“Caro Max ora tutti dicono che si tratta di una guerra. Ma quando tu scrivesti l’articolo solo 8 giorni fa sotto casa tua ci fu una festa di inaugurazione del bar della strada. Era pienissimo tanto che non si poteva camminare. L’epidemia era gia’ esplosa ma la gente se ne fregava. Ora sono nel panico”.
Chi mi siede davanti (ad oltre un metro di sicurezza) e’ un italiano molto anziano (oltre ottantenne) di quelli a piu’ alto rischio del covid 19. Di quelli che se prendono il virus sono a serio rischio di vita.
E lui mi racconta la sua storia di italiano che ha navigato tanto nel mare della vita. Sentiamolo.
“Quando ero piccolo mio padre mi raccontava della spagnola la piu’ grande pandemia della storia. Una epidemia globale che uccise tra 50 e 100 milioni di persone. Fu talmente grande che raggiunse tutti i continenti, tutte le varie parti del mondo nel periodo 1918- 20.
Duro’ due anni. Fu devastante. Ebbe un primo picco, poi calo’ e la gente si rilasso’. E fu allora che ci fu il secondo picco. Molto piu’ forte e devastante del primo. In quel periodo la gente all’inizio dette poca importanza al rischio del contagio. E questo favori’ la pandemia.
Morivano persone come mosche. Una cosa terribile.
Ora vedi il comportamento della gente, dei governi in questo momento.
Esattamente lo stesso. All’inizio tutti i governi hanno minimizzato. Poi hanno cominciato a prenderla seriamente. Poi hanno cominciato a prendere misure sempre piu’ severe.
Ma la gente no.
La gente vedeva questo fenomeno come una cosa della tv e basta.
Continuava ad uscire e divertirsi.
Persino ora in queste belle giornate di sole la gente esce e cammina. Porta a spasso il cane. Fa jogging. Una cosa surreale.
Il virus e’ come il simbolo della morte, invisibile che falcia la gente che incontra. Prima li contamina poi li uccide. I primi a cadere sono i vecchi. Ma e’ inutile illudersi. Se non lo si controlla si espandera’ sempre di piu’.
Avevi ragione tu. E’ proprio una guerra. La terza guerra mondiale. Una guerra in cui nessuno vince ma tutti perdiamo. Perdiamo la vita.
Cosa dovremmo fare?
Ovvio prima di tutto stare in casa e non uscire.
Andare in ospedale solo se necessario visto che la gente che lavora li’ e’ sommersa di persone malate che non possono essere assistite.
Mio padre mi diceva che durante la “spagnola” le persone malate venivano lasciate morire. Orribile a dirsi. Ma cosa si poteva fare quando la gente stava malissimo e continuavano ad arrivarne altri ed altri senza sosta? Che si poteva fare?
Temo che lo stesso accadra’ questa volta.
Dobbiamo essere forti. ed avere fede. Perche’ senza quella siamo finiti.
Cosa succedera’? Molti, moltissimi ce la faranno. Ma molti moriranno.
Mio padre si salvo’. e mi disse che cose cosi’ accadono una volta ogni cent’anni.
Cerchiamo di guardarci dentro e di migliorare. Cosi’ da imparare da questa esperienza terribile.
E sai perche’?
Con la tecnologia recente ci siamo sentiti invincibili.
Ma la fragilita’ umana oggi come cent’anni fa e’ uguale.
Non illudiamoci che con la nostra arroganza ce la facciamo sempre e comunque. Perche’ questo virus ci mostra esattamente il contrario.
Affrontiamo questa terribile esperienza con fede e umanita’. Perché cosi diventeremo persone migliori.”
E cosi’ vi passo il messaggio del nostro amico ultraottantenne con la speranza che faremo cio’ che dice.
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