giovedì 31 gennaio 2008

Iniziative italiane all’ estero e corsi di formazione professionali: dove vanno i soldi?

Finalmente se ne parla apertamente. Lo scandalo dei fondi destinati alle iniziative e ai corsi di formazione per gli italiani all’estero e’ ufficialmente scoppiato. Era ora.

Ne abbiamo parlato varie volte su questo e altri giornali e possiamo, senza falsa modéstia, vantarci di essere dei pochissimi che l’hanno fatto in tempi non sospetti. L’atteggiamento “leggero” sull’ argomento di gran parte della stampa italiana all’estero era giustificato dalla paura di perdere i finanziamenti pubblici governativi ma adesso che il governo e’ caduto il muro di omerta’ sta cominciando ad incrinarsi.

Ce n’e’ per tutti i gusti e a tutti i livelli. La caratteristica generale e’ che si tratta di iniziative legate ad esponenti politici di governo nazionale e locale che beneficiano entita’ anche prestigiose che pero’ all’atto pratico realizzano corsi ed iniziative di dubbia validita’.

Abbiamo denunciato in passati in Sudamerica lê iniziative dell’ agenzia del Ministero del Lavoro Itália Lavoro (in Brasile) allá Câmera di Commercio di São Paolo (leggi l’Italiano dell’11 settembre http://www.litaliano.it/archivio/set11.pdf e 24 gennaio di quest’anno http://www.litaliano.it/archivio08/gen24.pdf), in Argentina i corsi di Itália Lavoro all’Universita’ di Buenos Aires (leggi l’Italiano del 18 settembre http://www.litaliano.it/archivio/set18.pdf ) ambo sponsorizzate da illustri parlamentari italiani all’ estero. Rileggendo gli articoli si rimane sconcertati sulla facilita’ di erogazione di fondi pubblici per iniziative di dubbia utilita’

Anche le regioni italiane svolgono um ruolo importante in Brasile.
Il Centro Estero per l’internazionalizzazione (ex-centro delle Camere di Commercio Piemontesi) della Regione Piemonte aveva un consulente esterno per l’America Latina, il dottor Cesare Tromellini, che organizzava le iniziative con il Brasile e quindi a Bahia. Incuriositi da ciò abbiamo cercato tracce dell’operato del Centro a Bahia, senza trovarle.
A domande circa l’operato di Tromellini, che non lavora più al Centro Estero, lo stesso aveva informato che è stato costituito da poco e non sa informare dell’operato dello stesso Tromellini. Il Centro estero ha comunicato che, in ogni caso, i fondi erano della regione Piemonte e bisogna rivolgersi a questa per vedere come venivano spesi. Vero, come è vero che la gestione dei fondi era dato, in outsourcing, al centro e più propriamente al signor Tromellini.
Rimane difficile immaginare che un ente pubblico italiano, che dovrebbe avere tutto rendicontato in termini di spese, non sappia dire le iniziative organizzate dall’illustre Tromellini in passato, in particolar modo a Bahia.

A Salvador de Bahia, l’Università Orientale di Napoli aveva organizzato, con i fondi europei, uno scambio culturale Napoli-Bahia con la università Universidade Federal da Bahia. Già in Itália erano avvenuti in Febbraio eventi simili a meta’ anno scorso ci si aspettava con ansia l’evento in terra bahiana. Giovanni Baratta (professore italiano della Fondazione Gramsci) e Naomar de Almeida, rettore dell’Ufba, erano i responsabili del progetto. Il nome del progetto è affascinante: “Transito atlântico”. Interessante notare che nell’originario progetto EU figuravano come copartecipanti istituzioni accademiche rumene (come l’universita’ di Bucharest) ma non l’UFBA di Salvador. Logicamente l’universita’ rumena non aveva nulla a che fare com il progetto ítalo-brasiliano.
Bene l’evento realizzato e’ stato di spessore a dir poco minore, per non dire residuale. Resta da chiedersi come sono stati spese i fondi EU della DG Cultura. A questa domanda la signora Maria Ursoleo che lavora côn Antonios Komopoulos Capo unità P5 - Cultura della Commissione Europea, non ha fornito alcuna risposta.

Ma ci sono altri piu’ piccoli ma anche sconcertanti per certi versi. A Itaparica, isola vicino Salvador uma ong italiana l'Associazione Valdostana Pro Infanzia Brasiliana (AVIB) di Saint-Vincent, sta ufficialmente realizzando il progetto "Costruzione di una Casa per bambini disabili nell'Isola di Itaparica (Brasile)" realizzato dalla Regione Valle d’Aosta. Ufficialmente perche siamo andati personalmente nell’isola in um nostro viaggio in Bahia. Abbiamo contattato il responsabile Cesare Lucchetti a cui abbiamo chiesto informazioni circa la sede che non esiste ne’ sulla lista telefônica ne’ in nessun luogo nell’isola di Itaparica. Non abbiamo trovato traccia dell’AVIB e abbiamo informato di cio’ Mara Ghidinelli Regione autonoma Valle d’Aosta, Presidenza della Regione, Vice Capo Gabinetto ma al momento non abbiamo avuto alcuna spiegazione a riguardo.

http://www.legnostorto.net/index.php?option=com_content&task=view&id=20657

http://www.liberaliperisraele.ilcannocchiale.it/post/1768210.html

http://www.litaliano.it/oggi.pdf

http://www.lagazzettadelsudafrica.net/Articoli/2008/Febbraio/Art_020208_5.htm

Chi e’ l’ italiano all’ estero?

Chi e’ l’ italiano all’ estero? Uma domanda semplice, eppure intrigante.
Si perche’ probabilmente si gioca intorno allá definizione esatta di questa categoria il destino della nostra Italietta, divisa in due blocchi contrapposti.

Mentre nella maggior parte delle democrazie del mondo il fallimento dell’esperienza di um governo determina la alta probabilita’ di vittoria dell’ opposizione, l ‘Itália insiste nel non partecipare in questa sana regola democrática dell’ alternanza e dare in maniera chiara la maggioranza ad una parte política. Continuando cosi’ a rimanere ingessata.
Tuttavia la recente introduzione del voto dei rappresentanti italiani all’ estero há introdotto uma novita’ che altera questa situazione facendo oscillare il pendolo democrático da una parte sola.

E’ quindi vitale analizzare il profilo dell’ elettore italiano all’estero per capire chi puo’, in definitiva, definire la prossima maggioranza di governo, specialmente al Senato.

La cosa paradossale e’ che ben pochi si sono azzardati in questa analisi e quindi hanno uma chiara idea della situazione.

E’ bene chiarire che solo italiani che vivono all’estero possono, con cognizione di causa, parlare sull’ argomento.
Ma, infine, chi e’ l’italiano che vive e lavora all’ estero?

In passato si trattava dell’emigrante che con la valigia di cartone attraversava gli oceani per trovare um lavoro. Figura fondamentale per la creazione delle comunita’ italiane all’ estero. Gli emigrati indigenti sono ancora una importante fetta delle comunita’ italiane all’estero, specie in Sudamerica.
Tuttavia parlare di italiano all’ estero solo in termini di poveri emigranti e’ riduttivo e appartiene a logiche vecchie e stereotipate.
Basta vedere che dei rappresentanti italiani eletti all’ estero quasi nessuno appartiene a questa categoria e non e’ un caso.

L’italiano all’ estero e’ cambiato. Oltre all’emigrante indigente, c’e’ il professionista, il professore universitário (solo a Salvador de Bahia, citta’ notoriamente ignorata dalla madrepatria ce ne sono molti), l’ industriale, il lavoratore di classe media.

Questo in particolare rappresenta uma fetta crescente della comunita’ ítalo-sudamericana. Ad esempio la você della comunita’ italiana all’estero si propaga sempre di piu’ tramite siti web in língua italiana all’estero mentre Raí international, per i suoi costi esorbitanti, non há quasi nessuna importanza per lê comunita’ italiane in Sudamerica.
Questa e’ forse la maggiore novita’ di queste comunita’ che si sviluppano e interagiscono tra di loro sul web aggirando i canali di informazione tradizionali e logori del passato


L’italiano all’estero si sente italiano e sudamericano (in sudamerica), há doppia cittadinanza, partecipa allá vita di entrambe lê comunita’ attivamente. Non si tratta piu’ solo dell’ emigrante ghettizzato e abbandonato.
L’errore di focalizzarsi solo su questa categoria e’ stata forse la causa del magro risultato dei politici che alle scorse elezioni si sono presentati come difensori solo degli emigrati.

Emigrato e’ un termine di cui, come italiani, dobbiamo andare fieri, ma non e’ l’único e sara’ bene che di cio’ se ne ricordino i politici alle prossime elezioni se non vogliono ripetere lê magre performance del passato.

http://www.italianosdargentina.com.ar/index.php?IdNot=14155

lunedì 28 gennaio 2008

Giu’ dalla torre i vecchi politicanti

I vecchi politicanti, ultrasettantenni, sfiduciati, governanti da una vita, si presentano sul palco in stile brezneviano. Sono li’ ingessanti sorridenti con sguardi sbiechi e con voce tremante. Vogliono il nostro voto di nuovo.

Promettono che questa volta faranno cio’ che hanno sempre promesso.
E stata colpa dell’ opposizione se non hanno potuto realizzare il loro programma, che há fatto ostruzione, che non há aiutato lê comunita’ all’estero, che ostacolano il saggio lavoro dei Patronati all’estero.

Il palco ferve le voci sono accalorate, gli occhi dei vecchi politicanti sembrano uscire fuori dalle orbite. Se non fosse per il caldo sudamericano, che impedisce l’uso dei cappotti stile-Mosca, sembrerebbe il Soviet Supremo riunito sul palco.

Siamo in Sudamerica e qui tutto e’ piu’ buffo perfino i personaggi che si presentano sul palco.
Il pubblico che li guarda sembra scettico. Dopo tutto i politicanti sono stati dal lato del Potere, quello vero, sono stati decisivi per il governo e non hanno ottenuto nulla per lê comunita’ italiane all’estero, che anzi hanno súbito um peggioramento dei servizi consolari. Lê pensioni per gli indigenti neanche a parlarne.
Ma che hanno fatto per due anni questi nostri rappresentanti? Si perche’ in due anni qualcosa devono pur aver fatto, e’ impossibile il contrario. No, non parliamo di ordini del giorno, dichiarazioni ai giornali e altre cose che fanno parte del circo della política ma fatti veri che riguardano la nostra vita di tutti i giorni di italiani all’ estero.
E’ vero che le comunita’ italiane all’ estero sono maturate, non sono piu’ quelle figure folkloristiche di una volta.
E’ vero che i nostri politicanti non se ne sono accorti e continuano a comportarsi come se fossimo in Little Italy del secolo passato.

Quasi niente questa e’ la triste risposta al quesito di sopra.

Ma che aspettiamo per “buttare giu’ dalla torre” questi politicanti?

In fondo se cambiamo potremmo migliorare, peggio di quello che’ e’ successo in questi ultimi due anni (niente) e’ impossibile.

http://liberaliperisraele.ilcannocchiale.it/post/1765539.html

http://www.italianosdargentina.com.ar/index.php?IdNot=14100

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venerdì 25 gennaio 2008

Elezioni si Pollastri no

La folla rumoreggia. “E’ caduto il governo, e’ caduto il governo, popolo italiano in Sudamerica” grida il gran cortigiano di turno, “ma non preoccupatevi perche’ lê promesse saranno mantenute, tutte lê giuste rivendicazioni del popolo italiano all’estero saranno attese ”.

“Si e’ vero quest’anno la Finanziaria non há fatto niente per voi (l’há ammesso persino um esponente della CGIL) ma questo e’ un dettaglio, non vi preoccupate.

Si e’ vero i soldi per gli italiani all’estero sono spesi prevalentemente per iniziative di formazione professionale di dubbia entita’ e valore, ma questo e’ um dettaglio, non vi preoccupate (qui in Brasile poi per la câmera di Commercio di São Paolo).

Si e’ vero gli indigenti italiani all’estero anche quest’anno non riceveranno niente ma non vi preoccupate anche questo e’ un dettaglio.

Si e’ vero l’assistenza sanitária all’estero non esiste ma non vi preoccupate anche questo e’ un dettaglio.

Si e’ vero la condizione di detenuto italiano all’estero e’ da rabbrividire ma non vi preoccupate anche questo e’ un dettaglio.

Ma in fondo non vi preoccupate perche’ cio’ che conta e’ salvare la pátria dall’opposizione che denigra il nostro paese, che nega i grandi avanzi che il paese sta compiendo, che evidenzia solo i problemi, ma cos’e’ quel cartellone?”

Ed il gran cortigiano di turno há ragione, dal fondo della itálica folla si sta alzando un grande cartellone che a caratteri cubitali espone il messaggio:
“ Italiani all’estero: ELEZIONI SI, POLLASTRI NO”, riferendosi (e’ chiaro) al messaggio del gran ciambellano ed anche a lui stesso.

http://www.italianosdargentina.com.ar/index.php?IdNot=14010

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http://www.investirenelmondo.com/sud-america/articoli/italia-elezioni-si-pollastri-no.html

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giovedì 24 gennaio 2008

Assegno per gli indigenti italiani all’estero; vero o falso?

“Allegria allegria, cari indigenti italiani all’ estero, e’ arrivata la vostra ora.
Noi manteniamo la parola data”, grida l’Illustrissimo rappresentante degli italiani all’estero nel governo, lustrandosi i baffetti che ricordano altri molto piu’ famosi del passato e di questo governo.
Si onore al governo che mantiene la parola data, grida il grande Pollastro, gran ciambellano di corte, governatore italiano in Brasile.

Ed un frêmito si sente nelle osse della massa sudicia dei miserabili italiani all’ estero, specie in Sudamerica, dove gli ultrasessantacinquenni italiani che sono ancora vivi (e si’ perche’ nel frattempo ne sono morti a migliaia nell’attesa) lanciano um sorriso con i loro denti gialli.

“Con il parere positivo della Commissione Affari sociali - spiega l’Illustrissimo - sull'assegno di solidarieta' ho dato personalmente disposizioni per una copertura delle more dell'approvazione che prevede un contributo per gli indigenti ultra essantacinquenni nati Itália.”
Questo si che e’qualcuno che fa qualcosa per noi, grida il gran ciambellano. E smettetela di credere alle bugie dell’ opposizione che si lamenta ed e’ solo distruttiva. Noi si’ che siamo attivi.

Ma chi sono questi indigenti? Grida il solito monello dai piedi scalzi nella moltitudine di miserabili.
In Brasile “gli indigenti sono calcolati in 1200 in tutto il Brasile (529 a Rio, 292 a S. Paolo, 85 a Porto Alegre, 53 a Curitiba , 12 a Recife e 4 a Brasilia)”, grida il gran ciambellano.

E dalla folla di miserabili si alza uma voce: e noi della Bahia, una delle maggiori comunita’ italiana del Brasile ignorata dal governo? Ed altri dai capelli scompigliati gridano in coro, si e noi bahiani?
E noi dello Espírito Santo, um’ altra grandíssima comunita’italiana del Brasile?
E noi del Para’ gridano altri dal fondo? E noi, e noi, e noi grida sempre piu’ forte la massa di miserabili italiani all’ estero?

L’Illustrissimo diventa paonazzo di rabbia mentre il gran ciambellano arossisce e corre da um lato all’ altro a cercare di zittire la massa.

E piu’ lontano lê masse miserabili italiane che vivono in Argentina, Venezuela, altri paesi del Sudamerica e degli altri paesi del mondo gridano sempre piu’ forte: “e noi, e noi?” Siamo italiani che l’Italia há abbandonato e costretto ad emigrare per non morire di fame in passato, siamo vecchi, che facciamo?’

I baffetti dell’ Illustrissimo sono ormai viola: próprio adesso che il voto e’ vicinissimo sti vecchi reclamano, pensa. Ci serve il loro voto se lê cose vanno male, non possiamo rischiare. Sti vecchi miserabili saranno decisivi e io devo stare qua a pregarli pensa un po’. E poi grida: Ehi, Pollastro falli stare zitti, c’e’ pure la stampa anche quella d’opposizione.

E di nuovo il bambino insolente grida: e quant’e’ questo famoso assegno?
“Ua cifra non inferiore di molto alla cifra che e' stata stabilta per l'assegno di solidarieta'
vero e proprio: 90 euro per il primo anno, 123 per il terzo”, grida l’ Illustrissimo.

E all’improvviso la folla smette di gridare urlare chiedere. Un silenzio spettrale si alza.
E poi una grandíssima, sonora risata si alza dalla massa dei miserabili italiani.

http://www.italianosdargentina.com.ar/index.php?IdNot=13981

http://liberaliperisraele.ilcannocchiale.it/post/1759160.html

http://www.litaliano.it/oggi.pdf

http://www.investirenelmondo.com/sud-america/articoli/assegno-per-gli-indigenti-italiani-all-estero-vero-o-f-2.html

mercoledì 23 gennaio 2008

Che succede alla camera di commercio italiana di San Paolo?

Febbraio 2007. In pompa magna a San Paolo del Brasile viene presentato il Progetto "Occupazione e sviluppo della comunità degli Italiani all'estero", promosso e finanziato dal Ministero del Lavoro - Direzione Generale Politiche per l'Orientamento e la Formazione. È presentato dal responsabile dello stesso, Federico Lazzarini, dirigente di Italia Lavoro, agenzia del Ministero del Lavoro. Questo progetto è portato avanti in collaborazione con la Camera di Commercio di San Paolo, presieduta dal Senatore Pollastri, perno importante dell'appoggio al governo Prodi.

Settembre 2007. Il senatore Pollastri dichiara: «L'iniziativa di Italia Lavoro in Brasile ... , di cui beneficia esclusivamente a Camera di Commercio di San Paolo non è mai esistita, evitando così una magra figura". Pollastri si riferiva alla figura che farebbe Laspro consigliere del Cgie per il Brasile, nel commentare in termini negativi per Pollastri il nostro articolo di denuncia dell’ inopportunita’ dell’iniziativa di Italia Lavoro a Sao Paolo.

20 novembre 2007. Viene firmata la convenzione a Roma, nella sede del Senato della Repubblica, tra Italia Lavoro rappresentata dal suo Amministratore delegato Natale Forlani e la Camera Italo-Brasileira de Comercio e Industria, rappresentata dal suo presidente Senatore Edoardo Pollastri. La notizia, in tono dimesso rispetto al roboante lancio di febbraio, non è pubblicata dalle agenzie di stampa, ad eccezione del sito di Italia Lavoro, che dichiara "Atto di avvio della raccolta dei fabbisogni delle aziende registrate alla Camera di Commercio".

22 novembre. Italia Lavoro e la Camera di Commercio Italo-Brasiliana di San Paolo lanciano a San Paolo, il programma ITES "Occupazione e sviluppo della comunità degli Italiani all'estero", con un programma di stage per giovani di origine italiana. Il programma promuove 40 stage per giovani discendenti di origine italiana.
Ad un primo acchito sembra che questo programma di formazione non abbia nulla a che vedere con l’originario programma di formazione di una banca dati del personale dipendente delle imprese iscritte alla camera di commercio di San Paolo, sulla cui utilità avevamo già discusso in passato. http://www.investirenelmondo.com/sud-america/articoli/italia-lavoro-in-brasile-lavoro-per-chi-2.html

Le informazioni ulteriori sono scarsissime. Le iscrizioni potevano essere fatte tra il 26 novembre ed il 21 dicembre cliccando sul sito www.italiani-estero.it, nel link Brasile.
Probabilmente non siamo molto bravi con il computer o con il sito di Italia Lavoro perchè quando clicchiamo non troviamo la pagina per fare l’iscrizione, che del resto potrebbe già essere stata eliminata (se mai è esistita).

La domanda del cronista è: chi ha fatto la magra figura, smentendo l’esistenza di un programma che poi è stato puntualmente firmato ed è in atto: un programma che per di più non sta realizzando le finalità per cui era stata firmata la convenzione principale nelle austere sale del Senato?

http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=20514&Itemid=1

http://www.litaliano.it/oggi.pdf

http://www.italianosdargentina.com.ar/index.php?IdNot=13973

http://liberaliperisraele.ilcannocchiale.it/post/1759157.html

http://www.investirenelmondo.com/sud-america/articoli/che-succede-alla-camera-di-commercio-italiana-di-san-p-2.html

martedì 8 gennaio 2008

Truth and lies about the Climate change Partnership

When I wrote my article “The big cheat on Bali press coverage of journalists of developing countries” I did not think I was going to be so popular.
In fact I did get an unusual attention and I am forced to get back to my reader to write about true and lies on this issue.

As an indipendent journalist I am proud to say that I applied for the fellowship just to be turned down for no real explanation.

As a further proof of what I wrote in my article I discovered an alteration of the web pages of the partnership just to show that my article findings were incorrect.
For instance two names have been eliminated from the list of the fellows:
1) Asheline Appleton
2) Daria Cherepanova

However it is not difficult to show how the falsification took place.
First a search in google for Asheline Appleton for instance, shows that mrs. Appleton was in the list of the fellows: www.climatemediapartnership.org/spip.php?auteur54

However you will not be able to open this page as it has been deleted. But if you click on the cache version in google you will find it.
Same story for Daria Cherepanova.

I never thought that might happen but it did. Strange thing that it happened just after the publication of my article.

Fortunately enough I saved the whole list of fellows and I can easily show that my findings were correct.

Few other things:

1) as I wrote in my article Latin American countries were excluded from the list of the coutries eligible. However Caribbean countries were not. I proved it to Mike (representative of the Parnership) and he admitted it (how could he deny it given that I had the emails from the partnership just saying that?). However he mentioned a change in the rules during the selection process. I wrote to Mike that the change was not communicated to the participants (like myself) and that shows lack of sensibility to the participants not to say lack of organization during the selection process.
2) The explanation of different findings from mine is already mentioned above. An interesting point is that Mike uses the copyright issue as an explanation of the low number of articles shown in my findings. However my calculations were based on the number of the written articles. I am sure that the copyright issue has nothing to do with the number of articles (in other words you can mention how many articles you wrote without any infringment of the copyrights for the company you work for).
3) I also noticed that Mike did not make any comment about the participation of indipendent journalists from developing countries.

I just hope that indipendent journalists from developing countries will have a say for the benefit of the countries which do suffer the most for climate changes.

A che serve oggi un consolato?

A che serve un consolato? A che serve una rappresentanza di uno stato in terra straniera? Qual è l’utilità di una presenza fisica territoriale di uno stato all’estero?In tempi di internet ad alta velocità la maggior parte delle informazioni viaggiano in rete e l’utilità della presenza fisica in un altro luogo è ridotta.
Questo è valido, tuttavia, in presenza di tre condizioni:
1) perfetta informatizzazione dei servizi pubblici,
2) inserimento delle informazioni in tempo reale da parte degli uffici competenti;
3) addestramento del pubblico utente.Chiunque conosce la pubblica amministrazione italiana, specie quella all’estero, sa benissimo che siamo anni luce dalla presenza di queste pre-condizioni.
Basti pensare che in un consolato periferico come quello di Salvador de Bahia si richiede la presenza fisica per prelevare i moduli per i certificati, dopo una estenuante attesa in un sole africano (invece che poterli comodamente scaricare da internet). Il tempo medio di attesa di un certificato (che on-line sarebbe immediatamente disponibile) è 15 giorni.
La triste situazione di Salvador de Bahia si riproduce in moltissimi altri consolati, specialmente quelli periferici.Pertanto c’è la seria necessità di potenziare questi consolati, non di ridurli.
Perché ciò avviene dunque? Per una serie di ragioni: politiche ed economiche.Politicamente la situazione odierna è paradossale: per la prima volta i cittadini italiani all’estero hanno avuto la possibilità di mandare eletti nella propria circoscrizione al Parlamento italiano. Pertanto il loro potere politico dovrebbe essere il massimo nella storia delle comunità italiane all’estero. Tuttavia è il contrario: la cronica incapacità dei rappresentanti italiani eletti nelle circoscrizioni estere di far valere il loro potere negoziale sta generando una spirale in cui le comunità italiane sono costantemente emarginate e umiliate come mai nella storia della Repubblica.Il personale del Ministero degli Esteri è demoralizzato e diffidente, ma soprattutto le comunità italiane si sentono sempre più abbandonate dalla madrepatria.In realtà la ragione vera della severa riduzione della presenza italiana all’estero
(l’Illustrissimo ci permetta ma preferiamo questa parola a restyling) è economica.
La presenza di consolati, in un mondo sempre più legato al business, è promuovere i propri affari all’estero. Gli Usa e la Gran Bretagna sono maestri in questo. Non così l’Italia. L’atteggiamento un po' da corte rinascimentale della diplomazia italiana ricorda una nobiltà decaduta da “Miseria e Nobiltà” di Eduardo de Filippo.
Non c’è un approccio di stimolo degli investimenti italiani all’estero, tranne in casi di carovane di investitori che vengono al seguito del Presidente del Consiglio.Si tratta di iniziative occasionali, molto spesso per motivi di immagine, che non producono molti effetti pratici.Ma l’aspetto peggiore di ciò è che questi interventi sono completamente slegati dalla valorizzazione della comunità italiana nel paese dove si va.In altre parole la comunità italiana all’estera, stando sul posto, ha un know-how enorme che viene completamente negletto.
Ed è forse questo che svilisce più che ogni altro le comunità italiane all’estero. Invece che essere considerate come “punto d’appoggio” in loco, sono considerate al pari di postulanti da scacciare con fastidio.Il problema fondamentale della politica estera italiana è che non c’è una politica estera italiana. Siamo ancora troppo legati a vecchie logiche ed andiamo al carro di superpotenze ed ex-tali.
Siamo oggetti piuttosto che soggetti politici. E questo anche all’interno dell'Unione Europea, dove siamo trattati da scolaretti che devono sempre fare i compiti a casa.L’uscita da ciò sarebbe valorizzare le comunità italiane all’estero con consolati forti che stimolano la crescita economica di imprese italiane in loco e della madrepatria, così facendo stimolando anche l’economia del paese ospite. Il know-how delle comunità italiane genererebbe uno scambio di informazioni e flussi economici con l’Europa, piuttosto che una eterna pretesa di aiuti economici che non vengono mai.Tutto questo sempre che l’Illustrissimo non passi dal restyling al thinnning style (supermagro) della nostra rete consolare all’estero.

http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=19376

http://liberaliperisraele.ilcannocchiale.it/post/1652398.html

http://www.investirenelmondo.com/europa/articoli/a-che-serve-oggi-un-consolato-2.html

Itália Lavoro: benefici per gli italiani all’estero?

Sapevate che una societa’ del Ministero delle Finanze, Itália Lavoro, sviluppa progetti specifici per gli italiani all’estero?
Sapevate che recentemente Itália Lavoro há intensificato la sua attivita’ a favore delle comunita’ italiane all’estero tramite uma serie di iniziative in Argentina e Brasile?
Questo significa finalmente una maggiore attenzione per gli italiani all’estero?

Beh, bisogna essere cauti a fare um’affermazione del genere. Da uma attenta analisi delle inizitive svolte da Itália Lavoro all’estero sembra che si tratta esattemente del contrario.

Itália Lavoro e’una società per azioni costituita nel 1997, totalmente partecipata dal Ministero delle Finanze e opera come una vera e propria agenzia tecnica per conto del Ministero del Lavoro italiano.

Per gli italiani all’estero Itália Lavoro sta sviluppando il progetto "Occupazione e sviluppo della comunità degli italiani all'estero”.

L’obiettivo, presentato a febbraio di quest’anno a San Paolo del Brasile presso il Circolo italiano e’ ambizioso: “Rafforzare la capacità della comunità degli italiani all'estero di produrre occupazione, nuova impresa, alta qualificazione professionale e una maggiore integrazione con il mercato del lavoro locale e italiano.” Cio’ dovrebbe avvenire tramite corsi di formazione per gli italiani in Argentina, Brasile e Uruguay.

Lê aspettative suscitate da questo programma erano elevate nella comunita’ italiana in Sudamerica. Tra le comunita’ italiane all’estero quella sudamericana era senza dubbio quella maggiormente critica verso la madrepatria ma, com questo programma veniva finalmente beneficiata da uma concreta azione di uma agenzia governativa a próprio favore. I 6 milioni di euro stanziati lasciavano sperare risultati significativi.

Salutato dalla presenza dell’amministratore delegato di Itália Lavoro, il lancio del programma in sudamerica permetteva di mostrare che il governo era seriamente interessato ad affrontare i problemi della comunita’ ítalo-sudamericana.

Tuttavia, a conti fatti, la realizzazione pratica del programma suscita forti perplessita’ circa il raggiungimento di um obiettivo credibile di miglioramento delle condizioni di questa comunita’.
Perche’?
Gia’ abbiamo illustrato in passato la realizzazione di questo programma in Brasile, che sostanzialmente beneficia la Câmera di Commercio di san Paolo.

Inoltre anche il lancio del progetto in Argentina lascia molto a desiderare.
Se infatti andiamo ad analizzare come questo si sta realizzando numerosi dubbi sorgono a riguardo.

Lo scorso 11 settembre, nell'Aula Magna della Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Buenos Aires, é stato inaugurato il primo ciclo di seminari dedicati alle "Strategie e strumenti di appoggio all'inserimento lavorativo" e "Strategie e strumenti d'appoggio alla creazione d'impresa" con una conferenza aperta al pubblico del titolo "Il mercato di lavoro in Argentina: tendenze attuali, opportunità di lavoro e creazione di imprese". Il seminário e’ organizzato da Itália Lavoro.

Requisito per la partecipazione era la appartenenza allá comunita’ ítalo-argentina.
Secondo il sito di Itália Lavoro la gratuita partecipazione e’ limitata a 50 italo-argentini.

Tuttavia per registrarsi bisognava inviare un modul, scaricabile dal próprio sito di Itália Lavoro, in cui non vi e’ la benche’ mínima menzione dell’appartenenza allá comunita’ italiana in Argentina, ne’ tantomeno qualsiasi tipo di controllo sull’appartenenza dei partecipanti a tale comunita’. L’único requisito era di riempire um modulo ed inviarlo per email ad Itália Lavoro Argentina.

Il seminário dell’11 settembre della durata di 5 ore, sara’ seguito da altre due seminari il 18 e 27 settembre della durata di 3 ore in cui si discutera’ di orientazione circa inserimento lavorativo e creazione di impresa.
Um’altro elemento che suscita grande perplessita’ e’ la bassissima diffusione nella stampa dell’evento. A parte alcune pubblicazioni online della comunita’ ítalo-argentina e dell’ambasciata italiana, l’evento non e’ per niente pubblicizzato nella stampa locale.

Data la numerosissima comunita’ italiana in Argentina, restringere la partecipazione ai seminari a solo 50 persone senza reclamizzare la realizzazione dell’evento há um effetto pressoche’ nullo in termini di benefici per tale comunita’.

Non si capisce infine il focus dei seminari.
Seminari organizzati da uma agenzia italiana su come trovare lavoro in Argentina per ítalo-argentini. Sicuramente il know-how di Itália Lavoro e’ enorme nel campo italiano non argentino. Il tutto in 11 ore divise in 3 pomeriggi. Francamente sembra um po’ poco per migliorare la condizione di vita degli ítalo-argentini.

Sembra pertanto abbastanza ardita l’affermazione di Adriana Bernardotti, coordinatrice del progetto in Argentina "il progetto ITES cerca di recuperare la ricchezza dell'associazionismo italiano creato dai nostri emigrati, che è chiamato oggi a realizzare nuovi compiti per le nuove generazioni di discendenti di italiani.”

Ricordiamo l’art. 35 della costituzione Italiana: “La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni.Cura la formazione e l'elevazione professionale dei lavoratori.
...
Riconosce la libertà di emigrazione, salvo gli obblighi stabiliti dalla legge nell'interesse generale, e tutela il lavoro italiano all'estero.”
Pertanto la tutela del lavoro italiano all’estero e’ um diritto costituzionale, non qualcosa che la comunita’ italiana all’estero deve elemosinare alla madrepatria, ne’ (peggio ancora) essere oggetto di dubbi progetti come quelle di Italia Lavoro.

http://www.litaliano.it/archivio/set18.pdf

Parenti di tutti i detenuti italiani all’ estero unitevi

Presídio di Salvador, carcere di Mata Escura, Salvador de Bahia, Brasile. Il detenuto João Fabio de Deus , incarcerato per traffico di droga ed in attesa di giudizio, e’ stato massacrato a colpi di mattone daí colleghi di cella. Testa fracassata, corpo in pezzi.
Un’ altro morto anônimo in um cárcere anônimo all’estero. Nazionalita’: brasiliano.

Era veramente colpevole? O era innocente? Non lo si sapra’ mai, ne’ importa.
Nel mondo lê carceri dei paesi in via di sviluppo fanno rabbrividire, sono l’anticamera dell’inferno. E’ uma triste realta’ di questo mondo ingiusto.

Che non ci tocca finche’ siamo seduti comodamente in poltrona assistendo il telegiornale delle 8 in tv. Ma quando nostro figlio, nostro fratello, um parente viene arrestato all’estero cadiamo nel dramma, nella piu’ nera disperazione. Inutile usare sofismi o giri di parole: il rischio per uno straniero (italiano) in carceri di paesi in via di sviluppo e’ peggio della morte.
Si’ perche’ la morte e’ solo l’ultima tappa (non certa ma nemmeno improbabile) di tutto um iter che va dalla violenza sessuale, a quella física in generale, psicológica, alle malattie terribili che si possono prendere per il contatto com persone infette in cárcere, allá mancanza dei propri cari, al contatto com realta’ culturali che possono mortificare la própria personalita’ (culture, religioni differenti) allo schiavismo in prigione nei confronti dei padrini che comandano dentro di essa.

E’ inutile illudersi perche’ questa terribile lista e’ tristemente veritiera, ed anche nelle carceri nazionali. Ma c’e’ um ma. Nelle prigioni nazionali abbiamo um contatto quasi costante con i nostri cari, possiamo com piu’ facilita’ denunciare abusi che possono avvenire. Non cosi’ all’ estero. Italiano all’estero e’(in generale) abbandonato, ma in uma prigione estera e’ perduto.

Questa prima parte del mio articolo e’ cosi’ scoraggiante da lasciare um vuoto immenso dentro del lettore che passa per queste situazioni. Ma non e’ cosi’ che bisogna reagire.

Parenti di tutti i detenuti italiani all’estero unitevi.

Smettetela di piangere, di stare in um cantuccio a disperarvi a morire dentro.
Fate um vostro sito, contatevi, fate gruppo, organizzatevi. Uscite nelle strade e nelle piazze e tutti insieme urlate la vostra rabbia e la vostra disperazione.
Fate uma grande manifestazione a Roma davanti al Parlamento. La vita dei vostri cari e’ in gioco, ed in fondo anche la vostra, visto che state morendo dentro di angustia.
Trasformate la vostra energia negativa della disperazione in energia positiva dell’ azione. Muovetevi non state fermi nell’inedia.
E soprattutto fatelo tutti insieme.
Non vi preoccupate perche’ se vi unirete i politici verranno dietro, vi corteggeranno e allá fine finalmente faranno qualcosa di reale per voi non solo parole.

lunedì 7 gennaio 2008

Provvedimenti per gli italiani all`estero: una grande risata li seppellira`

Attenzione attenzione popolo degli emigrati italiani all’estero, l’illustre Spostato elenchera’ i benefici che il governo italiano ha stanziato per voi nella redazione della Finanziaria 2008.
Non credete alle lamentele dell’opposizione, avvezza a denigrare il paziente lavoro del governo.
Non credete ai compagni che sbagliano, che invece di nascondere la testa come struzzi per salvare la pátria dal nemico oppositore fanno critiche all’operato del Prode capo del governo.
E’ vero, il provvedimento a favore degli emigrati in condizione di indigenza non c’e’ stato.
E’ vero non c’e’ stato alcun provvedimento per sanare gli indebiti pensionistici di decine di migliaia di connazionali incolpevoli.
E’ vero non c’e’ stato alcuna misura per estendere l’ulteriore detrazione ICI di 200 euro anche ai residenti all’estero.
Ma i compagni che sbagliano, i Bruzzesi di turno, che dicono che non c’e’stato nessun provvedimento a favore degli italiani all’estero, “nemmeno uno” , anche se apprezzati sindacalista della Cgil e consiglieri del Cgie, non riescono a vedere il disegno globale che il Prode governo sta realizzando.

Ohh, grida il popolino assemblato sotto la finestra dello Spostato. Questo si’ che parla bene, e’ colpa nostra che non vediamo bene lê cose, che ci facciamo suggestionare daí messaggi ingannatori dell’opposizione.

E dove lê mettiamo lo “spirito di leale e responsabile collaborazione con il Governo” dei rappresentanti degli italiani all’estero che “hanno fatto pesare le istanze dei propri elettori nelle aule parlamentari”?
Persone che si sono sacrificate per il bene della nazione, veri e propri eroi della pátria. Persone da ammirare non da criticare.
E basta com questi giudizi calcistici, dove” nonostante un risultato oggettivamente positivo, è sempre e comunque possibile mettere in discussione la squadra, criticare la scarsa spinta delle ali o la resa insufficiente degli attaccanti”.

Il popolino e’ sempre piu’ in estasi, lê parole dello Spostato sono davvero incantatrici.

Ma ad un certo punto il solito monello grida com accento irriverente:

“Ma in due parole che há fatto il Prode governo per noi di concreto? Ci há portato per lo meno um po’ di carbone per la Befana?”

Lo Spostato diventa rosso di rabbia, guarda com occhi di fuoco il bimbo.
Ed all’improvviso uma grande risata si alza dalla folla.

Di quelle che uma volta, si diceva, vi seppellira’.
http://www.italianosdargentina.com.ar/index.php?IdNot=13633

http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=20329

sabato 5 gennaio 2008

The big cheat on Bali press coverage of journalists of developing countries

Welcome to the climate change media circus, a world populated with lies, cheat and false hopes, where the hopes of an honest and fear coverage of the Bali conference by independent journalists from third world countries landed in a world of disappointment. As we know, the Bali circus is over, disappointment is big on its results.However we will not focus on its content and results, but on a slightly different issue which however grabbed the attention of international media and even good money from well-known organizations: the funding of journalists from developing countries by The Climate Media Partnership, which was supported by the UK Department for International Development (DFID), Open Society Institute, IDRC, Commonwealth Foundation and the V. Kann Rasmussen Foundation. The names above mentioned are world class ones, the purpose of the partnership was really worthwhile: to help Closing the Climate Media Divide, and in particular “to raise the skills of developing country journalists in increasing the quantity, quality and relevance of information on international climate change negotiations flowing from the UNFCCC Climate Summit to local editors, readers and audiences.”Such purposes should have made very happy independent media professionals from developing countries who are chronically lacking funds for the coverage of the environmental issues. Climate change is such an important problem that the participation of developing countries is vital to implement the Kyoto protocol. Therefore an independent coverage of those issues from local journalists would have been essential to raise awareness on these issues.Many organizations tried to help the work of journalists from developing countries but the organization which took the lead to carry out this purpose (and got good funding from the above mentioned organizations) was the Climate Media Partnership.As it is written on its web site “Internews, Panos and IIED have joined forces to support developing world journalism and perspectives from the heart of the international climate negotiations. Over 40 journalists from Asia, Africa and Latin America are participating in a climate media fellowship programme designed to improve media coverage of the Bali UN Climate Summit and climate change issues in developing countries.” The rules foresaw the exclusive participation of journalists from Asia, Africa and the Caribbean countries. The journalists who got the fellowship from the partnership would have had a gold opportunity to do the coverage of the climate change conference in Bali. Many journalists applied but were turned down. The justification was the high number of highly qualified applicants.However by looking at the journalists who were selected by the Partnership, their productivity and their provenience, the story is a completely different one. Maybe it would be worthwhile for the funders above mentioned to double check the numbers to see that the so called “partnership” at best did miss its mentioned purpose. At worst it did cheat on the participants given the numbers of exceptions to the rules defined at the selection stage, and also to the low productivity of the journalists selected.And let’s finally see the long list of exceptions:
1) first, from an ethical point of view, journalists belonging to the companies part of the partnership should have not been considered. However this was not the case: of the 50 journalists selected by the partnership 5 (10% of the total) did belong to the companies part of the partnership: 4 Internews , 1 Panos.
2) the journalists were supposed to come from Asia, Africa and the Caribbean countries. Again this rule was not respected: 5 journalists came from outside those areas of the world: 1 Brazil, 2 Europe, 1 NYC, 1 France (even a web designer).
3) Maybe the most striking aspect of the participation of the journalists selected is their productivity:11 of them did not write any article at all (22% of the total 50). 62% wrote up to 5 articles, 26% between 6 and 11 articles and 12% between 16 and 58 articles. It is interesting to notice that the 2 most productive journalists were from Indonésia and for them, supposedly there were no travel expenses.
4) The participation of indipendent journalists (not belonging to newspapers of the government or the “establishment” of developing countries) was rare.In fact it seems that the Bali participation was for most of them a well-paid holiday for well connected journalists rather than a good coverage of the climate change issues by indipendent journalists of developing countries.
Serious questions arise about:
1) how the world wants to address the problems of climate change and the awareness of developing countries if the people who do cover these issues for developing countries seem rather on holidays during such important conferences like Bali ones;
2) how the government and private organizations do allocate their funds without checking on the seriousness of the implementation of the projects financed but only to their purposes.
3) In other words it is all too nice and good say “we want to help developing countries to raise their awareness of climate change issues to help the world” if, at the end of the day, what happens is another cheat on those countries and on their independent journalists.

http://www.sustainabilitank.info/2008/01/06/max-bono-complains-about-an-astonishing-lack-of-coverage-of-the-bali-event-by-journalists-from-poor-countries/

http://www.insnet.org/ins_headlines.rxml?id=5692&photo=

http://www.planet2025news.net/ntext.rxml?id=5692

venerdì 4 gennaio 2008

Grande progetto ferroviario nel Paese dei «Pollastri»

Sapevate che in Brasile si dovrebbe realizzare “Il più grande progetto di infrastruttura ferroviaria del mondo”, um progetto da piu’ di 9 miliardi di dollari? E sapevate che la progettazione técnico-finanziaria e’ nientemeno che di uma piccola societa’ di ingegneria toscana di Terranuova Bracciolini – Arezzo?

Benvenuti nel mondo dei grandi progetti infrastrutturali italiani all’estero dove dei pigmei economici diventono giganti e dove dei giganti politici diventano pigmei in termini di risultati ottenuti.

Tutto comincia com la necessita’ di collegare meglio lê due grandi metropoli sudamericane, Rio de Janeiro e São Paolo. Dato lo stato non ottimale delle strade (anche se il tratto Rio-San Paolo e’ il migliore del Brasile) da qualche anno si era fatta strada l’idea di esportare in Sudamerica il treno ad alta velocita’. Dopo i vari incidenti aerei avvenuti in Brasile il desiderio di disporre di tale treno e’ divenuta molto maggiore e studi di fattibilita’ e progettazione sono stati presentati al Ministero dei Trasporti brasiliano. In particolare due progetti sono stati avanzati, uno dal consorzio tedesco-brasiliano Siemens-Odebrect (gruppo A)e l’altro da una piccola societa’ di progettazione italiana di nome Italplan (gruppo B).

La cosa che sicuramente impressiona, dando um rápido sguardo alle caratteristiche fonadamentali dei progetti e’ che quasi tutti i punti sono radicalmente differenti, per non dire opposti. Trattandosi di progetti concorrenti e’ presumibile attendersi differenze anche significative. Tuttavia differenze cosi’ grandi fanno sorgere seri dubbi sulla serieta’ dei progetti avanzati.

E vediamole queste differenze cosi’ enormi:
Costo del progetto. A= 6.3 milardi di dollari, B=9 milardi di dollari.
Finanziamento del progetto. A= 80% del governo brasilano, 20% privato, B=100% privato.
Numero dei passeggeri nel primo anno. A= 6.6 milioni. B= quase 32 milioni.
Costo del biglietto. A= 77 dollari. B = 60 dollari.

Per un paese cronicamente carente di mezzi finanziari come il Brasile il punto 2 presentato da Italplan era estremamente attraente. Non pagar niente per la realizzazione del progetto. Troppo bello per essere vero. Per questo il pendolo era andato nella direzione del progetto Italplan.

Tuttavia recentemente (settembre 2007) sono sorti seri dubbi sulla discrepanza cosi’ abissale dei due progetti presentati. In piu’ il Tribunale di Conta dell’Unione (TCU) há affermato che i costi finanziari stimati da Italplan erano bem al di sotto di quelli praticati in Brasile, mettendo pertanto in dubbio la validita’ del piano finanziario presentato.

A questo punto il governo brasiliano há bloccato l’approvazione del progetto, che era attesa dal consorzio italiano, ed há chiesto allá banca governativa BNDS di fare uma analisi approfondita della viabilita’ técnica ed econômica dei progetti presenati, in altre parole di verificare se i progetti presentati non avessero valutazioni eccessivamente pessimistiche o ottimistiche.

Si e’ trattato di um vero e próprio passo indietro con cocente delusione per il progetto Italplan, che aveva ricevuto in passato varie approvazioni e che sperava nella approvazione finale in tempi rapidi.

Cocente delusione anche per il senatore Pollastri che aveva presentato in maniera entusiasta il progetto, presso l’auditorium del Centro studi brasiliani dell’Ambasciata del Brasile a Roma l’8 marzo scorso.
I numeri del progetto erano stati presentati dallo stesso Pollastri, che definiva la Italplan una nota società toscana.
Il progetto prevedeva la costruzione di una nuova linea ferroviaria a doppio binario di 412 chilometri che collegherà le due città brasiliane in meno di 90 minuti per un investimento totale di 9 miliardi di dollari: “un’opera – ha affermato Pollastri - che se portata a realizzazione consentirà di far muovere circa 32 milioni di persone all’anno a una velocità di 300 chilometri orari, unendo con una nuova linea ferroviaria due tra le città più popolose, attive e turistiche del territorio brasiliano”.

Poinche’ non siamo esperti del ramo non siamo in grado di dire se la Italplan sai nota o no. Non siamo riusciti a trovare alcun progetto significativo di tale societa’. Cio’ che e’ noto e’ solo la propensione al gioco del direttore generale Massimo Geppetti, esperto di sofware professionali per il gioco del lotto (há vinto 25 000 Euro con il Lotto Megas online e in passato cercava il programma Irish Lotto).
Sara’ che Giorgio Nucci, il presidente di Italplan, e’ il Coordinatore Provinciale Sinistra DS e Segretario provinciale CGIL o si tratta di um caso di omonimia?
In piu’ i famosi investitori internazionali che avrebbero dovuto finanziare il progetto non sono mai stati nominati (si sa che che avrebbero dovuto essere coreani o italiani).

E’ vero che il progetto Italplan há ricevuto feroci critiche in Brasile. Marcus Quintella, ingegnere di trasporti e professore della prestigiosa FGV e dell’ IME, há dichiarato “ poco probabile che imprenditori privati siano disposti ad investire 9 miliardi di dollari in questa avventura, senza contropartita e sussidi del governo brasiliano, com base appena
nella fanatsiosa previsione di 32 milioni di passeggeri annuali.”. Infatti, ribadisce Quintella non ci sarebbe domanda sufficiente. Il piano “suggerisce treni partendo da Rio e san Paolo ogni 15 minuti, 14 ore al giorno, tutti i giorni dell’anno, com 797 passageri a bordo in media. Secondo il progetto presentato, cio’ corrisponderebbe ad uma frequenza diária di 55 treni in ciascuna direzione, com la spettacolare tassa di occupazione del 93%.”
Tuttavia e’ probabile che Marcus Quintella non conosca in dettaglio come funziona il meccanismo della Sace, com conseguente copertura assicurativa per lê imprese italiane coinvolte.

La domanda che viene e’ quindi la seguente: il Brasile e’ ancora il paese dei Pollastri? O forse l’Italia lo e’?
Tuttavia la risposta al primo quesito pare próprio di no visto che il progetto di Italplan e’ inciampato sull’ultimo ostacolo
http://www.litaliano.it/oggi.pdf
http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=20300
http://www.investirenelmondo.com/sud-america/articoli/brasile-grande-progetto-ferroviario-nel-paese-dei-poll-2.html
http://liberaliperisraele.ilcannocchiale.it/post/1739865.html