mercoledì 3 gennaio 2024

Le pareti urlanti del manicomio di Maggiano

“Nel periodo di massima capienza c’erano 1800 persone. Era una comunità.” Mi spiega gentilmente la guida.

Siamo a Maggiano vicino Lucca. Avevo concordato con il direttore di visitare l’ex manicomio di Maggiano ma ho dovuto rimandare molte volte per lavoro. .

Oggi finalmente sono potuto venire. E finalmente ho visitato l’ex manicomio. Una visita lampo, 15 minuti. Ma sono bastati per vedere le cose importanti dell’ex manicomio. .

Bisogna dire che si trova in condizioni molto fatiscenti. L’amministrazione comunale dovrebbe supportare il restauro. Ma tant’è. Siamo in Italia e come si sa la valorizzazione della nostra storia non è il pezzo forte, specie se si tratta di veri e propri monumenti dimenticati. .

Ma non dovrebbe essere così specie a Maggiano. Dopo aver visitato l’ex manicomio ho avuto una forte magone. Una cosa simile, anche se molto maggiore, l’ho avuta quando ho visitato Auschwitz in Polonia. .

Maggiano è però diversa. In prima luogo ci si arriva da Lucca in maniera quasi anonima tramite una strada tortuosa. Si trattava di una strada di campagna che nel fine 700 portava ad un antico monastero. Poi questi fu convertito nell’ “ospedale dei pazzi”. .

Un ospedale per tutta la regione che da Lucca arrivava fino a Massa. .

Chiudo gli occhi e vedo la triste scena. .

Il contadino, ma anche il nobile, arrivava al posto quasi sconosciuto nel mezzo delle campagne lucchesi. Una strada secondaria lo portava in cima all’antico monastero. Qui consegnava il “pazzo” alle suore che gestivano l’ospedale. Un rapido abbraccio e via. Abbandonato o abbandonata per sempre lì. Libero dalla sua presenza ingombrante che aveva sempre causato imbarazzo. .

Ora era finita. Ma cominciava per lui o per lei una nuova vita. Una vita fatta di sottomissione totale alle suore che gestivano il posto con mano di ferro. .

Inutile farsi illusione nell’Ottocento i pazzi non avevano diritti. Si poteva fare di loro quel che si voleva. Bagni di acqua caldissima e freddissima per farli “rinsavire”. E con il tempo la voce si spargeva. Una comunità vera e propria, un paese cresceva. I pazzi dovevano lavorare per sostentarsi. .

Chissà quali privazioni, quali sottomissioni dovevano subire. E li’ vivevano lontano dagli occhi di tutti. .

Poi con il Novecento le cose si evolverono. Gli shock elettrici vennero usati. E poi si usò un trattamento piu’ umano. Tobino prese in mano l’ospedale e le cose migliorarono. .

Ma nonostante la legge aboli’ gli ospedali psichiatrici nel 1978, i pazzi non avevano dove andare e rimasero lì fino al 1999. 21 anni. Troppi. Ma questa è la realtà. .

Che dire? A Maggiano c’è poco da vedere. Ma bisogna andare. Per non dimenticare. .

Perché? .

Perché le pareti originali sembrano avere incorporato le sofferenze dei poveri malati di mente che per oltre 200 anni sono stati lì. .

Le pareti sembrano urlare. Urla di dolore, di incomprensione, di sofferenze. .

Le pareti spoglie, dure, sembrano aver assorbito tutti i mali che sono stati commessi nell’ospedale di Maggiano. .

Non mentono, non raccontano storie “buone” di miglioramenti che non ci sono mai stati stati. .

Dicono solo la verità. .

“Qui dentro chi è stato lasciato, chi è stato portato, chi è stato abbandonato, è ancora qui. Non credete di esservi liberati di lui o di lei. .

Il vostro egoismo non li ha annientati. Le loro anime vagano ancora qui mentre voi che li avete portati siete morti. .

L’unica maniera di lasciar andare queste anime abbandonate è di venire a vedere le loro sofferenze. Solo così queste persone avranno la riabilitazione che meritano e potranno finalmente andare in pace”.

2 commenti:

robygiovannini.documentarista ha detto...

Veramente bello! Sembra di esserci. Bravo Max! Grazie

Anonimo ha detto...

Max Bono e' un:uomo colto,sensibile e con esperienze di vita importanti .Tutto questo esce prepotentemente dai suoi scritti che fanno rivivere le sensazioni e le esperienze vivide che lui ci racconta..Grazie