Sono andato a Torino per la Sindone. Come tutti eri incuriosito di vedere il panno che avvolse Gesu'.
Così dicono. Per la verità' ho sempre avuto dei dubbi che un panno sopravvivesse 2000 anni per arrivare fino a noi.
Mi chiedevo: Com'e' possibile che un panno si mantiene intatto e non si deperisce dopo tutto questo tempo? Sara' vero? Non so.
Comunque la curiosità' mi ha spinto a vedere il panno.
Come giornalista ho avuto accesso alla sindone rapidamente, senza la fila. Sono entrato in una sala buia. Non si vedeva niente.
E la guida mi ha portato davanti a un vetro e mi ha detto: "Eccola". Ho alzato gli occhi e ho detto:
"Cosa?" "La Sindone" ha risposto.
E io vedendo il panno bianco ho detto" : "Ma non vedo niente".
La voce registrata nel frattempo ci ha invitato a pregare. L'ho fatto. Era finito il turno e le persone sono uscite. Ma io non vedevo niente. Vedevo solo un panno bianco illuminato nel buio totale.
Ho chiesto alla guida:"Ma dov'e' l'immagine non vedo niente". E la guida "Vedi quella parte e' quella davanti e quell'altra e' la parte che avvolse Gesu' da dietro.
Ma io continuavo a non vedere niente. Solo un panno bianco.
Ho continuato a dire: " Non vedo, un momento". E ho continuato a fissare l'immagine, ma non vedevo niente.
La guida mi ha detto: " Dobbiamo andare, e' il turno del prossimo gruppo". E io ho detto:" Un momento, solo un momento".
E mi sono fermato, ho fissato il panno. E mi sono concentrato. Molto.
Ero quasi pronto a desistere quando ho visto. Ho visto finalmente l'immagine. Il cranio, il volto, Gesu' tutto. Ho visto la sofferenza di Gesu'. Il suo povero corpo martoriato. Ho visto. Perché'?
Perché' ho visto con il cuore, non con gli occhi. E in quell'istante in cui ho visto ho sentito un flusso, un fluido molto forte che dal panno attraverso il vetro e' entrato dentro di me.
Qualcosa di magico. Si e' trattato di una cosa di qualche secondo. Una cosa incredibile.
Il flusso dal panno e' entrato dentro di me.
Tutta la sofferenza del panno e' svanita e ho sentito una forte energia positiva entrare dentro di me.
Che dire? Se si vede con il cuore si riesce a vedere Gesu' Cristo.
E' una cosa che dovremmo fare tutti e sempre.
La Sindone e' veramente una cosa magica, una esperienza unica.
venerdì 22 maggio 2015
Napoli, capitale del Paraguay
Sono napoletano. Amo Napoli e la squadra di calcio.
Ma solo una volta nella mia vita ho visto ciò' che vidi a Natale a Napoli: ad Asuncion, capitale del Paraguay, America Latina.
IL traffico a Napoli e' diventato una loucura. Totale. Ricordo che ero partito un ora prima da fuori Napoli per arrivare alla stazione centrale e prendere il treno. Cosa che avevo sempre fatto in passato nelle rare volte che ero tornato in città' dal Brasile.
Era sempre stato abbastanza. Non ora. Sono dovuto scendere dall'auto a 15 minuti dalla partenza del treno in mezzo alla strada, con le valigie in mano, i bimbi e la moglie al seguito. Il traffico era completamente paralizzato. Non c'era modo di muoversi. Fummo costretti a correre nel mezzo della strada per afferrare il treno. Ce la facemmo per miracolo.
La colpa era dovuta a:
1) il successo turistico di Napoli. Enormi autobus di persone venute dall' Est Europeo e da varia altre parti del mondo ingolfavano le strade vicino alla Stazione. Una paralisi totale. Ma perché' lasciano autobus monstre entrare in città',? mi chiedevo mentre quei mostri bloccavano la strada.
2) il parco macchine. Ogni famiglia napoletana ha sempre avuto uno o due macchine in passato. Ora pero' mi sembra che il numero sia cresciuto a 3 - 4 auto per famiglia. Le auto sono troppe. E sono vuote. Solo una persona a guidare e basta. Francamente per me che vengo dal Brasile e' una novità'.
3) l'inciviltà' di chi guida. Cosa purtroppo comune non solo a Napoli ma a molti italiani che non hanno alcun rispetto per i pedoni. L'Italia e' dominata dalla cultura dell'auto. Chi non ce l'ha? Peggio per lui. Nelle auto l' italiano si sente protetto e che può' fare di tutto.
A Napoli poi i semafori sono un optional come anche le precedenze ed il resto. Risultato: persone che sbucano da tutte le parti senza ritegno.
C'e' pero' da dire che gli incidenti sono rari, perché' tutti sanno come funziona il meccanismo e tutti guardano da tutte le parti quando guidano.
Cosa appunto che ho trovato anche ad Asuncion in Paraguay, dove ognuno guida senza rispettare le regole, con il rosso, il verde, etc.
Beh, che volete che vi dica? Amo la mia città' ma finche' c'e' un voler ignorare le regole basiche del traffico non penso di resistere molto la prossima volta che ci andrò'.
Il sindaco, le autorità', etc? Beh mi sembrano tutte del Paraguay.
Dicono che le cose vanno bene anche se non e' così. Io che sono napoletano, perché' amo Napoli dico pero' quello che non va, come faccio anche in Brasile.
Mi sembra proprio che Napoli sia diventata la capitale del Paraguay.
Ma solo una volta nella mia vita ho visto ciò' che vidi a Natale a Napoli: ad Asuncion, capitale del Paraguay, America Latina.
IL traffico a Napoli e' diventato una loucura. Totale. Ricordo che ero partito un ora prima da fuori Napoli per arrivare alla stazione centrale e prendere il treno. Cosa che avevo sempre fatto in passato nelle rare volte che ero tornato in città' dal Brasile.
Era sempre stato abbastanza. Non ora. Sono dovuto scendere dall'auto a 15 minuti dalla partenza del treno in mezzo alla strada, con le valigie in mano, i bimbi e la moglie al seguito. Il traffico era completamente paralizzato. Non c'era modo di muoversi. Fummo costretti a correre nel mezzo della strada per afferrare il treno. Ce la facemmo per miracolo.
La colpa era dovuta a:
1) il successo turistico di Napoli. Enormi autobus di persone venute dall' Est Europeo e da varia altre parti del mondo ingolfavano le strade vicino alla Stazione. Una paralisi totale. Ma perché' lasciano autobus monstre entrare in città',? mi chiedevo mentre quei mostri bloccavano la strada.
2) il parco macchine. Ogni famiglia napoletana ha sempre avuto uno o due macchine in passato. Ora pero' mi sembra che il numero sia cresciuto a 3 - 4 auto per famiglia. Le auto sono troppe. E sono vuote. Solo una persona a guidare e basta. Francamente per me che vengo dal Brasile e' una novità'.
3) l'inciviltà' di chi guida. Cosa purtroppo comune non solo a Napoli ma a molti italiani che non hanno alcun rispetto per i pedoni. L'Italia e' dominata dalla cultura dell'auto. Chi non ce l'ha? Peggio per lui. Nelle auto l' italiano si sente protetto e che può' fare di tutto.
A Napoli poi i semafori sono un optional come anche le precedenze ed il resto. Risultato: persone che sbucano da tutte le parti senza ritegno.
C'e' pero' da dire che gli incidenti sono rari, perché' tutti sanno come funziona il meccanismo e tutti guardano da tutte le parti quando guidano.
Cosa appunto che ho trovato anche ad Asuncion in Paraguay, dove ognuno guida senza rispettare le regole, con il rosso, il verde, etc.
Beh, che volete che vi dica? Amo la mia città' ma finche' c'e' un voler ignorare le regole basiche del traffico non penso di resistere molto la prossima volta che ci andrò'.
Il sindaco, le autorità', etc? Beh mi sembrano tutte del Paraguay.
Dicono che le cose vanno bene anche se non e' così. Io che sono napoletano, perché' amo Napoli dico pero' quello che non va, come faccio anche in Brasile.
Mi sembra proprio che Napoli sia diventata la capitale del Paraguay.
mercoledì 13 maggio 2015
Indigenti: il vero popolo del pianeta Terra
“Caro Max tu scrivi molto degli indigenti italiani in Brasile ma non scrivi mai di quelli locali, che a volte vivono in condizioni anche peggiori degli italiani. Perche’?” mi chiede il mio lettore dall’ Africa australe. Lo confesso: il mio lettore ha ragione.
Ma la ragione e’ molto semplice anche se opinabile. Come straniero in Brasile le mie obiezioni circa la situazione molto spesso tragica della grande maggioranza della popolazione di questo paese sono interpretate come indebita ingerenza nella politica di questo paese.
“Tu sei ospite qui anche se paghi le tasse” mi dicono. In realta’ non concordo ma il punto non e’ questo. La vera ragione di non scrivere sugli indigenti brasiliani e’ dovuta al fatto che deve essere la coscienza del popolo locale a far sorgere una indignazione verso lo stato di miseria in cui versa una grande parte della popolazione locale, specie nel Nord Est del Brasile.
In mancanza di cio’ qualunque intervento “straniero” anche se viene da parte di una persona che vive in maniera “fissa” nel paese non solo non avra’ successo ma sara’ tacciato di razzista verso quel popolo.
Ma oggi, sul finire dell’anno voglio raccontarvi di una storia che fa ribollire il sangue nelle vene e che, anche se non in maniera diretta, riguarda anche gli italo-brasiliani. Tutto e’ partito da una foto di un mio vecchio amico, Sandraque, un giovane indio che appartiene alla lideranza indigena di Prado, del Sud della Bahia. Il viso del mio amico nella foto del giornale era seriamente arrabbiato e la ragione era di quelle che fa fremere di indignazione.
Siamo a Porto Seguro, una citta’ di grande turismo nel sud della Bahia (dove la comunita’ italiana e’ numerosa). Qui tre bambini indigeni (indios) di 13, 9 e 10 anni dovevano tornare a casa. Sfortunatamente chiesero un passaggio ad un viaggiante dalla voce rauca, una persona che dovrebbe essere di fiducia, l’ex-vice sindaco della citta’ Queribim Fortunado das Virgens di 57 anni. Questi si offri’ di dar loro un passaggio d’auto. Tutto questo accadde alle 10 del mattino nella orla di Porto Seguro, il luogo di passeggio piu’ famoso della citta’. Cio’ mostra l’arroganza dell’ uomo.
Il mostro rapi’ i tre bimbi e li violento’ a turno. Approfittando di un momento di distrazione del mostro i tre fuggirono. Il mostro fu denunciato. La madre era sotto shock. Tre volte in tre giorni differenti la foto del mostro fu riconosciuta dai bimbi.
La polizia arresto’ il mostro. Ma, incredibile a dirsi, dopo solo 4 giorni, il mostro e’ stato liberato. Il giudice Marcio Monte Alegre ha dato l’ordine di liberare il mostro.
Com’e’ possibile? Dove’e’ la coscienza comune? Perche’ la gente di Vera Cruz (dove il mostro ha una farmacia ed opera come dentista) non lo ripugna? Come fa un uomo del genere a stare a piede libero e nessuno far niente? Un mostro abominevole, un essere ripugnante e’ libero.
Il mio amico Sandraque dice che cio’ accade perche’ i 3 tre bimbi erano indios. I veri brasiliani, autentici abitanti di questo paese. Probabilmente e’ vero.
Come e’ vera un’altra triste e dura realta’. In questa nostra terra siamo circa 6 miliardi di abitanti. La stragrande maggioranza di abitanti di questo pianeta sono indigenti, poveri, anche miserabili.
In questa epoca di Natale, di bonta’ collettiva, sembriamo dimenticare cio’. Se un marziano scendesse dalla sua astronave dopo aver sorvolato la terra rimarrebbe sorpreso di vedere che piu’ di tre quarti del genere umano vive con un circa un quarto delle risorse del pianeta ed che un quarto vive, vicevera, con tre quarti delle risorse del pianeta.
Questa disparita’ e’ intollerabile ed insostenibile data l’ alta natalita’ dei paesi sottosviluppati. Viviamo come i passeggeri della nave Titanic, ballando mentre la nave affonda. Immagini spettrali si avvicinano sempre di piu’ alle nostre case e finestre e noi li’ a brindare per il nuovo anno nel nostro lusso osceno. La violenza sui bimbi indiani-brasiliani e’ solo l’ultimo anello di una lunghissima catena.
Gli stermini di massa con bombardamenti in varie parti del mondo lontano e vicino a noi, le orribili stragi che accadono davanti ai nostri occhi. E noi che guardiamo dall’altro lato per non vedere questi orrori. Proprio quando loro, i bambini innocenti, che non hanno chiesto a nessuno di nascere, subiscono terribili violenze di tutti i generi.
Il marziano tornerebbe sul suo pianeta d’origine e nella sua relazione scriverebbe: “Terra, pianeta popolato da una strana razza, gli indigenti, gente miserabile senza futuro e costantemente sfruttata. Si trovano oasi di ricchezza circondata da mari di immensa poverta’. Pianeta strano questo”.
Spero solo che nel 2059 la relazione del marziano sara’ diversa, ma non ci credo molto.
Articolo scritto nel Dicembre del 2008
Ma la ragione e’ molto semplice anche se opinabile. Come straniero in Brasile le mie obiezioni circa la situazione molto spesso tragica della grande maggioranza della popolazione di questo paese sono interpretate come indebita ingerenza nella politica di questo paese.
“Tu sei ospite qui anche se paghi le tasse” mi dicono. In realta’ non concordo ma il punto non e’ questo. La vera ragione di non scrivere sugli indigenti brasiliani e’ dovuta al fatto che deve essere la coscienza del popolo locale a far sorgere una indignazione verso lo stato di miseria in cui versa una grande parte della popolazione locale, specie nel Nord Est del Brasile.
In mancanza di cio’ qualunque intervento “straniero” anche se viene da parte di una persona che vive in maniera “fissa” nel paese non solo non avra’ successo ma sara’ tacciato di razzista verso quel popolo.
Ma oggi, sul finire dell’anno voglio raccontarvi di una storia che fa ribollire il sangue nelle vene e che, anche se non in maniera diretta, riguarda anche gli italo-brasiliani. Tutto e’ partito da una foto di un mio vecchio amico, Sandraque, un giovane indio che appartiene alla lideranza indigena di Prado, del Sud della Bahia. Il viso del mio amico nella foto del giornale era seriamente arrabbiato e la ragione era di quelle che fa fremere di indignazione.
Siamo a Porto Seguro, una citta’ di grande turismo nel sud della Bahia (dove la comunita’ italiana e’ numerosa). Qui tre bambini indigeni (indios) di 13, 9 e 10 anni dovevano tornare a casa. Sfortunatamente chiesero un passaggio ad un viaggiante dalla voce rauca, una persona che dovrebbe essere di fiducia, l’ex-vice sindaco della citta’ Queribim Fortunado das Virgens di 57 anni. Questi si offri’ di dar loro un passaggio d’auto. Tutto questo accadde alle 10 del mattino nella orla di Porto Seguro, il luogo di passeggio piu’ famoso della citta’. Cio’ mostra l’arroganza dell’ uomo.
Il mostro rapi’ i tre bimbi e li violento’ a turno. Approfittando di un momento di distrazione del mostro i tre fuggirono. Il mostro fu denunciato. La madre era sotto shock. Tre volte in tre giorni differenti la foto del mostro fu riconosciuta dai bimbi.
La polizia arresto’ il mostro. Ma, incredibile a dirsi, dopo solo 4 giorni, il mostro e’ stato liberato. Il giudice Marcio Monte Alegre ha dato l’ordine di liberare il mostro.
Com’e’ possibile? Dove’e’ la coscienza comune? Perche’ la gente di Vera Cruz (dove il mostro ha una farmacia ed opera come dentista) non lo ripugna? Come fa un uomo del genere a stare a piede libero e nessuno far niente? Un mostro abominevole, un essere ripugnante e’ libero.
Il mio amico Sandraque dice che cio’ accade perche’ i 3 tre bimbi erano indios. I veri brasiliani, autentici abitanti di questo paese. Probabilmente e’ vero.
Come e’ vera un’altra triste e dura realta’. In questa nostra terra siamo circa 6 miliardi di abitanti. La stragrande maggioranza di abitanti di questo pianeta sono indigenti, poveri, anche miserabili.
In questa epoca di Natale, di bonta’ collettiva, sembriamo dimenticare cio’. Se un marziano scendesse dalla sua astronave dopo aver sorvolato la terra rimarrebbe sorpreso di vedere che piu’ di tre quarti del genere umano vive con un circa un quarto delle risorse del pianeta ed che un quarto vive, vicevera, con tre quarti delle risorse del pianeta.
Questa disparita’ e’ intollerabile ed insostenibile data l’ alta natalita’ dei paesi sottosviluppati. Viviamo come i passeggeri della nave Titanic, ballando mentre la nave affonda. Immagini spettrali si avvicinano sempre di piu’ alle nostre case e finestre e noi li’ a brindare per il nuovo anno nel nostro lusso osceno. La violenza sui bimbi indiani-brasiliani e’ solo l’ultimo anello di una lunghissima catena.
Gli stermini di massa con bombardamenti in varie parti del mondo lontano e vicino a noi, le orribili stragi che accadono davanti ai nostri occhi. E noi che guardiamo dall’altro lato per non vedere questi orrori. Proprio quando loro, i bambini innocenti, che non hanno chiesto a nessuno di nascere, subiscono terribili violenze di tutti i generi.
Il marziano tornerebbe sul suo pianeta d’origine e nella sua relazione scriverebbe: “Terra, pianeta popolato da una strana razza, gli indigenti, gente miserabile senza futuro e costantemente sfruttata. Si trovano oasi di ricchezza circondata da mari di immensa poverta’. Pianeta strano questo”.
Spero solo che nel 2059 la relazione del marziano sara’ diversa, ma non ci credo molto.
Articolo scritto nel Dicembre del 2008
domenica 10 maggio 2015
Cicero, il futuro degli italiani all' estero
Salvador, Bahia, Brasile. Daniele camminava con difficoltà'. aveva avuto un serio incidente. Viveva nella favela di Gamboa, a Salvador. nessuno lo aiutava.
La cosa mi rivoltava. Com'e' possibile, mi chiedevo che un italiano all' estero sia abbandonato da tutto e da tutti? Si, può' anche avere sbagliato, fatto errori, tutti li facciamo.
Ma e' pur sempre italiano. Lo stato italiano lo deve aiutare. Non importa che e' in Brasile o negli USA o in Africa o Asia. E' un cittadino italiano e deve essere aiutato dal suo paese.
In fondo che fanno gli USA, la Gran Bretagna, la Francia e molti altri paesi con i loro cittadini? Non intervengono.? All'epoca ero un modesto cronista italiano di Bahia ma ero già' in contatto con una rete di italiani all' estero. Un piccolo gruppo di una ventina di persone basate in tutte le parti del mondo. Un unico desiderio. Unire il popolo degli italiani all' estero. Perché'? Perché' gli italiani all'estero rappresentano la più' grande diaspora della storia dell'umanità'.
Oggigiorno ci si scandalizza per i migranti dall' Africa che vengono in Italia e Europa.
Ma gli italiani fecero lo stesso con milioni di persone il secolo scorso. E in proporzione alla popolazione italiana, fu un oceano di persone che fuoriuscirono dall' Italia.
Noi italiani siamo un popolo di migranti. E quando arrivavamo non chiedevamo stanze separate come hanno chiesto i migranti trasferiti a Livorno qualche giorno fa.
Dovevamo fare tutto da soli. Avevamo la foresta davanti a noi in Brasile ad esempio.
Perché' non riunire le forze degli italiani all' estero in un gruppo allora che difendesse i diritti degli italiani all' estero? Un gruppo che facesse sentire forte la voce degli italiani all' estero nel mondo?
Un utopia dirai tu mio caro lettore. Un gruppo di 20 persone che può' fare ciò'?
L'inizio fu tuttavia subito positivo. Tutti insieme scrivemmo al console di rio de Janeiro che intervenne con un prestito consolare che aiuto' Daniele. Il console onorario di Salvador aveva abbandonato Daniele e se fosse stato per lui sarebbe già' all'altro mondo.
Il risultato ottenuto ci dette coraggio. Io, Max Bono creei un gruppo in Yahoo che comincio' a crescere quantitativamente e qualitativamente.
In Cicero entrarono virtualmente tutte le maggiori personalità' del mondo degli italiani all' estero. Giornalisti, parlamentari, membri di Comites, anche ministri, ma soprattutto persone normali che avevano scelto di emigrare perché' non sopportavano più' di vivere in Italia.
Mancanza di opportunità', lavoro, burocrazia eccessiva: queste sono solo alcune delle ragioni del fenomeno migratorio italiano.
La più' grande risorsa umana della storia e soprattutto la meno utilizzata: gli italiani all' estero.
Cicero combatte' battaglie di diritti civili, per italiani in difficoltà', in carcere, che non ricevevano la pensione INPS, etc.
Ma Cicero promosse anche il nome degli italiani all'estero nel mondo: Max Bono fu invitato come rappresentante degli italiani all'estero alla cerimonia di insediamento del nuovo sindaco di New York De Blasio.
La proposta di modifica del voto degli italiani all'estero fu scritta da Cicero, presentata dall'on. Zacchera e divenne bipartizan con il PD appoggiandola in Parlamento.
Cicero ha difeso la lingua italiana nel mondo, promsso iniziative come il primo raduno degli italiani all'estero a Roma.
Molto e' stato fatto ma moltissimo c'e' da fare.
Un impresa titanica. Ma quando quello sparuto gruppo di 20 persone 6 anni fa si riunì' non si immaginava che divenisse un gruppo di oltre 2200 che rappresentano milioni di italiani all' estero.
Eh si perché' ogni membro di Cicero e' al tempo stesso membro di Comites , di gruppi di italiani all'estero, etc. e quindi rappresenta 1000, 3000 o 5000 concittadini.
Fate un po i conti moltiplicando questo numero per i membri di Cicero e vedrete che Cicero rappresenta milioni di persone.
Tutti fratelli italiani che vivono all' estero.
La grande famiglia di Cicero, che nacque il 9 maggio 2009. Buon Compleanno Cicero
La cosa mi rivoltava. Com'e' possibile, mi chiedevo che un italiano all' estero sia abbandonato da tutto e da tutti? Si, può' anche avere sbagliato, fatto errori, tutti li facciamo.
Ma e' pur sempre italiano. Lo stato italiano lo deve aiutare. Non importa che e' in Brasile o negli USA o in Africa o Asia. E' un cittadino italiano e deve essere aiutato dal suo paese.
In fondo che fanno gli USA, la Gran Bretagna, la Francia e molti altri paesi con i loro cittadini? Non intervengono.? All'epoca ero un modesto cronista italiano di Bahia ma ero già' in contatto con una rete di italiani all' estero. Un piccolo gruppo di una ventina di persone basate in tutte le parti del mondo. Un unico desiderio. Unire il popolo degli italiani all' estero. Perché'? Perché' gli italiani all'estero rappresentano la più' grande diaspora della storia dell'umanità'.
Oggigiorno ci si scandalizza per i migranti dall' Africa che vengono in Italia e Europa.
Ma gli italiani fecero lo stesso con milioni di persone il secolo scorso. E in proporzione alla popolazione italiana, fu un oceano di persone che fuoriuscirono dall' Italia.
Noi italiani siamo un popolo di migranti. E quando arrivavamo non chiedevamo stanze separate come hanno chiesto i migranti trasferiti a Livorno qualche giorno fa.
Dovevamo fare tutto da soli. Avevamo la foresta davanti a noi in Brasile ad esempio.
Perché' non riunire le forze degli italiani all' estero in un gruppo allora che difendesse i diritti degli italiani all' estero? Un gruppo che facesse sentire forte la voce degli italiani all' estero nel mondo?
Un utopia dirai tu mio caro lettore. Un gruppo di 20 persone che può' fare ciò'?
L'inizio fu tuttavia subito positivo. Tutti insieme scrivemmo al console di rio de Janeiro che intervenne con un prestito consolare che aiuto' Daniele. Il console onorario di Salvador aveva abbandonato Daniele e se fosse stato per lui sarebbe già' all'altro mondo.
Il risultato ottenuto ci dette coraggio. Io, Max Bono creei un gruppo in Yahoo che comincio' a crescere quantitativamente e qualitativamente.
In Cicero entrarono virtualmente tutte le maggiori personalità' del mondo degli italiani all' estero. Giornalisti, parlamentari, membri di Comites, anche ministri, ma soprattutto persone normali che avevano scelto di emigrare perché' non sopportavano più' di vivere in Italia.
Mancanza di opportunità', lavoro, burocrazia eccessiva: queste sono solo alcune delle ragioni del fenomeno migratorio italiano.
La più' grande risorsa umana della storia e soprattutto la meno utilizzata: gli italiani all' estero.
Cicero combatte' battaglie di diritti civili, per italiani in difficoltà', in carcere, che non ricevevano la pensione INPS, etc.
Ma Cicero promosse anche il nome degli italiani all'estero nel mondo: Max Bono fu invitato come rappresentante degli italiani all'estero alla cerimonia di insediamento del nuovo sindaco di New York De Blasio.
La proposta di modifica del voto degli italiani all'estero fu scritta da Cicero, presentata dall'on. Zacchera e divenne bipartizan con il PD appoggiandola in Parlamento.
Cicero ha difeso la lingua italiana nel mondo, promsso iniziative come il primo raduno degli italiani all'estero a Roma.
Molto e' stato fatto ma moltissimo c'e' da fare.
Un impresa titanica. Ma quando quello sparuto gruppo di 20 persone 6 anni fa si riunì' non si immaginava che divenisse un gruppo di oltre 2200 che rappresentano milioni di italiani all' estero.
Eh si perché' ogni membro di Cicero e' al tempo stesso membro di Comites , di gruppi di italiani all'estero, etc. e quindi rappresenta 1000, 3000 o 5000 concittadini.
Fate un po i conti moltiplicando questo numero per i membri di Cicero e vedrete che Cicero rappresenta milioni di persone.
Tutti fratelli italiani che vivono all' estero.
La grande famiglia di Cicero, che nacque il 9 maggio 2009. Buon Compleanno Cicero
sabato 2 maggio 2015
Il grande inganno delle banche popolari venete
"Attenzione attenzione, comprate comprate le azioni delle vostre banche cari clienti", grida il banditore mentre cammina nelle strade del Veneto.
"E' l'ora dei grandi acquisti. Si tratta delle azioni della vostra banca, banca solida, radicata nel territorio. Siete nostri clienti da decenni. Fidatevi di noi."
E i clienti giù' a comprare le azioni della Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca.
Valori irrealistici. Ma soprattutto valori non verificabili. Non si tratta di valori di mercato ma valori decisi da consigli di amministrazione.
Ma poi il gioco cambia. Prima la BCE con Comprehensive Assessment e con l' Asset Quality Review.
Poi il governo con il decreto che promuove il consolidamento del mondo delle banche popolari.
E improvvisamente l' adeguamento al ribasso del valore delle azioni: da 62,5 a 48 euro (-23,2%) la Banca popolare di Vicenza, da 39,5 a 30,5 euro (-22,8%) Veneto Banca.
La domanda e': com'e' possibile che da un anno all'altro le banche scoprono improvvisamente che valgono un quarto in meno del loro valore?
Ma la domanda anche peggiore e': se i multipli significano qualcosa il rapporto tra rapporto tra valore e patrimonio per le due banche e' di 1,2 e di 1,28, contro una media del settore bancario ampiamente inferiore a 1.
Ora se si assume che le banche quotate siano in media più' efficienti di quelle non quotate, e' evidente che i nuovi valori delle azioni delle banche popolari venete siano ancora irrealistici.
Tradotto in altre parole tali valori dovranno essere svalutati di nuovo e di molto in futuro.
La domanda e': com'e' possibile che il top management che e' sicuramente responsabile di quanto accade agli azionisti rimanga li ed anzi e' sempre più' solido al potere se le banche che gestiscono hanno grosse perdite?
Com'e' possibile che gli azionisti non si uniscono e protestino per queste situazioni che pregiudicano i loro risparmi? Perché' non si realizza una class action contro i presidenti di queste banche?
Forse la risposta a tutto ciò' e' nella grande passività' degli italiani, che si fidano ciecamente solo di coloro che conoscono.
E questi ne approfittano per spennare i loro polli.
"E la storia non e' ancora finita miei cari risparmiatori", grida il banditore di turno nel Veneto. Aspettiamoci delle belle in futuro.
"E' l'ora dei grandi acquisti. Si tratta delle azioni della vostra banca, banca solida, radicata nel territorio. Siete nostri clienti da decenni. Fidatevi di noi."
E i clienti giù' a comprare le azioni della Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca.
Valori irrealistici. Ma soprattutto valori non verificabili. Non si tratta di valori di mercato ma valori decisi da consigli di amministrazione.
Ma poi il gioco cambia. Prima la BCE con Comprehensive Assessment e con l' Asset Quality Review.
Poi il governo con il decreto che promuove il consolidamento del mondo delle banche popolari.
E improvvisamente l' adeguamento al ribasso del valore delle azioni: da 62,5 a 48 euro (-23,2%) la Banca popolare di Vicenza, da 39,5 a 30,5 euro (-22,8%) Veneto Banca.
La domanda e': com'e' possibile che da un anno all'altro le banche scoprono improvvisamente che valgono un quarto in meno del loro valore?
Ma la domanda anche peggiore e': se i multipli significano qualcosa il rapporto tra rapporto tra valore e patrimonio per le due banche e' di 1,2 e di 1,28, contro una media del settore bancario ampiamente inferiore a 1.
Ora se si assume che le banche quotate siano in media più' efficienti di quelle non quotate, e' evidente che i nuovi valori delle azioni delle banche popolari venete siano ancora irrealistici.
Tradotto in altre parole tali valori dovranno essere svalutati di nuovo e di molto in futuro.
La domanda e': com'e' possibile che il top management che e' sicuramente responsabile di quanto accade agli azionisti rimanga li ed anzi e' sempre più' solido al potere se le banche che gestiscono hanno grosse perdite?
Com'e' possibile che gli azionisti non si uniscono e protestino per queste situazioni che pregiudicano i loro risparmi? Perché' non si realizza una class action contro i presidenti di queste banche?
Forse la risposta a tutto ciò' e' nella grande passività' degli italiani, che si fidano ciecamente solo di coloro che conoscono.
E questi ne approfittano per spennare i loro polli.
"E la storia non e' ancora finita miei cari risparmiatori", grida il banditore di turno nel Veneto. Aspettiamoci delle belle in futuro.
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