martedì 8 gennaio 2008

Parenti di tutti i detenuti italiani all’ estero unitevi

Presídio di Salvador, carcere di Mata Escura, Salvador de Bahia, Brasile. Il detenuto João Fabio de Deus , incarcerato per traffico di droga ed in attesa di giudizio, e’ stato massacrato a colpi di mattone daí colleghi di cella. Testa fracassata, corpo in pezzi.
Un’ altro morto anônimo in um cárcere anônimo all’estero. Nazionalita’: brasiliano.

Era veramente colpevole? O era innocente? Non lo si sapra’ mai, ne’ importa.
Nel mondo lê carceri dei paesi in via di sviluppo fanno rabbrividire, sono l’anticamera dell’inferno. E’ uma triste realta’ di questo mondo ingiusto.

Che non ci tocca finche’ siamo seduti comodamente in poltrona assistendo il telegiornale delle 8 in tv. Ma quando nostro figlio, nostro fratello, um parente viene arrestato all’estero cadiamo nel dramma, nella piu’ nera disperazione. Inutile usare sofismi o giri di parole: il rischio per uno straniero (italiano) in carceri di paesi in via di sviluppo e’ peggio della morte.
Si’ perche’ la morte e’ solo l’ultima tappa (non certa ma nemmeno improbabile) di tutto um iter che va dalla violenza sessuale, a quella física in generale, psicológica, alle malattie terribili che si possono prendere per il contatto com persone infette in cárcere, allá mancanza dei propri cari, al contatto com realta’ culturali che possono mortificare la própria personalita’ (culture, religioni differenti) allo schiavismo in prigione nei confronti dei padrini che comandano dentro di essa.

E’ inutile illudersi perche’ questa terribile lista e’ tristemente veritiera, ed anche nelle carceri nazionali. Ma c’e’ um ma. Nelle prigioni nazionali abbiamo um contatto quasi costante con i nostri cari, possiamo com piu’ facilita’ denunciare abusi che possono avvenire. Non cosi’ all’ estero. Italiano all’estero e’(in generale) abbandonato, ma in uma prigione estera e’ perduto.

Questa prima parte del mio articolo e’ cosi’ scoraggiante da lasciare um vuoto immenso dentro del lettore che passa per queste situazioni. Ma non e’ cosi’ che bisogna reagire.

Parenti di tutti i detenuti italiani all’estero unitevi.

Smettetela di piangere, di stare in um cantuccio a disperarvi a morire dentro.
Fate um vostro sito, contatevi, fate gruppo, organizzatevi. Uscite nelle strade e nelle piazze e tutti insieme urlate la vostra rabbia e la vostra disperazione.
Fate uma grande manifestazione a Roma davanti al Parlamento. La vita dei vostri cari e’ in gioco, ed in fondo anche la vostra, visto che state morendo dentro di angustia.
Trasformate la vostra energia negativa della disperazione in energia positiva dell’ azione. Muovetevi non state fermi nell’inedia.
E soprattutto fatelo tutti insieme.
Non vi preoccupate perche’ se vi unirete i politici verranno dietro, vi corteggeranno e allá fine finalmente faranno qualcosa di reale per voi non solo parole.

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