Lo confesso. Non me l’aspettavo. Ci speravo ma non me lo aspettavo. Sono riuscito in una impresa titanica. Aprire il vaso di Pandora degli italiani all’estero. Non vorrei esagerare. Ma e’ sicuramente vero che dopo i miei ultimi articoli si e’ scatenata una ampia discussione in vari siti internet in cui scrivo sulle problematiche degli italiani all’estero.
In un sito c’è una discussione molto interessante e vivace sulla condizione dei detenuti italiani all’estero. Penso che in passato raramente ci sia stata una discussione simile dal “basso”, di persone normali, su tale tema. In piu’ ho ricevuto varie emails da specialisti sull’argomento che discutono con fervore sull’argomento. Ho scoperto che anche c’è molta ignoranza (ovvio non voluta) dalla maggior parte dei lettori.
In un altro sito c’è stato un veemente attacco alle mie conoscenze in materia di commercio estero e sull’attivismo delle comunita’ italiane all’estero. Attivismo sicuramente verissimo in certi casi ma ho forti dubbi che cio’ possa essere generalizzato per tutte le comunita’ italiane all’estero. Intendiamoci: il mio vuole essere uno sprone non una critica. Io stesso faccio parte di una comunita’ italiana all’estero e conosco benissimo i problemi di essa. Tuttavia sembra che quando si debba passare al dunque, all’azione, ci sia una apatia degli italiani all’estero.
Non di tutti ma di molti. E non solo in Brasile. Ho ricevuto varie emails di conferma di cio’ dall’ America del Sud, del Nord, dall’Africa, dall’Asia per non dire dall’ Europa.
Un effetto buffo di cio’ che ho scritto e’ che, rispetto al passato, ora i politici italiani eletti all’estero mi rispondono rapidamente, con argomenti concreti. Tuttavia ancora mancano dettagli importanti nelle loro risposte, del tipo: quali sono le persone responsabili che stanno elaborando, ad esempio, la politica di equalizzazione delle erogazioni delle pensioni INPS a quelli INPDAP (argomento particolarmente a cuore di alcuni pensionati in Brasile)? Eh si perche’ se e’ vero che si sta lavorando per questo (scusa normalmente addotta dai nostri parlamentari) non basta piu’ dire che c’e’ stato un sollecito all’ufficio competente, bisogna sapere i passi concreti svolti a riguardo.
Un’altro parlamentare mi promette che sta facendo il possibile per i parlamentari indigenti. Sara’ vero? A parole sembra di si. Ma i vecchi italiani indigenti continuano nelle favelas sudamericane.
Non parliamo poi delle emails ricevute per il trattamento scortese o arbitrario di alcuni consolati italiani all’estero. Qui c’è la quasi unanimita’. Fatemi ribadire la mia posizione: ci sono ottimi consolati italiani all’estero, ma alcuni lasciano veramente a desiderare nel loro modus operandi. Questo deve cambiare. Se gli italiani all’estero potessero votare il gradimento dell’operato del proprio consolato all’estero (nuova proposta) penso che molti consolati cambierebbero consoli e direttori.
Ma e’ sull’editoria italiana all’estero che l’unanimita’ e’ quasi generale. E’ incredibile che, a fronte di questa valanga di critiche, il governo continuera’ ad applicare le vecchie regole. Perche’? Francamente la scusa del ritardo non e’ accettabile.
E qui dobbiamo segnalare una cosa: le repliche, le emails, sono per la maggior parte di comuni italiani all’estero ed anche di parlamentari.
Il governo pero’ tace. Sembra ignorare questo dibattito. Non e’ una cosa molto onorevole, in fondo gli italiani all’estero sono milioni e meritano risposte.
Tuttavia fatemelo dire: sono contento. Riuscire nell’erculea impresa di aprire questo vaso di Pandora non e’ una cosa facile, specialmente perche’ si parla del popolo piu’ ignorato al momento in Italia: gli italiani all’estero.
Che ben vengano critiche, dibattiti, emails, discussioni di qualunque tipo. Cio’ significa che non siamo tutti passivi, moribondi o papponi, come molti pensavano tanto in Italia quanto all’estero.
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