giovedì 31 luglio 2008

Periodici italiani all’ estero: dove vanno milioni di euro?

Lo so. Nel mio ultimo articolo avevo scritto che avrei terminato l’inchiesta. Tuttavia ho ricevuto una valanga di emails di colleghi giornalisti, specialisti, professori universitari, direttori e soprattutto persone semplici che mi chiedono di continuare. Ho cercato di spiegare loro che si tratta di un argomento che interessa molto ma che sono oberato di altri lavori, piu’ redditizi. Non ne hanno voluto sapere.
E allora torniamoci, solo per questa volta, sull’argomento. Teniamo presente i numeri. Le opinioni, i voli pindarici, le prese di posizione orgogliose le lasciamo agli interessati.

A noi cronisti al verde ci riserviamo solo il lavoro di rendicontazione. Un lavoro boring (da noia mortale) ma che e’ vitale per capire il livello di sprechi che colpisce questo settore, che e’ sovvenzionato da tempo dallo stato italiano.

Un piccolo calcolo: se il Fanfulla, periodico italiano all’estero che illustri specialisti del settore mi hanno detto sapere aver cessato l’esistenza da decenni, ha ricevuto, per esempio, negli ultimi 20 anni la stessa somma percepita nel 2006 (circa 50 mila euro), cio’ significa che stiamo parlando di un milione di euro.

Trattasi di una stima per difetto probabilmente. Un milione di euro che, andando ad un periodico che probabilmente non esiste da piu’ di 20 anni, grida vendetta per quella miriade di giornali e periodici, cartacei ed on-line che si mantengono solo sullo sforzo di cronisti e giornalisti da sempre cronicamente in bolletta (come il sottoscritto) e che praticamente lavorano gratis producendo, senza falsa modestia, articoli e riviste di qualita’ anche minima.

Se poi ripetiamo il calcolo per l’Eco di Basilea ne esce un altro milione di euro per gli ultimi 20 anni. E se moltiplichiamo per i periodici che producono poco e niente ma che hanno ricevuto sussidi fissi dal governo italiano solo negli ultimi due decenni, stiamo parlando di cifre che superano le decine di milioni di euro. Per cosa? Le cifre delle tirature pubblicate sono impressionanti per i primi in classifica di quelli che ricevono sussidi pubblici. Fanno invidia a giornali di buona tiratura pubblicati in Italia.
Sono veritiere? Onestamente dubitiamo fortemente di cio’. Le verifiche che dovevano essere svolte dagli organismi consolari italiani all’estero sono, anch’esse, tutte da verificare.

Lasciatemi dire una cosa: non tutti i periodici italiani all’estero sono nello stesso calderone. Ci sono alcuni di ottima qualita’, che, ironicamente, ricevono sussidi non all’altezza della loro qualita’. Ma il quadro d’insieme e’ francamente disarmante.

Insieme agli amici del boteco (bar povero) di sao Paolo, abbiamo tentato di fare un controllo minimo di questi periodici. Ci sono cose che, come diceva il mio vecchio professore di liceo, fanno ridere i polli.
Tuttavia non e’ lavoro di un cronista al verde fare un serio censimento di tali sprechi ed iniquita’. E’ lavoro di funzionari del MAE. Che gia’ sono troppo ben pagati dallo stato italiano per attendersi che cronisti squattrinati italo-brasiliani facciano il loro lavoro.

E ora si parla di aumentare la torta dei fondi pubblici. Richiesta sacrosanta visto che le cifre erogate non sono state modificate dall’inizio del millennio, quando i costi di produzione dei giornali erano molto minori.
Tuttavia se si adotta lo stesso criterio usato finora, si beneficeranno solo i soliti noti, mentre i seri professionisti non riceveranno il becco d’un quattrino.
Spero che questo articolo spieghi per i mei lettori che quanto il gruppo di Sao Paolo poteva fare l’ha fatto.
Ora la palla passa al MAE e speriamo che non ci sara’ il classico autogol in zona Cesarini. Specie perche’, per parafrasare un linguaggio calcistico, il passaggio che abbiamo fatto apriva la via al gol delle autorita’ non al loro autogol.

http://www.infodem.it/fatti.asp?id=2189

http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=22541

http://www.italiachiamaitalia.net/news/137/ARTICLE/10386/2008-08-04.html

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