“Lo vedi Max che non ti legge nessuno? Su questa storia di Battisti le dichiarazioni e gli appelli alle autorita’ brasiliane e alla comunita’ italo-brasiliana si susseguono in maniera monotona e inutile. La tua spiegazione geopolitica non sembra averla letta nessuno” dice il tipo col naso aquilino mentre sorseggia la cervejinha gelata. “E quello che e’ peggio e’ che questi appelli si rivolgono anche ad autorita’ di alto livello italo-brasiliane” sgnignazza il tipo tarchiato con il viso rotondo che tradisce le origini meridionali.
Siamo a Sao Paolo, boteco (bar povero) dei cronisti italiani. Caldo pomeriggio di gennaio. I miei colleghi si divertono a prendermi in giro sui miei recenti articoli sul caso Battisti, da me commentato con un affaire polico-affaristico franco-brasiliano. Il punto che suscita la strisciante ilarita’ e’ il richiamo alle origini italiane da parte di autorita’ di alto livello nazionali italiane per sensibilizzare la comunita’ italo-brasiliana per il rimpatrio del terrorista.
Il mio punto e’ che solo un rapporto di business ongoing (corrente) tra la comunita’ italiana in patria ed in Brasile puo’ influire sulle decisioni dei due paesi. In mancanza d’esso il richiamo al cognome di origine italiano e’ destinato a cadere nel vuoto. “Delle due l’una: o sono dichiarazioni ingenue o manca in Italia una reale coscienza di come funzionano le comunita’ nazionali all’estero, non solo quella italiana.” afferma il tipo con il naso aquilino.
Sono propenso a scegliere questa seconda opzione. Per ironia della sorte, l’Italia si rivolge a noi in circostanze che sono sempre a noi rinfacciate: quando ne ha bisogno. Quando ha bisogno di un nostro intervento, un nostro atto a favore della Patria. “Con che faccia ci chiedono di intervenire quando ci chiamano papponi, scroccatori a sbafo, quando non fanno mai niente per noi?” insiste il tipo basso e tarchiato. C’è dell’acredine nelle parole del mio amico ma e’ comprensibile.
Italiano all’estero è vilipeso spesso, sembra di sparare sulla croce rossa. “E non solo residente italiano all’estero. Guarda ad esempio quel povero Giovanni Falcone, che inferno deve passare per vedere suo figlio Angelo. Detenuto italiano all’estero e’ anche peggio” dice il tipo col naso aquilino, riferendosi all’incredibile caso del genitore italiano di un ragazzo lasciato a marcire nelle carceri indiane. “Non discuto se il figlio sia colpevole o no, ma il suo diritto di scontare la pena in Italia” aggiunge naso aquilino.
E forse questo caso e’ emblematico. Nel caso di Angelo nessuno della famosa e aristocratica intellighenzia italiana si e’ mobilitato. Al contrario e’ ignorato quasi con disprezzo.
Nel caso di Battisti si e’ mobilitato nientemeno che Henry Levy, uno dei massimo intellettuali mondiali. Battisti, e’ bene ricordarlo, e’ un pluriomicida. Angelo invece e’ accusato di traffico di droga.
E nel caso di Battisti, Levy si e’ mobilitato sul serio. Nonostante l’avanzata eta’, ha incontrato il ministro della giustizia brasiliana per la sua liberazione. Ma qui in Brasile circola un’altra voce. La figlia di Levy e’ ex-compagna dell’ex-compagno di Carla Bruni (con cui ha avuto un figlio), a sua volta moglie del presidente Sarkozy. In altre parole la linea diretta tra Levy e la Bruni e’ quasi di sangue e non ideologica, come si e’ raccontato in Italia. E’ evidente che l’appoggio alla liberazione di Battisti era fortissima.
Pertanto per ribattere alle critiche dei miei compagni di boteco fatemi rispondere cosi’: chi ignora la dimensione dell’affaire Battisti richiamandosi ai nostri cognomi italiani in Brasile piu’ che al business sembra farlo piu’ per dovere di patria che per ragione.
Gli italo-brasiliani non scenderanno in piazza per l’estradizione di Battisti, nemmeno sanno chi e’ ne’ lo vogliono sapere. Ne’ li si puo’ biasimare. Ci hanno lasciato nel dimenticatoio per troppo tempo e ora richiamarsi a noi, questo si’, suscita l’ilarita degli italo-brasiliani.
1 commento:
Bravissimo signore Max.
O Senador Mantica é rapido para cobrar. Mas quando é cobrado!!!!
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