mercoledì 14 gennaio 2009

Il potere degli italiani all’estero

Presenza molto numerosa nel parlamento brasiliano. Lo stesso vale per quello argentino, degli Stati Uniti, del Canada e di altri paesi (perdonatemi se non li cito tutti). Futuro candidato alla presidenza della Repubblica argentina (non discutiamo della qualita’ ma della novita’ della candidatura).
Capo della CIA. Tutto cio’ solo nel settore pubblico internazionale.
Senza menzionare la miriade di posizioni di responsabilita’ a livello di ministri, di direttori, di entita’ pubbliche e para-pubbliche.
Nel settore privato poi e’ anche “peggio”. Incarichi di responsabilita’ elevatissimi in tutto il mondo.
In due parole la comunita’ di origine italiana nel mondo ha un peso straordinario nella economia e politica mondiale. Cognomi di origine italiana dominano i top ranking dei vertici mondiali pubblici e privati. E, d’altra parte, l’Italia, un nano politico a livello internazionale.
Nelle elezioni USA e’ impensabile che il presidente eletto non abbia l’ appoggio della potentissima lobby ebraica. Non cosi’ per quella italiana. Eppure gli italo-americani sono piu’ numerosi degli ebrei americani. E’ pero’ importante notare una cosa.
Quando si parla di lobby ebraica si parla di un gruppo di potere politico-economico che va da Washington a New York a Tel Aviv. E questa e’ la differenza con la lobby di origine italiana. Questa si ferma a New York e non varca l’oceano Atlantico.
In altre parole l’Italia e’ ininfluente nelle decisioni “di potere vero”, tanto negli USA quanto in Brasile, in Argentina, etc.
Peggio ancora, l’Italia e’ in posizione subalterna e a volte umiliata.
L’enorme potere negoziale di tipo politico-economico della comunita’ italiana all’estero che potrebbe beneficiare la madrepatria e’ completamente sprecato. Peggio ancora gli italiani all’estero e le comunita’ oriunde sono umiliate in Italia, al contrario di altri paesi anche piccoli come l’Irlanda o Israele.
Invece di disegnare la politica estera in funzione del grandissimo potere delle comunita’ italiane ed oriunde all’ estero, queste vengono ignorate o offese.
E’ come una ricchezza che viene completamente sprecata. Ma c’è una ragione.
Per avere un “ritorno” dalle comunita’ italiane all’estero, in termini di potere di influenza delle loro decisioni politiche ed economiche, l’Italia non si puo’ limitare a ricordare l’origine italiana dei cognomi dei potenti.
L’Italia deve mantenere un legame, uno scambio costante con le comunita’ italiane all’estero, deve mantenere un legame economico, finanziario, culturale, linguistico. Ma cio’ implica una serie di investimenti verso le comunita’ e soprattutto un’ ottica culturale diversa.
Un’ottica che considera le comunita’ italiane all’estero come un asset (bene) e non una liability (passivita’). Ma l ‘Italia politica in maniera taccagna e miope fa il contrario.
Salve poi scoprire persone di origine italiana di successo e corrergli dietro.
Il meno che ci si puo’ aspettare da un tale comportamento e’ che la persona oriunda italiana di successo ignori le richieste provenienti dall’Italia.
Non si puo’ cavalcare il campione quando si e’ affermato, bisogna coltivarselo e crescerlo per poi correre con lui. Nel mondo delle relazioni politico-commerciali internazionali si e’ “riconoscenti” verso chi fa qualcosa per te, non verso l’ultimo arrivato. E un paese che ha generato un genio dell’analisi del potere come Macchiavelli sembra ignorare le basi del pensiero politico-economico come quelle enunciate. E’ proprio vero che frasi “italians do it better” non sono sempre valide, specie nella politica estera nostrana.

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