giovedì 14 agosto 2008

Radio Citta’ Futura: la BBC in Italia a spese del contribuente italiano

Sapevate che una radio locale in Italia (Radio Citta’ Futura) riceve forti contributi pubblici come organo di partito politico? Sapevate che questa radio trasmette per alcune ore al giorno la radio BBC a Roma e Firenze? E sapevate che tutto cio’ accade alle spese del contribuente italiano?

Benvenuti nella giungla dei contributi italiani all’editoria italiana, distribuiti in maniera cosi’ generosa per gli italiani in Italia e cosi’ taccagna per gli italiani all’estero. Tanto generosi che, di fatto, finanziano l’espansione e la trasmissione di una radio straniera (la BBC) in Italia mentre non aiuta ne’ di lontano nella stessa misura le emittenti italiane e nemmeno la stampa italiana all’estero, ad eccezione del gruppo che abbiamo definito Assopigliatutto (La Repubblica).

Ma come si spiega questo mistero? Beh la cosa sembra complicata ma in realta’ e’ semplice.
Partiamo da un paradosso: lo stesso mezzo di comunicazione in Italia puo’ ricevere contributi di natura diversa a seconda della classificazione con cui presenta la domanda di contributi. E questo anche se stiamo parlando dello stesso mezzo. Non ci credete? Leggete qui per credere.

La legge italiana sembra essere molto precisa ma in realta’ e’ il contrario. Analizziamo i seguenti commi della Legge 7 agosto 1990 n.250, la legge delle “Provvidenze per l’editoria e riapertura dei termini, a favore delle imprese radiofoniche per la dichiarazione di rinuncia agli utili ....”:

1) art. 3 comma 10: “contributi per testate organi di partiti e movimenti politici che abbiano il proprio gruppo parlamentare in una della camere o rappresentanze nel parlamento europeo o siano espressione di minoranze linguistiche riconosciute ......”
Negli anni passati alcuni tra i principali giornali italiani, veramente organi di partiti politici (L’Unita’, La Padania, etc.), ricevevano i contributi.

2) art. 3 comma 2: “ contributi per quotidiani editi da cooperative di giornalisti”. E qui incontriamo il nostro amico quotidiano Area della societa’ AREA Agenzia Coop. A.R.L, che riceve sussidi per un totale di € 1 .032.913,80 nel 2006.

Beh per la verita’ sarebbe un po’ ardito chiamare AREA un quotidiano, in quanto la societa’ Area Ag. Coop. A.R.L. in Via Angelini Giovanni, 00149 Roma sembra essere la sede di Radio Citta’ Futura, una famosa radio locale romana.
E qui cominciano le ambiguita’. Infatti il contributo e’ stato erogato per un quotidiano non per una radio, prova ne sia che scorrendo la lista degli altri enti che ricevono contributi si trovano una serie di altri giornali italiani minori. Perche’ Radio Citta’ futura riceve la bellezza di piu’ di un milione di euro come contributi per quotidiani visto che si tratta di una radio? E non e’ finita qui.

Infatti ci sono altri contributi che lo stato italiano versa alle radio-politiche, organi di partito.... per imprese radiofoniche che risultano essere organi di partiti politici. E qui sorgono i primi dubbi:
perche’ non regolare i contributi per tutto cio’ che riguarda gli organi dei partiti politici in un tutt’uno, piuttosto che separatamente?
Ma la domanda maggiore riguarda la nostra amata Radio Citta’ Futura: nel 2004 ricette 366.842 euro mentre nel 2005 sono la bellezza di 1.711.388,00 euro con una crescita del 366% contro una crescita complessiva dei fondi del 25%. Cosa giustifica questo aumento esagerato dei fondi per Radio citta Futura?
Se poi si considerano i contributi diretti totali per la radio e la sua “societa’ editoriale” il totale ricevuto nel 2006 sale a 2.744.000 euro circa. Probabilmente la nostra stima e’ errata per difetto perche’ stiamo assumendo che i contributi per la “radio-politiche” ricevuti da radio Citta’ Futura nel 2006 (non pubblicati dal governo) sono uguali a quelli del 2005.
Niente male per una radio locale di Roma, per di piu’ ne’ organo di partito politico, come prescrive la legge. Ma e’ veramente cosi’?
Renato Sorace, presidente del cda di Radio Città futura ha recentemente dichiarato alla collega Laura Maragnani «La radio non è uno strumento militante ma uno spazio aperto. Diciamo che si colloca in un’area ampia del centrosinistra, siamo vicini al Pd. Ma da lì a definirci veltroniani o bettiniani...». Ma i soldi non dovevano andare solo agli organi dei partiti politici? Se il presidente di Radio Citta’ Futura fa una simile dichiarazione significa che qualcosa non quadra.
E stiamo parlando solo di contributi diretti a radio Citta’ futura.

Ma chi e’ questa radio Citta Futura?
La radio nasce negli anni 70, con l’avvento delle cosiddette “radio libere”. Siamo parlando degli anni di piombo, anni di forti rotture con il passato.
E’ buffo ricordare che quegli anni sono “figli” del 68, quando nacquero varie generazioni di “contestatori” del potere costituito. Ricordiamo una frase tipica dei sessantottini: “La fantasia al potere”. E’ buffo notare che una delle radio “libere”nate in quel periodo, Radio Citta’ futura, che dovrebbe esprimere questo concetto della fantasia al potere, esprime piuttosto il concetto: mantenersi con i soldi del potere. Ma di che potere stiamo parlando? Del potere rosso romano, quello dei salotti del potere che i leghisti tanto disprezzano, anche se al momento loro stessi siedono nelle stanze del potere di “Roma ladrona”.

I nomi li conosciamo bene e non c’è bisogno di farne l’elenco.
Tra questi Renato Sorace, classe 1961, per 10 anni Direttore dell’Agenzia di Stampa Area, è oggi anche il Presidente di Radio Città Futura, storica emittente capitolina. Secondo il sito freeonline.org “Area è un'agenzia di stampa nazionale specializzata nell'informazione radiofonica e on line. Area On Line è la divisione Internet dell'Agenzia. Produce e distribuisce news e notiziari personalizzati per siti Web.” Non pare ci sia menzione di quotidiani anche se riceve generosi contributi per questo dal governo italiano.

Ma recentemente Radio Citta’ Futura e’ diventata famosa per trasmettere nientemeno che la BBC in Italia. Per la verita’ la toda-poderosa (potentissima in portoghese) BBC che si allea ad una radio cittadina e’ qualcosa che sembra inusuale. E’ vero che Radio Citta’ futura da qualche anno trasmette la BBC anche a Firenze. Tuttavia sembra strano che lo sbarco in Italia avvenga appoggiandosi ad una radio locale, anche se rispettosissima e storica come Radio Citta’ futura.
Gli orari sono i seguenti:
03.00-07.00 BBC World Service (daily)22.00-23.00 Newshour with the BBC World Service (daily)23.00-01.00 Underground Garage with Little Steven (weekly, Sat-Sun)01.00-03.00 Underground Garage with Little Steven (weekly, Sun)

Cio’ che mi ha incuriosito e’ stato quanto la radio romana ha pagato per i servizi della BBC. Mi sono sciroppato 31 minuti e 7 secondi di presentazione dell’accordo BBC- Radio citta’ futura che, con il download da internet ci ha messo quasi un ora nonostante la mia connessione DSL. Belle parole, salamelecchi ossequiosi alle varie autorita’ di stato nazionali ed inglesi ma nessuna cifra del prezzo pagato. Non contento ho controllato il bilancio della BBC, un malloppone di quasi 7 mega ma nessun numero sull’accordo. Forse avrei dovuto dedicare piu’ tempo alla ricerca ma francamente non e’ stato possibile.
Il fatto e’ che la stessa BBC si mantiene con i sussidi del governo inglese ed e’ quindi abituata alle politiche che regolano l’erogazione di sussidi pubblici, cosa in cui Radio citta’ futura e’ maestra in Italia. Forse l’affinita’ e’ nata qui, dopo la “dura” selezione come l’ha definita l’executive della BBC.
La cosa buffa e’ che la BBC trasmette su internet e quindi si poteva ricevere lo stesso servizio gratis solo collegandosi al web. Che la comunita’ anglofona di Roma sia come un drogato in crisi di astinenza che non puo’ attendere di collegarsi su internet per ascoltare la BBC e per questo ascolti Radio Citta’ futura per questa ragione, francamente abbiamo forti dubbi a riguardo.
Tra l’altro in una intervista a Anthony Smith nel novembre 2006 il capo della programmazione di Radio Citta’ futura Marco Moretti non sembra dipingere un quadro di successo del lancio della BBC in Italia.

Cio’ che sembra essere certo e’ che i soldi dei contribuenti italiani finanziano lo sbarco della BBC in Italia. E questo in un momento in cui l’ editoria italiana all’estero e’ fortemente penalizzata da un sistema fortemente iniquo dell’assopigliatutto-La repubblica e da un grande spreco di risorse per giornali di dubbia fattura. Assistenza al web italiano all’estero neanche parlarne.

In Italia, sembra il sistema sia diverso. Mantenersi con i soldi del potere, pardon con la fantasia al potere avviene con accordi che aiutano radio locali “rosse” e straniere come la BBC, che hanno in comune, in Italia, il fatto di essere mantenuti dallo stato italiano. Sarebbe interessante verificare se la Gran Bretagna sovvenziona l’espansione in quel paese di radio italiane. E con questo dubbio vi lasciamo.

La mia fantasia al potere non e’ sovvenzionata ne’ dal governo italiano ne’ da quello inglese. Devo correre a guadagnarmi la pagnotta da solo. Spero solo che il nuovo governo cambi questo sistema dell’editoria italiana sovvenzionata che beneficia chi ha gia’ tanto e fa poco ed e’ taccagno con chi non ha molto ma fa tanto.
Avverra’?

martedì 12 agosto 2008

Stampa italiana sul web: sussidi solo per i grandi giornali

“Caro Max ma perche’ non scrivi sulla stampa italiana all’estero sul web? Non pensi sia importante?” mi chiede un mio lettore dall’Australia.
Beh, il fatto che ho lettori in Australia mi lusinga, visto che sono un semplice cronista italiano in Brasile. E’ peraltro vero che, molto modestamente, la mia inchiesta sulla stampa italiana all’estero sembra averla risvegliata da quel torpore storico in cui si trovava ed ora sembra ci si sia finalmente focalizzati sugli argomenti e soggetti giusti.
Pertanto rispondiamo al mio lettore, visto che questo argomento della stampa italiana all’estero sul web va molto di moda di questi tempi.

Mio caro lettore ma come puoi pensare che ignoro la stampa italiana all’estero sul web? Senza di essa Max Bono non esisterebbe, per il semplice fatto che il web da’ la possibilita’ a persone (come me) senza contatti nell’elite del settore giornalistico ma solo basandosi sul proprio lavoro di poter lavorare come giornalista. L’ altra faccia della medaglia del giornalismo web e’ che, anche se scrivi meglio della carta stampata ti pagano poco o niente lo stesso. Ma tralasciamo questi elementi scabrosi e vediamo di rispondere alla domanda.
E allora perche’ non ho scritto sulla stampa italiana web all’estero?
Ma mio caro lettore io ho gia’ scritto sulla stampa italiana web all’estero, anzi per la verita’ il gruppo che ho definito assopigliatutto basa tutta la sua strategia sul web e nel complesso riceve la bellezza di 9.4 milioni di euro o l’83% del totale dei grandi fondi per la stampa italiana all’estero.

L’erogazione dei contributi alla stampa italiana all’estero tramite il sistema dei cosiddetti quotidiani teletrasmessi altro non e’ che un modo per i due maggiori giornali italiani di ricevere forti contributi da parte dello stato italiano per la loro diffusione all’estero. Con la differenza che, al contrario del Corriere della Sera, il quotidiano La Repubblica ha costruito un sistema che, di fatto, monopolizza i contributi dati dal governo italiano alla stampa italiana all’estero. Come abbiamo gia’ spiegato il fatto che ci siano forti incroci di business tra i menzionati giornali del gruppo assopigliatutto determina oggettivamente una diffusione del quotidiano La Repubblica nei principali mercati anglosassoni del mondo. Il tutto basato sulla teletrasmissione che altro non e’ che la trasmissione del giornale La Repubblica tramite il web.

Cosa significa tutto cio’?

Siamo in presenza, da un punto di vista economico, di sussidi alle esportazioni dei due principali giornali italiani, con la differenza che avvengono con la seguente giustificazione: quotidiani teletrasmessi.
Il web e’ solo uno strumento per sovvenzionare questi giornali. Per la verita’ ci sembra di essere in presenza di un vero e proprio sistema ad personam perche’ (dati del 2004) non beneficia il sistema dell’informazione italiana all’estero sul web o i giornali italiani in generale, ma solo i due principali quotidiani italiani.
Con la differenza che il giornale La Repubblica, con la creazione del sistema assopigliatutto, si e’ beneficiata pienamente di tali sussidi, mentre il Corriere della Sera non ha saputo o voluto saper fare cio’.
Qual’e’ stata la ratio del legislatore nella definizione di questo sistema? Nenhuma (Nessuna) come si dice qui in Brasile. Si sono beneficiati solo i due principali giornali italiani e basta.

In un epoca in cui il panorama dell’editoria mondiale si disegna in funzione della vendita, distribuzione e creazione dell’informazione sul web, il legislatore italiano sembra essere andato controcorrente ed aver beneficiato con un generoso sistema di contributi solo la carta stampata principale italiana.

La nascita del giornalismo blog, di frontiera, di commentatori e analisti come il sottoscritto ha messo in crisi ed in ginocchio il sistema di informazione tradizionale italiano che aveva due caratteristiche fondamentali: atteggiamento eccesivamente ossequioso verso la classe politica (maggioranza e opposizione al tempo stesso), mancanza di sistematica analisi dei provvedimenti adottati, in particolare verso la stampa stessa. Ribadisco il concetto di sistematico: e’ vero che ci sono ottimi commenti di tanto in tanto sul settore, ma sono lasciati li’ e si perdono in una mancanza di organicita’ dovuta al tipico timore di perdere il proprio posto di lavoro con commenti troppo “forti” verso i potenti gruppi editoriali italiani.

Di fatto il sistema attuale di contributi alla stampa italiana all’estero ignora tutta l’informazione web, specie quella di qualita’, che si basa esclusivamente sul proprio lavoro e che avrebbe la necessita’, per continuare, di ricevere alcuni sussidi dal governo italiano: non quelli giganteschi e quasi osceni del sistema assopigliatutto ma nemmeno essere completamente ignorata dal governo italiano come attualmente.

Soprattutto perche’ il pubblico attuale legge molto di piu’ chi ha una visione critica delle cose che non chi ossequia i potenti. Con un click elimina le pagine boring (noiose) e legge quelle interessanti. Ed e’ per questo che le prime (boring) hanno la necessita’ di un sistema come quello attuale di sovvenzioni “sprecate”. Perche’ senza di esse interi giornali da un giorno all’altro sparirebbero senza lasciare traccia. Perche’ essi sopravvivono soprattutto grazie ai contributi. Basta vedere la recente storia dei principali giornali all’estero sovvenzionati dal governo italiano per verificare cio’.
Solo lo stato italiano sembra non accorgersene. O non vuole?

giovedì 7 agosto 2008

Commissariamento dell’erogazione dei contributi alla stampa italiana all’estero

“Signori fate il vostro gioco” grida il croupier e lancia la pallina nella roulette dell’erogazione dei contributi alla stampa italiana all’estero.
Ed i giocatori non se lo fanno dire due volte.
Come in uno di quei bei film del Far West dell’epoca tutti si muovono con frenesia puntando le fiches sui vari numeri. Risate sguaiate di donne di facili costumi accompagnano le puntate dei giocatori al tavolo verde dell’editoria italiana all’estero. Bari, bevitori incalliti, giocatori disperati e persone oneste sono tutte li’ a puntare le proprie fortune al tavolo.
C’e’ ne per tutti i gusti:
editori di periodici che non esistono piu’ da secoli e che ricevono contributi dallo stato italiano, mezze figure di giornalisti che elemosinano contributi basati su feullettons che sarebbe ardito chiamare giornali, persone con aspetto impettito e con le tasche bucate che tentano di mascherare i gravi buchi di bilancio con vestiti alla moda. Ci sono poi i controllari dei consolati e dei ministeri, che molto spesso non controllano niente e che pongono il visto su numeri di tirature cosi’ esagerati da far ridere i polli. Ci sono i funzionari del governo che non riempono i siti del governo neanche con la miseria di dati dei contributi alla stampa estera piu’ recenti del 2004. Come se per riempire una tabellina in Excel ci fosse bisogno di fare studi sui massimi sistemi. E dire che con la meta’ dei loro stipendi si potrebbero assumere un gruppo di studenti universitari che riempirebbero quelle tabelle molto rapidamente.
E poi ci sono (anzi ci siamo noi) persone oneste, anche noi colpevoli, forse piu’ di tutti. Si’ perche’ il fatto che la maggior parte della stampa italiana all’estero fosse (come si dice in romanesco) un grande magna-magna tutti lo sapevano. Ma che nessuno avesse fatto uno studio dei numeri (per la verita’ anch’essi poco disponibili fino a poco tempo fa) e’ grave per una categoria, quelli dei giornalisti italiani all’estero, piu’ abituata a piangersi addosso che a fornire elementi veri e propri allo stato italiano perche’ questi sganci piu’ soldi a loro stessi.
E poi c’e’ lui, il banco assopigliatutto, il vero e proprio boss del gioco dei contributi alla stampa italiana all’estero. Non staro’ qui a ripetere i numeri di cio’ ne ‘ il suo nome. Chi vuole puo’ entrare nel mio blog: http://www.maxbono.blogspot.com/ dove ci sono tutti i dettagli numerici ed i nomi dei vari interessati e soprattutto di lui, il gruppo assopigliatutto. Ripetero’ solo un numero: 83%, che corrisponde alla percentuale del totale dei grossi fondi alla stampa italiana all’estero che vanno a lui, all’assopigliatutto: 9.4 milioni su 11.3 milioni di euro. Una vera e propria situazione di quasi monopolio del tutto anomala ed antidemocratica visto che si tratta di soldi pubblici.
Si parla tanto di ridurre i fondi alla stampa italiana all’estero.
Propongo una cosa: commissariamento dell’erogazione dei contributi alla stampa italiana all’estero e sua razionalizzazione basata su principi democratici.
Si’ perche’ il principio che quasi tutto va all’assopigliatutto mentre per le briciole si scannano come lupi famelici tanti piccoli giornali e riviste e’ una cosa vergognosa. Se poi a cio’ si aggiunge che quelli che ricevono di piu’ (tra le briciole) o non esistono o producono tirature ben al di sotto di quelle pubblicate, il quadro d’insieme che ne esce e’ proprio quello da Far West.

Ma torniamo al croupier: anche questa volta e’ uscito il quattro (numero dell’assopigliatutto) e il banco vince. Francamente non sappiamo come funziona il banco ne’ lo vogliamo sapere.

Quello che ci basterebbe e’ che il governo prendesse le misure di questo settore (quello dei contributi alla stampa italiana all’estero) e facesse chiarezza una volta per tutte sui criteri di erogazione, suddividesse i fondi in maniera equa, li pubblicasse celermente e soprattutto beneficiasse quelli che la stampa italiana all’estero la fanno sul serio. Con notizie non copiate da agenzie di stampa ma autentiche tramite lavoro sul luogo.

Si’ perche’ bisogna intendersi su che cosa e’ la stampa italiana all’estero. Se si continua con la visione di portare le notizie dell’Italia alla comunita’ italiana emigrata all’estero si fanno ridere i polli (per la seconda volta). Con un click in internet si hanno notizie molto piu’ dettagliate che comprando giornali che scopiazzano notizie del giorno proprio da internet stesso.
La stampa italiana all’estero dovrebbe essere autosufficiente, fornire notizie vere sulla comunita’ italiana all’estero ad essa stessa e all’Italia, non perdersi in articoli salameccosi di ossequio ai politici di turno all’estero. E’ chiaro che cosi non vende, ne’ vendera’ mai.
Persone incartapecorite che appaiono e parlano del piu’ e del meno nei cosiddetti giornali italiani all’estero quando le comunita’ italiane all’estero hanno serissimi problemi di sopravvivenza (come in Sudamerica) e nessuno lo sa.

“Fate il vostro gioco” ripete il croupier con la faccia di chi ha gia’ visto tutto nella vita e con un sorriso di denti gialli. Tanto gia’ sa che le chiacchere dei politici e dei giornalisti di turno fanno parte del gioco.
Tanto sa che all’83% la pallina tornera’ sul 4 e il banco assopigliatutto vincera’ di nuovo. E se non ci sara’ il commissariamento dell’erogazione dei contributi alla stampa italiana all’estero il gioco continuera’ cosi’.
L’unica possibilita’ che muti e’ se gli onesti si organizzeranno e protesteranno in maniera unita. Lo faranno? Denti gialli non ci crede molto. E’ per questo che sorride.

http://liberaliperisraele.ilcannocchiale.it/post/1992662.html

mercoledì 6 agosto 2008

Assopigliatutto

Quando ero piccolo c’era un gioco di carte che mi piaceva molto. Si chiamava assopigliatutto. Era un gioco molto semplice. Nel corso del gioco le varie carte si ponevano sul tavolo, ma quando arrivava l’asso, prendeva tutte le carte del tavolo. Assopigliatutto.

Chi l’ avrebbe mai detto che, dopo alcuni decenni, sarei tornato a pensare a questo gioco, ottima metafora per la stampa italiana all’estero?

E si’ perche’ nella stampa ed editoria italiana all’estero c’e’ qualcuno che ha sempre l’asso in mano. E quando usa l’asso prende quasi tutto che c’e’ sul tavolo dei contributi alla stampa italiana all’estero.
Non ci credete? Vedete questi numeri. Se consideriamo i contributi diretti alle imprese di quotidiani editi e diffusi all'estero (A) e i contributi a quotidiani italiani teletrasmessi in Paesi diversi da quelli membri dell'Unione europea (B) vediamo che il loro totale (C) e’ dominato da un gruppo che fa capo al quotidiano La Repubblica in Italia ed ai suoi giornali “affiliati” (con i quali ha accordi di distribuzione all’estero, il Corriere Canadese, America Oggi e il Globo). Qui la difficolta’ e’ dovuta alla mancanza di dati disponibili per cui nella nostra comparazione abbiamo dati differenti: al 2006 (A) e al 2004 (B). Pertanto per fare una comparazione che ha senso assumeremo che i dati di B al 2004 siano stati tenuti costanti nel tempo fino al 2006. Se poi il governo ci fornira’ in futuro i dati veri, cio’ ci risparmiera’ questi esercizi logici necessari a fare calcoli cha abbiamo senso. In fondo i funzionari che pubblicano nei siti del governo sono sicuramente ben pagati e probabilmente non e’ assurdo attendersi da loro un piccolo sforzo e finalmente pubblicare i dati mancanti.

Ma vamos la’ con i numeri, come si dice in portoghese brasiliano.
Il totale dei contributi diretti alle imprese di quotidiani editi e diffusi all'estero (A) nel 2006 e’ 9.3 milioni di euro (di cui 8.1 del magico gruppone legato alla Repubblica con uno score dell’ 87% del totale).
Il totale dei contributi a quotidiani italiani teletrasmessi in Paesi diversi da quelli membri dell'Unione europea (B) nel 2004 e’ 2 milioni di euro di cui 1.3 al gruppo La repubblica (score del 65% del totale).
Ma in realta’ A e B devono essere considerati insieme (C) poiche’ i due businesses sono correlati tra loro, come spiegato nei miei precedenti articoli. Arriviamo quindi al totale 11.3 milioni di euro di cui 9.4 milioni al gruppo “assopigliatutto”. E qui lo score e’ quasi da monopolio: 83% del totale.

Da notare che in questo calcolo abbiamo considerato solo i grossi numeri, i soldi veri, che vanno alla editoria italiana all’estero. Infatti le altre due categorie (Contributi diretti alle pubblicazioni edite in Italia e diffuse prevalentemente all'estero e contributi diretti a giornali italiani pubblicati e diffusi all'estero) sono di entita’ minore (rispettivamente 0.6 milioni e 1.4 nel 2004) ma soprattutto si perdono in una miriade di rivoli di riviste e giornali italiani pubblicati all’estero, a volte di ottima fattura, ma il piu’ delle volte di dubbia qualita’ ed in alcuni casi di veri e propri inganni allo stato italiano.

Quindi e’ il gruppo assopigliatutto che ha in mano le vere redini della stampa italiana all’estero. Ironia della sorte e’ che la grandissima concentrazione di potere editoriale e di contributi pubblici legati al gruppo assopigliatutto e’ sicuramente anomala, soprattutto perche’ non beneficia la stampa italiana in genere ma un gruppo in specifico.
Il fatto che non ci siano legati azionari all’interno di questo gruppo e’ irrilevante poiche’ di fatto il legame e’ tanto nel business (specialmente per i giornali pubblicati all’estero con il “capogruppo”) quanto nei contributi (per tutti i membri del gruppo).

Ma l’ironia vera e’ che questo gruppo ha sempre pesantemente criticato un altro gruppo editoriale, quello legato all’ attuale Presidente del consiglio, per la concentrazione di sistema di radio-tv che detiene.

Quale che sia la concentrazione del gruppo Mediaset, ne’ di lontano si assomiglia a quella del gruppo assopigliatutto nella stampa italiana all’estero.

Della serie: chi e’ senza peccato scagli la prima pietra.

http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=22575

martedì 5 agosto 2008

Quotidiani teletrasmessi: che significa per la stampa italiana all’estero?

Confesso che ho un debole per le cose complicate. Piu’ non capisco e piu’ tento di capire. Saranno le parole del mio vecchio professore di liceo: “Caro Max, mai fermarsi alla soluzione piu’ semplice. Cercare di approfondire sempre per quanto possibile. Ma attento agli errori”.

E quindi mio caro lettore perdonami se commettero’ alcuni errori. Questa volta pero’ sono scusato. La scarsezza dei dati a disposizione e’ impressionante, visto il dettato di trasparenza che i recenti governi italiani avevano assunto. Speriamo che il nuovo governo migliori cio’.

Ed infine andiamo a tentare di sbrogliare la complicata matassa dei contributi ai giornali italiani all’estero, impresa titanica per un semplice cronista che ha a disposizione poche risorse.
Quello che tenteremo di comprendere e’ gli incroci che avvengono tra contributi a giornali italiani all’estero ed accordi con giornali nostrani.

Partiamo dall’ultimo articolo pubblicato quello delle coincidenze nei contributi per la stampa italiana all’estero. Avevamo rilevato che nel 2006 i giornali che ricevevano una fetta impressionante dei fondi pubblici (piu’ del 70 % del totale) erano concentrati in solo 3 testate e solo nei paesi anglosassoni.
Cose queste sicuramente anomale visto che le scelte di erogazione di fondi pubblici dovrebbero essere basate su principi di equita’ di distribuzione e politiche per gli italiani all’estero e non preferenze quali-quantitative solo per alcune aree (anglofone) o solo per un numero ridottissimo di testate (solo 3). Se a questo si aggiungeva che una, il Corriere Canadese, e’ di proprieta’ di una multinazionale straniera e con la possibilita’ di perdere il management italiano la situazione diveniva veramente dubbia.
Avevamo altresi’ rilevato che tutti e tre avevano accordi di distribuzione con un giornale italiano, La Repubblica, che e’ un nome a 5 stelle dell’editoria italiana.

Dopo un ulteriore analisi dei contributi pubblici abbiamo rilevato un’ altra categoria, quella dei contributi a quotidiani italiani teletrasmessi in Paesi diversi da quelli membri dell'Unione europea.
La legge del 7 marzo 2001, n. 62, art. 3 li definisce cosi’(sito della Presidenza del consiglio):
“Il contributo previsto è riservato alle imprese editrici di giornali quotidiani che abbiano attivato sistemi di teletrasmissione in facsimile delle testate edite in Paesi diversi da quelli membri dell’Unione europea. Il contributo erogabile, per un totale di euro 2.065.827,596 l’anno (2004), è determinato dal 50% dei costi annui documentati relativi all’acquisto carta, stampa e distribuzione riguardanti la diffusione delle copie delle testate teletrasmesse aventi i requisiti previsti.”
Tuttavia e’ presumibile attendersi che oggigiorno i costi della teletrasmissione sono soprattutto quelli della stampa e della connessione via internet, con cui si inviano i giornali all’estero in tempo reale.

E qui cominciano le difficolta’ per il vostro cronista. Infatti, contrariamente ai dati summenzionati (del 2006), inspiegabilmente i dati per questa seconda categoria di contributi non sono disponibili per il 2006. Questa asimmetria di dati disponibile e’ difficile da intendere visto che non deve trattarsi di un calcolo complicato. Ma tant’e’.

I primi dati disponibili sono quelli del 2004 e sono i seguenti:
1) GRUPPO EDITORIALE L’ESPRESSO S.p.A. LA REPUBBLICA 1.325.982,39 euros
2) R.C.S. QUOTIDIANI S.p.A. IL CORRIERE DELLA SERA 739.845,20 euros.

Sono dati vecchi di 4 anni e quindi non molto significativi, ad eccezione di dare un indicazione di massima. E qual’è tale indicazione?

E’ la seguente: data la difficolta’ di penetrazione di mercati esteri, il primo quotidiano menzionato si e’ presumibilmente affidato ad accordi con quotidiani di lingua italiana all’ estero che comportano la distribuzione congiunta dei due giornali (La Repubblica e l’altro giornale del paese anglofono). In questo caso i lettori trovano inserita all’interno del giornale all’estero l’edizione internazionale de “la Repubblica”.
Fin qui nulla di male. In piu’ l’edizione internazionale de “la Repubblica” e’ “teletrasmessa” e stampata a totale suo carico, come lo stesso direttore di America Oggi Andrea Mantineo ha dichiarato alla stampa nel 2002.

Il problema e’ che, con i contributi statali a quotidiani italiani teletrasmessi chi paga veramente e’ il governo italiano non il giornale menzionato. In altre parole La Repubblica riceve i contributi pubblici molto rilevanti e poi a costi molto ridotti teletrasmette e stampa i propri prodotti fuori dell’Unione Europea. E, in piu’, appoggiandosi a quotidiani loro stessi gia’ pesantemente sussidiati dallo stato italiano, che gia’ di per se’ stessi quindi producono a costi ridotti.
Non si puo’ negare che in questo modo c’ è un beneficio oggettivo per i famosi 3 giornali italiani all’estero, che hanno la possibilita’ di vendere a costo zero i propri giornali con l’edizione internazionale della Repubblica.
Ma lo stesso giornale La Repubblica si beneficia di cio’ poiche’ a costo molto basso diffonde all’estero i propri giornali e soprattutto riceve grandi contributi pubblici per questo.
Tutto cio’ appoggiandosi alla rete di distribuzione di giornali italiani all’estero che, come detto, gia’ ricevono contributi pubblici dallo stato italiano.

Se abbiamo svelato il mistero dei contributi pubblici ai grandi giornali italiani all’estero onestamente non lo so.
Ma francamente rimane il fatto che un sistema che in teoria dovrebbe beneficiare i giornali italiani all’estero per trasmettere i sentimenti e le impressioni delle nostre comunita’ all’estero, si trasforma, oggettivamente, in uno strumento per facilitare la diffusione all’estero e ricevere sostanziosi contributi pubblici per grandi giornali nazionali.

Inoltre i contributi pubblici, dall’altro lato, beneficiano un numero ridottissimo (3) di giornali italiani all’estero. E tutto cio’ quando giornali genuinamente italiani all’estero sono in una situazione di cronica penuria di fondi e dovrebbero essere aiutati dallo stato italiano per il loro lavoro svolto.

http://www.italiaenamerica.com/index.php?IdNot=17999

http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=22568

http://www.emigrazione-notizie.org/news.asp?id=5339

http://www.infodem.it/fatti.asp?id=2194

http://www.italiachiamaitalia.net/news/137/ARTICLE/10436/2008-08-07.html

domenica 3 agosto 2008

Coincidenze nei contributi per la stampa italiana all’estero

Tre su tre. Troppe coincidenze. Mi ritornano alla mente le parole del mio vecchio professore di liceo, burbero ma simpatico: “Mio caro Max quando ci sono troppe coincidenze c’e’ qualcosa che non va. Allora e’ il caso di investigare”.
E proviamo a farlo anche se l’impresa e’ mastodontica, di un modesto giornalista italiano all’estero.
Tre su tre dicevamo. E vediamole queste coincidenze. Stiamo parlando dei contributi per quotidiani editi e diffusi all’estero. Di quelli veri, i tre maggiori pagati dal governo italiano:
1) Oggi Gruppo editoriale, che produce il giornale America Oggi negli USA e che ha ricevuto contributi di 2 .582.284,50 euro nel 2006;
2) Italmedia SCRL, che produce il giornale Corriere Canadese nel Canada e che ha ricevuto contributi di 2 .892.158,64 euro nel 2006;
3) S.E.I. PTY LTD., che produce il giornale il Globo nell’ Australia e che ha ricevuto contributi di 2 .582.284,50 euro nel 2006.
Insieme la magica triade ha ricevuto circa 8 milioni di euro. Che cosa hanno in comune questi giornali italiani all’estero, oltre a ricevere i maggiori sussidi all’editoria italiana all’estero?
Tutti e tre hanno accordi di distribuzione del quotidiano La Repubblica nei loro mercati all’estero. Niente male per uno stato, quello italiano, notoriamente taccagno con i suoi giornali italiani all’estero.
Il vostro cronista non arriva a comprendere la volonta’ dei governi che hanno deciso questa politica per i giornali italiani all’estero. Troppo grande e’ il livello per lui.
Egli si limita solo a rilevare questa serie di coincidenze, i soldi e gli accordi, per gli stessi giornali.
La Repubblica e’ un eccellente giornale e probabilmente tutti i giornali italiani all’estero fanno a pugni per avere accordi di distribuzione con esso. Tuttavia rimane il fatto che chi ci riesce e’, coincidentalmente, chi riceve i contributi piu’ rilevanti dallo stato italiano.

No per favore non mi parlate di casta, parola questa che dovrebbe essere usata solo per le categorie di gruppi sociali indiani che costituiscono una gerarchia rigida in alcune società del passato. Vi ho detto gia’ che il vostro cronista non arriva a questi livelli.

E’ pero’ un fatto che, in tempi di penuria quasi cronica per la stampa italiana all’estero, la concentrazione di fondi pubblici solo ai menzionati giornali e’ gia, di per se’ sola, anomala. Se a cio’ si aggiunge la coincidenza degli accordi di distribuzione allora la cosa diviene quasi incomprensibile.
Perche’ questo?
Forse nell’afa dell’ombrellone di agosto i nostri politici e giornalisti (quelli con la lettera maiuscola) vorranno pensare alla domanda di questo modesto cronista, che e’ la stessa di una grande categoria, un po’ ignorata al momento, quella degli italiani all’estero.

http://liberaliperisraele.ilcannocchiale.it/post/1989208.html

http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=22558

http://xaviercity.blogspot.com/2008/08/coincidenze-nei-contributi-per-la.html

http://www.italiachiamaitalia.net/news/137/ARTICLE/10430/2008-08-06.html

sabato 2 agosto 2008

Corriere Canadese: il profitto grazie ai sussidi italiani

Sapevate che uno dei giornali tradizionali delle comunita’ italiane all’estero (Corriere Canadese) appartiene ad una multinazionale canadese (Multimedia Nova Corporation), recentemente a sua volta partecipata in maniera significativa dalla compagnia Torstar quotata alla borsa candese?
E sapevate che il Corriere Canadese ha ricevuto la bellezza di 2 .892.158,64 euros nel 2006 come contributi per quotidiani editi e diffusi all’estero?
E’ giusto che lo stato italiano sussidi una corporation straniera , che sicuramente non ha bisogna di cio’ per aumentare i suoi profitti?

Benvenuti nella giungla dei sussidi italiani ai giornali italiani all’estero, un argomento che abbiamo discusso varie volte in passato. Questa volta pero’ parliamo della numero1 delle imprese che ricevono i sussidi per i giornali italiani all’estero, la Italmedia Societa’ cooperativa a responsabilita’ limitata, per lo meno secondo i dati del governo italiano. Bisogna percio’ cercare di essere precisi e mi scuso in anticipo con il lettore per le eventuali imprecisioni contenute nell’articolo, data la scarsezza dei dati disponibili.

Il Corriere Canadese, secondo il sito della Multimedia Nova Corporation, ha una tiratura giornaliera di circa 30,000, il che da’ poco piu’ di undici milioni di copie vendute all’anno (ammettendo una tiratura costante durante l’anno). E’ sicuramente da chiedersi perche’ un periodico di cui abbiamo parlato in passato in Brasile (Fanfulla) che secondo dati ufficiali produce circa un milione e mezzo di copie riceve solo poco piu’ di 50,000 euro a confronto del Corriere che (come detto) per undici milione di copie riceve quasi 3 milioni di euro.
Qui le anomalie sono due: da un punto di vista matematico se un 1.5 milioni di copie danno 50.000 euro, 15 milioni dovrebbero dare 500.000 euro. Nel caso del Corriere 11 milioni di copie danno invece 3 milioni di sussidi del governo.
Non si capisce perche’ le copie del Fanfulla sono valorizzate cosi’ poco.
Forse i numeri dei giornali e periodici italiani all’estero sono davvero sinistri a vederli.

Altra anomalia: Per ogni copia prodotta lo stato italiano da 27 centesimi euro di sussidi (3 milioni di sussidi/11 milioni di copie) . Il prezzo sulla copertina del Corriere Canadese e’ 0.75 euro (o un dollaro piu’ tasse con il giornale La Repubblica). E qui la matematica deve veramente essere un opinione.
Il Corriere Canadese riceve dal governo italiano un sussidio del 36% del prezzo pagato dal consumatore. Come e’ possibile cio’?

Il Corriere Canadese e’ un giornale storico della comunita’ italiana in Canada, fondato dal famoso Dan Iannuzzi. Tuttavia e’ curioso che esso fosse posseduto dalla societa’ Italmedia Societa’ cooperativa a responsabilita’ limitata con sede in Via Flaminia 19 - int. 16, Roma. Cosi’ e’ del resto registrata con il governo italiano la societa’ che riceve i sussidi governativi.

Ora probabilmente questa era la realta’ tanti anni fa ma oggigiorno e’ completamente diversa.
Prova ne sia che esisteva un management agreement tra Italmedia e la Multimedia Nova Corporation in base al quale il management del Corriere Canadese doveva essere deciso dalla societa’ italiana Italmedia. Ora pero’ dall’ottobre 2007 la societa’ Multimedia Nova ha denunciato la validita’ di questo agreement. Vi sono voci che cio’ e’ legato alla continuazione nel ricevere sussidi dal governo italiano. La storia si trascina dallora poiche’ quasi ogni 3 mesi la Multimedia lascia aperta la possibilita’ di non denunciare l’agreement (l’ultima volta e’ avvenuto ad inizio maggio 2008) probabilmente stando alla finestra per vedere se il Corriere Canadese ricevera’ i sussidi anche quest’anno.

La domanda e’ tuttavia sempre la stessa: e’ giusto che lo stato italiano paghi i profitti di una grande corporation straniera, specialmente con i soldi che dovrebbero essere usati per i giornali genuinamente italiani all’estero (nel management come nella proprieta’)?

http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=22551

http://www.infodem.it/fatti.asp?id=2194

http://www.italiachiamaitalia.net/news/137/ARTICLE/10408/2008-08-05.html

http://www.lagenteditalia.com/Giornali/attuale.pdf

http://www.newsitaliapress.it/pages/dettaglio.php?id_lnk=3_143929