“Ue’ guaglio’ aro vai? Ue’ paisa’ vag a casa” i due bei ragazzini mulattini nell’interno della Bahia, Brasile comunicano tra loro in napoletano cosa fanno.
Brisbane, Austrália: in dialetto calabrese i due vecchietti raccontano la loro giornata con il calore típico del Sud Itália.
New York City, USA: i due yuppies italiani di Wall Street in Little Italy al clássico ristorante italiano. Un misto di milanese e siciliano tra due generazioni di emigrati, quelli della valigia di cartone e quelli della ventiquattrore.
Abdjan, Costa d’Avorio, África: in italiano puro i due missionari toscani discutono dei problemi delle comunita’ locali tormentate dalle guerre tribali.
Diversi punti del mondo ma un punto in comune: l’italiano ed i suoi dialetti. La língua latina piu’ parlata al mondo dopo lo spagnolo.
E qual’e’ il poema piu’ famoso della storia dell’umanita’? La Divina Commedia di Dante Alighieri, con la descrizione dell’inferno e del paradiso.
La língua italiana, cosi’ importante fuori d’Italia, cosi’ poco importante per gli italiani d’Italia, che non la difendono abbastanza. Non cosi’ per gli italiani all’estero, fieri della própria língua e delle proprie canzoni, famose in tutto il mondo (specie quelle classiche).
Ma come si e’ arrivati a questo declino, che pare inarrestabile, della valorizzazione della própria língua e dell’italianita’ stessa?
Lungi da noi voler sembrare nazionalisti o estremisti. Vogliamo pero’ solo valorizzare il patrimônio culturale che abbiamo, enorme. Forse e’ questo il problema. E’ tanto grande che non ci rendiamo conto di cio’. Fino a che non andiamo all’estero dove un misero cimelio e’ valorizzato come fosse una cosa dell’altro mondo mentre alcuni patrimoni dell’umanita’ nostrani giaciono in gattabuia negli scantinati di musei non valorizzati.
Il problema della valorizzazione della cultura italiana e’ serio ma e’ nella língua che si sente maggiormente. Parlare, esprimersi, comunicare e’ una cosa immediata.
Esempio: Il mio laptop brasiliano há um programma Word che mi corregge gli accenti e lê parole da solo. Inutile pensare di avere um programma símile in italiano qui in Brasile o in altre parti del mondo. Per lo meno con facilita’. E percio’ molto spesso i miei lettori mi criticano gli errori grammaticali che faccio. Non volutamente.
Ma forse la vera natura del problema e’ la sudditanza culturale nostrana alla cutura angloamericana, che ci fa pensare la nostra cultura di secondo piano, (molto piu’ cool quella inglese).
Irônico pensare che nella nostra storia passata lê culture straniere ci copiavano e disputavano i nostri artisti a peso d’oro. Ora siamo noi che ci nascondiamo e che ci vendiamo come internazionali. Senza pensare che il nostro vero valore aggiunto, cio’ per cui siamo veramente valorizzati all’estero, e’ la nostra italianita’, la nostra língua la nostra cultura, lê nostre bellezze, uniche al mondo.
E allora paisa’ che aspettam? Fratelli d’Italia sveglia l’Italia s’e’ desta.
Valorizziamo la nostra cultura. Non siamo taccagni a spendere uma porzione mínima del bilancio statale per la nostra cultura.
Ma prima di tutto superiamo la nostra sudditanza culturale perche’ la nostra cultura ha influenzato il mondo ed in questo mondo globalizzato, senza frontiere, essere fieri della nostra língua e cultura non e’ essere antistorici, al contrario.
Cessiamo di copiare gli altri e siamo noi stessi con la nostra língua e la nostra cultura. Chissa che forse possiamo promuovere un altro período Rinascimentale italiano e mondiale.
http://www.giornalesentire.it/2008/luglio/265/ilettoriciscrivonodimaxbono(sanpaulo).html
http://liberaliperisraele.go.ilcannocchiale.it/post/1977132.html
http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=22464
http://www.litaliano.it/oggi.pdf
http://www.lagazzettadelsudafrica.net/Articoli/2008/luglio/Art_230708_10.html
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