.
Ma molti lo sono.
E la loro durezza di cuore e' la vera ragione della loro solitudine.