“Caro Max, dimmi una cosa: perchè continui a scrivere sugli italo-brasiliani e sugli italiani all’estero? Non vedi che ormai molti non ti pubblicano, che dici cose scomode, che non guadagni niente a dire la verita’?”. Chi mi siede di fronte nel boteco (bar povero) dei giornalisti italiani di Sao Paolo e’ il mio amico basso e tarchiato di origini meridionali.
Ma l’altro cronista, spilungone nordico aggiunge: “Max, non lo vedi che e’ finita? Che gli italiani all’estero non contano piu’ niente? Che sono usati per meri fini elettorali, e che alla fine sara’ loro tolto anche il diritto di votare rappresentanti all’estero? Con il tuo background dovresti scrivere di finanza, di mille altre cose, piuttosto che di italiani all’estero”. Il clima e’ davvero di depressione totale e per alleviare questo caldo africano-tropicale solo una cervejinha (birra) gelata.
“La verita’ e’ che siamo alla fine della corsa. Gli italiani all’estero sono stati di moda per un certo periodo di tempo ma ora e’ praticamente finita per loro. Ne’ da destra ne’ da sinistra c’e’ alcun segnale per loro. Solo silenzi. E solo alcuni cronisti onesti lo dicono. Il resto a sperticarsi in elogi ed arrampicarsi sugli specchi per negare cio’ che evidente: di noi italiani all’estero non gliene frega niente a nessuno”, aggiunge con accento romanesco l’amico dal fondo.
“E vedete le figure che dominano il panorama degli italiani all’estero nella politica italiana. Con qualche emerita eccezione veramente di valore, sembra di tornare ai tempi di prima di tangentopoli in Italia. Mezze figure a volte sinistre, furboni e trasformisti dell’ultima ora, persone che sono eletti all’estero e subito si candidano in Italia perche’ hanno fiutato l’aria che tira e vogliono evitare di perdere la poltrona. Per non parlare di imbroglioni autentici arrivati non si sa come in Parlamento. E l’ironia della sorte sai qual e’? Che fuori d’Italia abitano alcuni degli italiani migliori, quelli che sono stati cercati da grandi corporations o istituzioni per lavorare perche’ mancavano skills adeguate in quei paesi. E emigrati antichi, di grandissimo valore che hanno dedicato la loro vita a guadagnarsi il pane onestamente. Ma ambo le categorie si tengono alla larga dalla politica. Sembra che pensino che sia una cosa torbida. E come si puo’ dare loro torto viste le figure che circolano in quell’ambiente degli italiani all’estero?”, si chiede il tipo basso e tarchiato.
E con questa domanda vi lascio miei cari lettori. Sto francamente pensando di smettere di scrivere. Come dicono i miei colleghi, sembra una lotta difficile e impari. Ma cio’ che e’ peggio, inutile. Il “nuovo” e’ come il vecchio o anche peggio. Le leve nuove e brillanti sono emarginate sempre di piu’ dalla politica degli italiani all’estero. Crescono e si fortificano persone di dubbia qualita’. Ci sono elementi validissimi che lavorano alacremente e onestamente. Ma loro stessi sono sfiduciati.
Articolo scritto il 03 Apr 2009
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