(vecchio articolo su Martinho da Vila 20/7/2005)
Uno show eccellente di Martinho da Vila lontano da Rio de Janeiro ma nella città piu' nera del Brasile, Salvador de Bahia, terra affascinante di candomblè e di mulatte.
E Martinho sembra a suo agio nella città del Pelourinho, perchè le radici della musica nera afrobrasiliana sono le stesse, Rio o Bahia.
E lo stile di Martinho è rinnovato, rivolto al mercato internazionale, anche se Martinho suscita l' eccitazione del pubblico quando canta il samba de raia.
Alla veneranda età di 67 anni Martinho ha un' energia e un entusiasmo che pochi giovani hanno; Martinho comunica un allegria di vivere che supera il concetto di età come noi lo conosciamo.
Il suo ultimo CD, Brasilatinidade, sembra indirizzato ad un pubblico europeo, prova ne sia le canzoni internazionali inserite che costituiscono il cuore dello show.
Martinho ha avuto un grande successo all' Olympia di Parigi e in Portogallo e sembra intenzionato a sfruttare questo momento propizio per divulgare ancora di piu' in Europa la sua musica.
E in effetti la teatralità dello show è anche rappresentata dal fatto che Martinho, seduto su una panca con un tavolo e un liquore a lato, beve all'inizio dello show come si fa fuori un classico botequim carioca o un bar francese in puro stile bohemienne. E una grande e inevitabile nostalgia del tempo che fu, quando lo stile boemio dominava il mondo non ancora totalmente "capitalista", invade la sala e un calore umano riscalda l'ambiente e eccita il pubblico.
E sicuramente questo ambiente "autentico" permea la canzone Disritmia: la voce calda canta, con saudade, il ritorno dalla sbornia del bohemio, pieno di cachaça, che chiede alla sua donna di stare dal suo lato, in stile uomo "autentico". E il pubblico, predominantemente femminile, canta in coro la canzone di Martinho.
L' inizio dello show è un' omaggio alla scuola di samba del cuore, Vila Isabel, che è anche un' area di Rio dove Martinho vive.
Dopo Disritmia, l' ambiente si riscalda ancora di piu' con Que quiser meu amor jamais e tocca l' apice con Divagar divagarinho (molto lentamente). Questa è una canzone in cui Martinho duetta un po' in francese con il batterista e danza con una lentezza che riproduce ancora di piu' l' ambiente bohemio dove i passi sono lenti, l'aria è calda, la cachaça scorre nelle vene e le mulatte strizzano l'occhiolino con desiderio.
Dopo Martinho si riposa un po' e si alternano i membri del suo gruppo in canzoni solo.
Quando Martinho ritorna canta un fado portoghese e poi, in un crescendo canzoni, come Esta gostoso, està delicia, Suco de maracuja, piena di doppi sensi sensuali.
L'ambiente è un forno, l'eccitazione del pubblico è al massimo, le donne cantano le canzoni danzando e ondeggiando.
E' veramente uno spettacolo nello spettacolo. Martinho canta Quando a onda passar, in riferimento alla situazione critica di Rio de Janeiro, e dedica nuovamente a Vila Isabella un' altra canzone. Vou embora (vado via) chiude lo show.
Il pubblico ulula una richiesta di bis e Martinho non si fa pregare: un classico Aquarela, Mulheres (un inno alle molte donne che Martinho ha avuto nella vita) e chiude con un classico Madalena.
E' una bolgia infernale, il pubblico canta, balla e danza, le luci basse favoriscono l'atmosfera magica di Bahia dove un miscuglio di un cantante di altri tempi, un pubblico pieno di donne esaltate e uomini con un irrefrenabile desiderio di vivere una bohemia che mai piu' tornerà lascia un calore umane che pochi cantanti possono vantare di lasciare nel pubblico.
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mercoledì 10 aprile 2013
Africa e Brasile uniti al Farol da Barra, Salvador, Bahia, Brasile
Vecchio articolo del dicembre 2005 (sempre attuale)
In una magica notte Africa e Brasile si incontrano al Farol da Barra a Salvador, la maggiore città negra del mondo al di fuori dell’ Africa, certamente la più democratica. Accade al " Festival Brasile-Africa", in occasione della festa della coscienza negra del Brasile che si celebra il 20 novembre, giorno dell’ anniversario della morte di Zumbi dos Palmares, eroe negro per eccellenza del Brasile che si ribellò alla schiavitù.
E nella notte stellata di Salvador la brezza calda che si alza dal mare riscalda gli animi e ricorda la necessità di emancipazione del popolo negro, sia brasiliano che africano. Anche i concerti sono negri, di una musica che è mescolanza di suoni brasiliani, africani, soul, jazz, latin, world eseguita da Muzenza, Male Debalé, Geronimo, Carlinhos Brown per il Brasile; Paulo Flores, Coumba Gawlo e Cesária Évora per l’Africa.
La serata comincia con i Muzenza, gruppo di musica afro-baiana, con stile simile a quello di Olodum. E' un gruppo classico di Salvador, del quartiere povero Liberdade. La musica è pura percussione, eseguita in modo assordante. Il rullio dei tamburi si impossessa del pubblico. Corpi neri, sudati e vibranti danzano nella notte magica di Salvador. La canzone più famosa di Muzenza è " Brilho de Beleza", un omaggio a Bob Marley.
E quando si alza nella notte il grido «O nego segura a cabeça com a mao e chora» (il negro afferra la testa con la mano e piange), sembra quasi che l’anima libertaria di Zumbi dos Palmares viaggi sopra la massa nera danzante.
A seguire arrivano i Male Debalè, altro gruppo afrobrasiliano storico di Salvador. Un ensemble carnevalesco creato nel 1979 nel quartiere bellissimo di Itapuà, vicino al la celebre Lagoa di Abaetè. I Male Debalè si richiamano alla celebre rivolta degli schiavi negri africani Males avvenuta nel 1835 a Salvador. Lo stile musicale dei Male Debalè è un misto di axé e afro filtrato da forti percussioni, mentre i testi delle canzoni sono più politicizzati. I costumi dei ballerini sono tipicamente africani.
I loro colori sgargianti giallo, verde, arancione e bianco danno un tocco esotico all’ atmosfera dello show. Quando i Male cantano, nel finale, «Sei não, sei não, o Malé Debale quer fazer a revolução», il pubblico si eccita e accompagna danzando.
Ma ecco che sale sul palco Mestre Lua, un simpatico percussionista di Olinda (Pernambuco), che arriva danzando scalzo. Da un enorme tamburo trae puro ritmo africaneggiante con omaggio a Xango e Ogum, divinità del candomblé. Il richiamo dell’ Africa riscalda il pubblico: alcuni spettatori giocano capoeira tra la folla. Poi il primo cantante africano della serata, Paulo Flores. Dall’ Angola porta al festival musica moderna, internazionale, molto strumentale che inizia con un ritmo un po’ jazz e un po’ africano. Poi la tensione aumenta, fino a sfociare in un sound tropicale accompagnato da un vivace coro femminile. La musica di Paulo parla di madri oltraggiate, di un' Africa sofferente, ma attraverso un ritmo allegro di un samba angolano. Dopo Flores è la volta di Dionorina, un autentico personaggio. Con le braccia aperte, un capello rastafari con treccine enormi che arrivano al pavimento, Dionorina omaggia Zumbi dos palmares con una musica reggae tropicaleggiante. Poi canta poi il brano reggae " Kaya N'gan Daya" di Gilberto Gil. Arriva Geronimo. Un personaggio a parte nello scenario baiano e brasiliano.
Con un penna dietro la nuca che ricorda il famoso omonimo indiano, il musicista è un esempio di come il talento prevalga sulla logica consumistica della musica. Senza il supporto delle case discografiche si esibisce gratis nel Pelorinho tutti i martedì notte con la sua tromba. Su di una scalinata di altri tempi del Peló il popolo di Geronimo assiste al grande show del cantante che ha un enorme successo. Lui definisce il suo stile axé, ma è un axé non commerciale, molto godibile e musicale.
Ma torniamo al Farol. Geronimo omaggia la Bahia e comincia una soave ballata che incanta nella dolce notte baiana. E’ un canto ritmato, quasi marino, ondeggiante, autentico swing baiano. E nel finale il ritmo sale con la famosa “Eu sou negão”, che canta l’arrivo dei negri in Salvador
«con tutta la loro bellezza, cultura e tradizione». Ed eccoci alla stella negra della serata: la senegalese Coumba Gawlol. Una bellissima cantante accompagnata da ballerini che danzano forsennatamente una musica ritmata. L’inizio del suo set sembra una cantilena eseguita da una voce angelica, ma più avanti è solo un crescendo frenetico. Il pubblico è eccitatissimo. La musica è fresca e trascinante. I ballerini si esibiscono in acrobazie sempre più spericolate. Coumba canta: «Senegal» e il pubblico risponde a tono. Il suo è uno stile afro con un pizzico di follia brasiliana. Tutti danzano e cantano, uniti nella notte baiana.
Lo spettacolo raggiunge il suo apice con l'arrivo del “mostro sacro”: la capovediana Cesária Évora, che coronò la sua carriera l'anno scorso con il premio Grammy per il migliore album di musica contemporanea. Dopo il ritmo forsennato di Coumba, la morna di Cesaria, 64 anni, è più lenta, una musica a mezza strada tra il fado malinconico e un ritmo tropicale più rapido.
Tuttavia il finale si rianima con una musica afrocaraibica che riscalda gli animi. La notte volge al fine. I volti trasudano stanchezza ma attendono l'arrivo di Carlinhos Brown, o se preferite Carlito Marron. Il cantante baiano, diventato ormai una stella internazionale (specialmente in Spagna), si fa aspettare. E' quasi l’una di notte di questa domenica, ma il pubblico c' è ancora ad attendere il grande musicista, accompagnato da un gruppo simpaticissimo.
Ed eccolo, Carlinhos del Candeal (quartiere di Salvador), in stile cowboy con capello lungo rasta e la sua musica un po' rock e un po' pura percussione. Baiane anziane vestite di bianco lo accompagnano con cantilene africane. Con una chitarra gialla a lingua di serpente un po' heavy-metal, Carlinhos ripropone una musica oggi molto più internazionale di un tempo, ma che conserva la sua impronta rock baiana.
Il suo primo brano è un classico composto con Marisa Monte (con cui ha militato nel gruppo Tribalistas): " Amor I love you". Il pubblico apprezza e canta insieme a lui. L’ adrenalina sale nel finale del concerto, l'eccitazione sale. La voce di Carlinhos si alza alta, le canzoni si susseguono e il concerto si chiude con un brano agitatissimo che il pubblico danza e adora: "Magalenha". Il concerto termina all'insegna della saudade afrobrasiliana nella calda notte di Salvador.
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In una magica notte Africa e Brasile si incontrano al Farol da Barra a Salvador, la maggiore città negra del mondo al di fuori dell’ Africa, certamente la più democratica. Accade al " Festival Brasile-Africa", in occasione della festa della coscienza negra del Brasile che si celebra il 20 novembre, giorno dell’ anniversario della morte di Zumbi dos Palmares, eroe negro per eccellenza del Brasile che si ribellò alla schiavitù.
E nella notte stellata di Salvador la brezza calda che si alza dal mare riscalda gli animi e ricorda la necessità di emancipazione del popolo negro, sia brasiliano che africano. Anche i concerti sono negri, di una musica che è mescolanza di suoni brasiliani, africani, soul, jazz, latin, world eseguita da Muzenza, Male Debalé, Geronimo, Carlinhos Brown per il Brasile; Paulo Flores, Coumba Gawlo e Cesária Évora per l’Africa.
La serata comincia con i Muzenza, gruppo di musica afro-baiana, con stile simile a quello di Olodum. E' un gruppo classico di Salvador, del quartiere povero Liberdade. La musica è pura percussione, eseguita in modo assordante. Il rullio dei tamburi si impossessa del pubblico. Corpi neri, sudati e vibranti danzano nella notte magica di Salvador. La canzone più famosa di Muzenza è " Brilho de Beleza", un omaggio a Bob Marley.
E quando si alza nella notte il grido «O nego segura a cabeça com a mao e chora» (il negro afferra la testa con la mano e piange), sembra quasi che l’anima libertaria di Zumbi dos Palmares viaggi sopra la massa nera danzante.
A seguire arrivano i Male Debalè, altro gruppo afrobrasiliano storico di Salvador. Un ensemble carnevalesco creato nel 1979 nel quartiere bellissimo di Itapuà, vicino al la celebre Lagoa di Abaetè. I Male Debalè si richiamano alla celebre rivolta degli schiavi negri africani Males avvenuta nel 1835 a Salvador. Lo stile musicale dei Male Debalè è un misto di axé e afro filtrato da forti percussioni, mentre i testi delle canzoni sono più politicizzati. I costumi dei ballerini sono tipicamente africani.
I loro colori sgargianti giallo, verde, arancione e bianco danno un tocco esotico all’ atmosfera dello show. Quando i Male cantano, nel finale, «Sei não, sei não, o Malé Debale quer fazer a revolução», il pubblico si eccita e accompagna danzando.
Ma ecco che sale sul palco Mestre Lua, un simpatico percussionista di Olinda (Pernambuco), che arriva danzando scalzo. Da un enorme tamburo trae puro ritmo africaneggiante con omaggio a Xango e Ogum, divinità del candomblé. Il richiamo dell’ Africa riscalda il pubblico: alcuni spettatori giocano capoeira tra la folla. Poi il primo cantante africano della serata, Paulo Flores. Dall’ Angola porta al festival musica moderna, internazionale, molto strumentale che inizia con un ritmo un po’ jazz e un po’ africano. Poi la tensione aumenta, fino a sfociare in un sound tropicale accompagnato da un vivace coro femminile. La musica di Paulo parla di madri oltraggiate, di un' Africa sofferente, ma attraverso un ritmo allegro di un samba angolano. Dopo Flores è la volta di Dionorina, un autentico personaggio. Con le braccia aperte, un capello rastafari con treccine enormi che arrivano al pavimento, Dionorina omaggia Zumbi dos palmares con una musica reggae tropicaleggiante. Poi canta poi il brano reggae " Kaya N'gan Daya" di Gilberto Gil. Arriva Geronimo. Un personaggio a parte nello scenario baiano e brasiliano.
Con un penna dietro la nuca che ricorda il famoso omonimo indiano, il musicista è un esempio di come il talento prevalga sulla logica consumistica della musica. Senza il supporto delle case discografiche si esibisce gratis nel Pelorinho tutti i martedì notte con la sua tromba. Su di una scalinata di altri tempi del Peló il popolo di Geronimo assiste al grande show del cantante che ha un enorme successo. Lui definisce il suo stile axé, ma è un axé non commerciale, molto godibile e musicale.
Ma torniamo al Farol. Geronimo omaggia la Bahia e comincia una soave ballata che incanta nella dolce notte baiana. E’ un canto ritmato, quasi marino, ondeggiante, autentico swing baiano. E nel finale il ritmo sale con la famosa “Eu sou negão”, che canta l’arrivo dei negri in Salvador
«con tutta la loro bellezza, cultura e tradizione». Ed eccoci alla stella negra della serata: la senegalese Coumba Gawlol. Una bellissima cantante accompagnata da ballerini che danzano forsennatamente una musica ritmata. L’inizio del suo set sembra una cantilena eseguita da una voce angelica, ma più avanti è solo un crescendo frenetico. Il pubblico è eccitatissimo. La musica è fresca e trascinante. I ballerini si esibiscono in acrobazie sempre più spericolate. Coumba canta: «Senegal» e il pubblico risponde a tono. Il suo è uno stile afro con un pizzico di follia brasiliana. Tutti danzano e cantano, uniti nella notte baiana.
Lo spettacolo raggiunge il suo apice con l'arrivo del “mostro sacro”: la capovediana Cesária Évora, che coronò la sua carriera l'anno scorso con il premio Grammy per il migliore album di musica contemporanea. Dopo il ritmo forsennato di Coumba, la morna di Cesaria, 64 anni, è più lenta, una musica a mezza strada tra il fado malinconico e un ritmo tropicale più rapido.
Tuttavia il finale si rianima con una musica afrocaraibica che riscalda gli animi. La notte volge al fine. I volti trasudano stanchezza ma attendono l'arrivo di Carlinhos Brown, o se preferite Carlito Marron. Il cantante baiano, diventato ormai una stella internazionale (specialmente in Spagna), si fa aspettare. E' quasi l’una di notte di questa domenica, ma il pubblico c' è ancora ad attendere il grande musicista, accompagnato da un gruppo simpaticissimo.
Ed eccolo, Carlinhos del Candeal (quartiere di Salvador), in stile cowboy con capello lungo rasta e la sua musica un po' rock e un po' pura percussione. Baiane anziane vestite di bianco lo accompagnano con cantilene africane. Con una chitarra gialla a lingua di serpente un po' heavy-metal, Carlinhos ripropone una musica oggi molto più internazionale di un tempo, ma che conserva la sua impronta rock baiana.
Il suo primo brano è un classico composto con Marisa Monte (con cui ha militato nel gruppo Tribalistas): " Amor I love you". Il pubblico apprezza e canta insieme a lui. L’ adrenalina sale nel finale del concerto, l'eccitazione sale. La voce di Carlinhos si alza alta, le canzoni si susseguono e il concerto si chiude con un brano agitatissimo che il pubblico danza e adora: "Magalenha". Il concerto termina all'insegna della saudade afrobrasiliana nella calda notte di Salvador.
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