giovedì 31 luglio 2008

Periodici italiani all’ estero: dove vanno milioni di euro?

Lo so. Nel mio ultimo articolo avevo scritto che avrei terminato l’inchiesta. Tuttavia ho ricevuto una valanga di emails di colleghi giornalisti, specialisti, professori universitari, direttori e soprattutto persone semplici che mi chiedono di continuare. Ho cercato di spiegare loro che si tratta di un argomento che interessa molto ma che sono oberato di altri lavori, piu’ redditizi. Non ne hanno voluto sapere.
E allora torniamoci, solo per questa volta, sull’argomento. Teniamo presente i numeri. Le opinioni, i voli pindarici, le prese di posizione orgogliose le lasciamo agli interessati.

A noi cronisti al verde ci riserviamo solo il lavoro di rendicontazione. Un lavoro boring (da noia mortale) ma che e’ vitale per capire il livello di sprechi che colpisce questo settore, che e’ sovvenzionato da tempo dallo stato italiano.

Un piccolo calcolo: se il Fanfulla, periodico italiano all’estero che illustri specialisti del settore mi hanno detto sapere aver cessato l’esistenza da decenni, ha ricevuto, per esempio, negli ultimi 20 anni la stessa somma percepita nel 2006 (circa 50 mila euro), cio’ significa che stiamo parlando di un milione di euro.

Trattasi di una stima per difetto probabilmente. Un milione di euro che, andando ad un periodico che probabilmente non esiste da piu’ di 20 anni, grida vendetta per quella miriade di giornali e periodici, cartacei ed on-line che si mantengono solo sullo sforzo di cronisti e giornalisti da sempre cronicamente in bolletta (come il sottoscritto) e che praticamente lavorano gratis producendo, senza falsa modestia, articoli e riviste di qualita’ anche minima.

Se poi ripetiamo il calcolo per l’Eco di Basilea ne esce un altro milione di euro per gli ultimi 20 anni. E se moltiplichiamo per i periodici che producono poco e niente ma che hanno ricevuto sussidi fissi dal governo italiano solo negli ultimi due decenni, stiamo parlando di cifre che superano le decine di milioni di euro. Per cosa? Le cifre delle tirature pubblicate sono impressionanti per i primi in classifica di quelli che ricevono sussidi pubblici. Fanno invidia a giornali di buona tiratura pubblicati in Italia.
Sono veritiere? Onestamente dubitiamo fortemente di cio’. Le verifiche che dovevano essere svolte dagli organismi consolari italiani all’estero sono, anch’esse, tutte da verificare.

Lasciatemi dire una cosa: non tutti i periodici italiani all’estero sono nello stesso calderone. Ci sono alcuni di ottima qualita’, che, ironicamente, ricevono sussidi non all’altezza della loro qualita’. Ma il quadro d’insieme e’ francamente disarmante.

Insieme agli amici del boteco (bar povero) di sao Paolo, abbiamo tentato di fare un controllo minimo di questi periodici. Ci sono cose che, come diceva il mio vecchio professore di liceo, fanno ridere i polli.
Tuttavia non e’ lavoro di un cronista al verde fare un serio censimento di tali sprechi ed iniquita’. E’ lavoro di funzionari del MAE. Che gia’ sono troppo ben pagati dallo stato italiano per attendersi che cronisti squattrinati italo-brasiliani facciano il loro lavoro.

E ora si parla di aumentare la torta dei fondi pubblici. Richiesta sacrosanta visto che le cifre erogate non sono state modificate dall’inizio del millennio, quando i costi di produzione dei giornali erano molto minori.
Tuttavia se si adotta lo stesso criterio usato finora, si beneficeranno solo i soliti noti, mentre i seri professionisti non riceveranno il becco d’un quattrino.
Spero che questo articolo spieghi per i mei lettori che quanto il gruppo di Sao Paolo poteva fare l’ha fatto.
Ora la palla passa al MAE e speriamo che non ci sara’ il classico autogol in zona Cesarini. Specie perche’, per parafrasare un linguaggio calcistico, il passaggio che abbiamo fatto apriva la via al gol delle autorita’ non al loro autogol.

http://www.infodem.it/fatti.asp?id=2189

http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=22541

http://www.italiachiamaitalia.net/news/137/ARTICLE/10386/2008-08-04.html

martedì 29 luglio 2008

Nuova legge sui periodici italiani all’estero: piu’ soldi a chi?

San Paolo, boteco (bar povero) degli italiani della grande mela sudamericana.

“Pensavi di fare rumore e invece alcuni nemmeno ti pubblicano piu’ Max. La tua inchiesta sui periodici italiani all’estero non piace a molti” dice il mio amico col naso aquilino.
“Max devi renderti conto che gli sprechi colossali che riferisci accadevano con il silenzio-assenzo degli italiani in Italia, che non vogliono stare a sentire a noi italiani di fuori e che pensano di liquidarci con qualche centesimo. Il problema e’ che anche quello va ai soliti noti e a noi non arriva niente. Gli italiani all’ estero che ricevono” termina il mio amico bassetto che tradisce le origini meridionali con l’ immancabile cervejnha (birretta) gelata, “sono ammanicati con gli italiani d’Italia. Risultato loro prendono tutto.”

“Ma perche’ pensi che si parla ora di questi periodici?” grida il giovane biondino pieno di brufoli dal fundo, cronicamente al verde come freelance giornalista italiano in Brasile. “Leggi qua: e mi mostra l’articolo di una agenzia di stampa:

....Il decreto-legge 25 giugno 2008 n.112, attualmente all’esame delle commissioni Bilancio e Finanze della Camera dei Deputati contempla tra l’altro, all’articolo 44, una norma che riguarda la semplificazione e il riordino delle procedure di erogazione dei contributi all’editoria ed i cui effetti interessano anche i quotidiani italiani all’estero e, anche se più alla lontana, la stampa periodica italiana all’estero. .... Quando parla di contributi, la norma si riferisce specificatamente alla legge 7 agosto 1990, n. 250, e successive modificazioni, che riguarda i quotidiani compresi quelli editi all’estero, e alla legge 7 marzo 2001, n. 62, che si riferisce nella massima parte sempre ai quotidiani ma che, tuttavia, all’art. 3 si occupa della stampa periodica italiana all’estero solo per prevedere il raddoppio dello stanziamento ad essa destinato (da 2 a 4 miliardi di vecchie lire)....
e l’ordine del giorno proposto da Giovanni Rapanà in passato:

A tale proposito, raccomanda il seguente emendamento alla Legge 7 marzo 200l, n. 62 (Nuove norme sull'editoria e sui prodotti editoriali e modifiche alla Legge 5 agosto 1981, n. 416), Art. 3 (modalità di erogazione delle provvidenze in favore dell'editoria) Il comma 1. dell'art. 3 va cambiato come segue: "A decorrere dal 10 gennaio 2005 l'importo di 4 miliardi in lire previsto per i contributi di cui all'art.26, primo comma, della Legge 5 agosto 1981, n. 416, e successive modificazioni, è aumentato a 4 milioni di euro".

“Stanno aumentando i soldi, dopo secoli che davano una miseria ai periodi italiani all’estero” continua il biondino, “e ora i soliti noti stanno salivando per prendersi tutto come prima, solo che di piu’. Senza controlli sara’ una bella pappatoia.”

“Per questo molti non ti vogliono pubblicare Max, smettila che e’ inutile”, riprende il bassetto. “Ma le autorita’ che fanno? Grida quello col naso aquilino. “Tu pensa che Max ha mandato l’articolo a tutti quelli del MAE, tutti sanno tutto ma nessuno dice niente.”

“Max sei un ingenuo e’ agosto, ora vanno tutti al mare” grida il biondino coi brufoli “ed in piu’ i giornali italiani non pubblicano perche’ non sono interessati per solidarieta’ di casta” continua il brufolone con la rabbia tipica del freelance squattrinato.

Ed alla fine sono io Max che la faccio la figura dell’ingenuo. A questo punto, come diceva un famoso cartoon, “l’ultimo chiude la porta” e la mia inchiesta finisce qui.

Meglio finire questa cervejinha gelada prima che si riscalda. Gli animi del boteco sono gia’ troppo accesi. E, detto tra noi, la verita’ e’ che c’e’ una punta di invidia di questo gruppo di giornalisti squattrinati in Brasile che vede la possibilita’ di aprire un giornale sempre piu’ lontana, nonostante l’aumento dei fondi annunziato dal governo. Perche’ sa gia’ che, anche se arriveranno, a loro non andranno mai.

http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=22525

http://www.lsdi.it/2008/08/01/nuova-legge-sui-periodici-italiani-all%e2%80%99estero-piu%e2%80%99-soldi-a-chi/

http://liberaliperisraele.ilcannocchiale.it/post/1988218.html


lunedì 28 luglio 2008

Stampa italiana periodica all’estero: quali sono i dati veri?

San Paolo, ristorante italiano, una domenica pomeriggio di luglio.
“Ma dove credi di stare Max, in Svizzera? Qui siamo in Brasile, lo sai, ci sono sempre trucchi per gabbare le autorita’, figurati quelle italiane che controllano la stampa italiana all’estero” grida il mio amico col naso aquilino, un po’ alticcio.
“Ma che dici, in Svizzera e’ come qua in Brasile, si gabba il santo alla stessa maniera, vedi l’Eco” risponde l’altro, basso e tarchiato ma con lo stesso colorito rosso fuoco disegnato dal vino.
“La verita’ e’ che i dati della stampa periodica all’estero, che riceve sussidi dal governo italiano sono molto spesso gonfiati. Non tutta, ci sono notabili eccezioni, anche molto valide, ma la maggioranza e’ cosi’, e lo sanno benissimo in Italia” risponde un terzo dal fondo del ristorante italiano, con le immancabili foto d’epoca.
E vediamo un po’ se il mio amico ha ragione, per lo meno per quanto riguarda la Svizzera.

Ad una prima occhiata L’Eco di Basilea (o Eco Tele 7) e’ molto simile al Fanfulla di Sao Paolo (Brasile).
Tirature da fare invidia ad un giornale italiano venduto in Italia (dati a fine 2006): 1.366.500 copie il primo 1,410,000 il secondo.
E soprattutto i contributi statali: 67.061,07 euro il primo, 49.511,27 euro il secondo.

Tuttavia le similitudini non finiscono qui: tanto il primo (http://www.l-eco.ch/ )quanto il secondo (non ce l’ha proprio) non hanno un sito funzionante. E dire che con tutti i fondi pubblici ricevuti questi anni potevano farlo, come fanno tutti i giornali e le riviste al mondo.
I dubbi sul Fanfulla li abbiamo descritti in precedenza. Sull’ Eco gia’ nel novembre 2007 l’ ex- deputato Gianni FARINA diceva:
“Eppure, le testate sono ancora tante e i contributi a favore degli editori sono di 2 milioni di euro. Sono pochi? Non direi, ma male utilizzati, sicuramente.....
Per fare un esempio, L’Eco, il settimanale edito a Basilea, diretto da Emiddio Bulla, ha ricevuto dallo Stato italiano nel 2005 precisamente 72'552,05 euro (circa 120 mila franchi) per una tiratura totale di 1'371'000 copie l’anno, circa 30 mila copie la settimana. Se ai contributi diretti dall’Italia, aggiungiamo quelli indiretti, si arriva ad una somma indubbiamente considerevole. “

Non sembrano questi periodici avere una diffusione mostrata dal numero di copie pubblicato. Qui la legge italiana e’ interessante.
“I bilanci devono essere corredati da una relazione di certificazione da parte di società abilitate secondo la normativa dello Stato in cui ha sede l’impresa.
... La tiratura del quotidiano deve essere accertata mediante esibizione di fatture per l’acquisto della carta e fatture dello stampatore. Sulla tiratura dovrà essere espressa l’esplicita indicazione
dell’autorità diplomatica o consolare competente.
... Tutta la documentazione occorrente deve essere presentata in regola con le norme italiane sul bollo con relativa traduzione giurata in lingua italiana.”

Norme che sembrano rigide a sufficienza per garantire una sicurezza nell’applicazione delle regole.
Ma sono applicate alla lettera? E l’autorita’ consolare competente ha sempre dato un indicazione positiva a riguardo? E basata su che cosa?

Come si vede le domande sono molte. Il fatto e’ che da una semplice discussione ad un ristorante sorge una domanda severa che deve essere risposta dalle nostre autorita’ di governo:
“Dove vanno i soldi dati alla stampa periodica all’ estero?” e , in piu’, “I controlli sono adeguati?” Quest’ultima domanda suscita forti dubbi che non possono piu’ essere lasciati inevasi.

Con che autorita’ si tagliano fondi a destra e manca nell’area degli italiani all’estero e poi si lasciano in vita sprechi colossali come quelli descritti?
E concludiamo con le parole del mio amico col naso aquilino al ristorante:

“Quelli dell’ Eco e del Fanfulla sono solo la punta dell’iceberg. Ma se si controllano ad uno ad uno le tirature ed i fondi dati ai giornali e ai periodici italiani all’estero (come il MAE dovrebbe fare) ci sono cose da far rizzare il capelli in testa. A quando questo controllo?”

http://liberaliperisraele.ilcannocchiale.it/?TAG=mondiale

http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=22510&Itemid=29

http://www.italianosdargentina.com.ar/index.php?IdNot=17803

http://www.italiachiamaitalia.net/news/137/ARTICLE/10340/2008-07-30.html

http://www.litaliano.it/oggi.pdf

http://www.emigrazione-notizie.org/news.asp?id=5315

http://www.newsitaliapress.it/pages/dettaglio.php?id_lnk=3_143823

venerdì 25 luglio 2008

Fanfulla: la stampa italiana in Brasile

Pensavo di essere un bravo ricercatore. Probabilmente non e’ vero. Ho passato una ora su Google cercando il sito. E non l’ho trovato. E dire che il sito e’ di quelli che dovrebbero essere facili da trovare.

Il sito del principale settimanale di lingua italiana in Brasile. Che ha una tiratura (dati a fine 2006) di 1,410,000 e che soprattutto ha ricevuto 49.511,27 euro in 2006. Una enormita’ per i periodici italiani all’estero, costretti ad elemosinare euros ad un governo sempre piu’ taccagno con gli strumenti di diffusione della lingua e cultura italiana all’estero.
E’ vero che la Settimana del Fanfulla e’ un settimanale storico della comunita’ italiana di sao Paolo. Fondato nel giugno del 1893 era la voce della emigrazione italiana in Brasile.

Ma seri dubbi sul Fanfulla furono adombrati gia’ molti decenni fa. Nel sito dell’ Archivio Storico dell’ Emigrazione Italiana si legge: “Constantino Ianni, figlio di italiani radicatisi a São Paolo, commentando la notizia relativa ai 30 milioni spesi nel 1955 dall’Iri nel “tentativo di non far crollare il quotidiano in lingua italiana (sc. il Fanfulla) che si stampa in Brasile”, osservò che la presenza di questi fogli “coloniali” era in realtà dannosa, in quanto ostacolava l’integrazione.”
Ma se i dubbi erano forti all’epoca oggi sono francamente imbarazzanti. Questa enorme tiratura di quasi un milione e mezzo di unita’ dove va? Perche’ non c’e’ informazione a riguardo del Fanfulla?

La polemica sugli sprechi di fondi pubblici per la stampa italiana all’estero, che fa accendere gli animi di giornalisti italiani all’estero, sottopagati o che lavorano gratis, diventa sempre piu’ importante in tempi di vacche magre del bilancio statale.

Chi e’ che conta le copie pubblicate? Chi e’ che verifica i dati del MAE circa le pubblicazioni della stampa italiana all’estero? Perche’ si danno soldi a pioggia a giornali e riviste insignificanti mentre grossi giornali prendono una fetta enorme del totale?

Qual’e’, infine, il criterio di scelta dell’erogazione dei fundi pubblici alla stampa italiana all’estero?

Mistero. L’unica cosa certa e’ che, in questi tempi di cultura italiana sempre piu’ bistrattata in patria e all’estero, c’e’ la necessita’ che il nuovo governo faccia piena luce su come si spendono i soldi dell’editoria italiana all’estero. Senza false retoriche ed interessi di bottega. Forse non e’ vero che i fondi non ci sono. Forse solo razionalizzare l’utilizzo di quelli che ci sono sarebbe sufficiente per aiutare i meritevoli e soprattutto penalizzare gli sprechi.

Fanfulla e’ anche il nome della principale squadra di calcio di Lodi. Storica anch’essa perche creata nel 1874, prendendo il nome da Fanfulla da Lodi, uno dei 13 cavalieri italiani che sconfissero i francesi nella disfida di Barletta del 1503. Oggi milita nella Serie D girone B.
Meno male nel calcio, differentemente dalla stampa italiana all’estero, la storia non fa la classifica.

http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=22486

http://www.italianosdargentina.com.ar/index.php?IdNot=17750

http://videojournalist.blogs.it/2008/07/25/fanfulla-la-stampa-italiana-in-brasile-449927

http://www.litaliano.it/oggi.pdf

http://www.infodem.it/analisi.asp?id=2184

http://www.oriundi.net/index.php

giovedì 24 luglio 2008

Fratelli d' Italia

“Fratelli d’Italia, l’Italia s’e’ desta”, grida mio figlio quando passeggia com me in strada. Há solo 2 anni e qualche mese, non parla bene e’ nato in Brasile ma e’ italiano al 100%.
Gli piace cantare l’inno nazionale, non conosce neanche il paese d’origine ma e’ fiero di essere italiano.
Quanti di noi in Itália e all’estero siamo come lui? Pochi, molto pochi se vediamo cosa succede nelle cronache italiane e non. Alcuni piccoli grandi esempi.
Ero com um amico che si era recato al consolato di Salvador de Bahia. Lui raccontava: “Pois não?” chiedeva la funzionaria del consolato. “Come?” rispondeva il mio amico. “Pois não?” ripeteva com calma la funzionaria. “Non capisco sono italiano. Parla l’italiano?” E questa scena si ripete in moltissimi altri consolato italiani nel mondo.
Che io sappia il consolato o l’ambasciata sono território italiano. C’e’ obbligo di parlare italiano. Non sono io che devo chiedere al funzionario se parla italiano, e’ lui che há l’obbligo di farlo. Si e’ invertito l’ordine delle cose.
Ma in fondo vari responsabili dei Comitês italiani all’estero o addirittura parlamentari italiani non parlano correttamente l’italiano. Ma insomma siamo italiani o no? Se siamo in pátria dovremmo usare la nostra língua non il contrario.
Altro esempio: sono in fila al consolato italiano in Brasile. Insieme ai brasiliani. Fila única. Migliaia di persone che fanno la pratica per la cittadinanza ed io tra loro, che gia’ sono cittadino italiano. Perche’? Perche’ all’estero per l’Italia c’e’ il principio della fila única. Non c’e’ discriminazione di nazionalita’, rispondono fieri al consolato.
E perche’ questa discriminazione ai consolati inglese, americano, brasiliano etc. all’estero c’e’? Perche’ quelli del paese d’origine pagano lê tasse. E perche’ noi italiani non lê paghiamo? Si pero’ noi abbiamo vergogna a far valere i nostri diritti. La discriminazione ci dovrebbe essere ed e’ giusta. Perche’ siamo noi che manteniamo i consolati italiani non quelli che chiedono la cittadinanza. Giustissimo diritto il loro di chiederla. Ma perche’ devo essere io italiano a stare in uma fila enorme per questo?
Altro esempio: gli istituti di cultura inglese (British Council), tedesco (Goethe Institute), francese e spagnolo sono in edifici bellissimi con strutture molto valide e biblioteche aperte ad orari continuati. Non cosi’ gli istituti italiani di cultura all’estero: edifici fatiscenti, strutture precarie non sono la regola ma quasi. Senza parlare della gogna che bisogna passare per prendere in préstito um libro o um film italiano. Perche’ se gli istituti di cultura italiani ricevono fondi pubblici? E’ vero non sono tantissimi, al contrario, ma cio’ non giustifica strutture che in Sudamerica (com l’eccezione di São Paolo e poche altre) sono paragonabili a quelle locali, da sempre cronicamente al verde. Vedete la Casa d’Italia di Salvador per credere.
Forse la ragione di tutto e’ l’italica vergogna di far valere i propri diritti anche quando ci sono. Il fatto di pensare che forse non ne abbiamo diritto anche quando sappiamo che e’ vero il contrario.
Forse e’ solo il mio figlioletto che canta com orgoglio “Fratelli d’Italia”. Ne’ in pátria accade cio’. Ma tentero’, per quanto possibile, di spiegargli che il mio paese há forgiato la storia del mondo e quindi di camminare a testa alta quando si parla di esso. E a difenderlo anche contro lê stesse strutture pubbliche italiane all’estero che a volte sembrano, loro stesse, aver timore di preferire gli italiani agli stranieri.

http://liberaliperisraele.ilcannocchiale.it/post/1979766.html

http://www.litaliano.it/oggi.pdf

lunedì 21 luglio 2008

L'italiano

“Ue’ guaglio’ aro vai? Ue’ paisa’ vag a casa” i due bei ragazzini mulattini nell’interno della Bahia, Brasile comunicano tra loro in napoletano cosa fanno.
Brisbane, Austrália: in dialetto calabrese i due vecchietti raccontano la loro giornata con il calore típico del Sud Itália.
New York City, USA: i due yuppies italiani di Wall Street in Little Italy al clássico ristorante italiano. Un misto di milanese e siciliano tra due generazioni di emigrati, quelli della valigia di cartone e quelli della ventiquattrore.
Abdjan, Costa d’Avorio, África: in italiano puro i due missionari toscani discutono dei problemi delle comunita’ locali tormentate dalle guerre tribali.

Diversi punti del mondo ma un punto in comune: l’italiano ed i suoi dialetti. La língua latina piu’ parlata al mondo dopo lo spagnolo.

E qual’e’ il poema piu’ famoso della storia dell’umanita’? La Divina Commedia di Dante Alighieri, con la descrizione dell’inferno e del paradiso.

La língua italiana, cosi’ importante fuori d’Italia, cosi’ poco importante per gli italiani d’Italia, che non la difendono abbastanza. Non cosi’ per gli italiani all’estero, fieri della própria língua e delle proprie canzoni, famose in tutto il mondo (specie quelle classiche).

Ma come si e’ arrivati a questo declino, che pare inarrestabile, della valorizzazione della própria língua e dell’italianita’ stessa?

Lungi da noi voler sembrare nazionalisti o estremisti. Vogliamo pero’ solo valorizzare il patrimônio culturale che abbiamo, enorme. Forse e’ questo il problema. E’ tanto grande che non ci rendiamo conto di cio’. Fino a che non andiamo all’estero dove un misero cimelio e’ valorizzato come fosse una cosa dell’altro mondo mentre alcuni patrimoni dell’umanita’ nostrani giaciono in gattabuia negli scantinati di musei non valorizzati.

Il problema della valorizzazione della cultura italiana e’ serio ma e’ nella língua che si sente maggiormente. Parlare, esprimersi, comunicare e’ una cosa immediata.
Esempio: Il mio laptop brasiliano há um programma Word che mi corregge gli accenti e lê parole da solo. Inutile pensare di avere um programma símile in italiano qui in Brasile o in altre parti del mondo. Per lo meno con facilita’. E percio’ molto spesso i miei lettori mi criticano gli errori grammaticali che faccio. Non volutamente.

Ma forse la vera natura del problema e’ la sudditanza culturale nostrana alla cutura angloamericana, che ci fa pensare la nostra cultura di secondo piano, (molto piu’ cool quella inglese).

Irônico pensare che nella nostra storia passata lê culture straniere ci copiavano e disputavano i nostri artisti a peso d’oro. Ora siamo noi che ci nascondiamo e che ci vendiamo come internazionali. Senza pensare che il nostro vero valore aggiunto, cio’ per cui siamo veramente valorizzati all’estero, e’ la nostra italianita’, la nostra língua la nostra cultura, lê nostre bellezze, uniche al mondo.

E allora paisa’ che aspettam? Fratelli d’Italia sveglia l’Italia s’e’ desta.
Valorizziamo la nostra cultura. Non siamo taccagni a spendere uma porzione mínima del bilancio statale per la nostra cultura.

Ma prima di tutto superiamo la nostra sudditanza culturale perche’ la nostra cultura ha influenzato il mondo ed in questo mondo globalizzato, senza frontiere, essere fieri della nostra língua e cultura non e’ essere antistorici, al contrario.

Cessiamo di copiare gli altri e siamo noi stessi con la nostra língua e la nostra cultura. Chissa che forse possiamo promuovere un altro período Rinascimentale italiano e mondiale.

http://www.giornalesentire.it/2008/luglio/265/ilettoriciscrivonodimaxbono(sanpaulo).html

http://liberaliperisraele.go.ilcannocchiale.it/post/1977132.html

http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=22464

http://www.litaliano.it/oggi.pdf

http://www.lagazzettadelsudafrica.net/Articoli/2008/luglio/Art_230708_10.html

mercoledì 2 luglio 2008

Nuova preposizione articolata: la nuova politica per gli italiani nel mondo

Tanti (tantissimi) anni fa. Scuola media superiore tradizionale in Itália. Il mio professore di grammatica era vero duro.
Di ciascun brano assegnato bisognava fare l’analisi grammaticale, lógica e del período. Analizzare tutto. E bene. La piu’ difficile e lunga era l’analisi grammaticale. E c’era sempre lei. La preposizione articolata. La fusione tra preposizione semplice e l’articolo determinativo. Del e nel tra lê tante.
Il concetto del mio professore era chiaro: attenzione, sembrano uguali ma introducono concetti completamente differenti. Parole sante mio caro professore, parole sante.

Eccomi qua, dopo decenni, a leggere lê dichiarazioni del nuovo sottosegretario per gli italiani nel mondo, Alfredo Mantica. Um uomo intelligente e simpático.

E, al di la’ delle dichiarazioni che fa, mi colpisce il titolo, che si riassume cosi’: “Dagli italiani nel mondo agli italiani del mondo”.

Ed ecco che, dal profondo della memória mi ritorna allá mente la frase del mio vecchio professore di grammatica: “preposizioni articolate: , sembrano uguali ma introducono concetti completamente differenti. Non fatevi ingannare”.

Ed allora seguiamo le prudenti parole del mio professore.

Italiani nel mondo. Ovvero italiani che sono nel mondo. Nel, preposizione articolata definisce il concetto di luogo, del fatto che, pur trovandosi nello spazio “mondo” stiamo parlando di “italiani”.

Italiani del mondo. Del, preposizione articolata, definisce il concetto di appartenenza, del fatto che stiamo parlando di “italiani” che appartengono al mondo.

Differenza enorme, abissale.
I primi sono sempre italiani, dovunque e comunque. I secondi no, appartengono al mondo dove si trovano. Ai paesi dove si trovano, Brasile, Argentina, USA.
Appartengono a quelle realta’ e a quelle realta’ devono far riferimento. Non piu’ all’ Itália. E quindi la smettano di rivolgersi all’ Itália per i loro problemi. Sono italiani del mondo, non piu’ nel mondo.

E forse questa mutazione di preposizione articolata riassume la nuova política del governo per gli italiani nel mondo, pardon del mondo.

Risolvetevi i vostri problemi da soli, dove siete e nel paese di appartenenza. Non venite a piangere da noi in Itália.

Siete italiani del mondo non siete piu’ italiani nel mondo. In altre parole siete italiani dell’ Argentina, del Brasile, dell’ Austrália.

E si’, il mio vecchio professore di grammatica aveva ragione. Un cambiamento di preposizione articolata e, come d’incatesimo, muta tutto. Persino la politica per gli italiani nel mondo.

Come’e’ che nessuno se ne era accorto?

http://liberaliperisraele.ilcannocchiale.it/post/1958679.html

http://www.lagazzettadelsudafrica.net/Articoli/2008/luglio/Art_040708_5.html

http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=22299