Buco nell’acqua. Spreco di soldi pubblici. Soldi buttati dalla finestra. Questo sembra il vero risultato dell’ultimo tentativo dei parlamentari italiani di influenzare quello che sembra un risultato scontato: la non estradizione del terrorista Battisti. Perche’? Cerchiamo di spiegarlo.
In questi giorni a Brasilia si parla italiano.
Guarda caso nella settimana del Carnevale brasiliano siamo stati onorati dalla contemporanea presenza di due delegazioni di parlamentari italiani che sono venuti in Brasile per tentare di influenzare il risultato del processo di estradizione. Nientemeno che il vice-presidente della Camera Maurizio Lupi in compagnia dell’onorevole Porta (su esplicita richiesta del presidente Fini) hanno incontrato il neoeletto presidente della Camera dei deputati brasiliana, Michel Temer.
''Il colloquio -informa un comunicato dell'ufficio stampa di Lupi- ha consentito di trasmettere un messaggio chiaro e autorevole di calorosa attenzione e di forte aspettativa di una soluzione positiva del caso Battisti.” I due ''hanno inoltre sottolineato la vivissima aspettativa dell'Assemblea e di tutte le Istituzioni italiane circa una pronuncia del Supremo Tribunal Federal a favore dell'estradizione di Cesare Battisti.”
E c’era bisogno di venire fino a Brasilia dopo un carissimo giro per il Brasile per manifestare questa aspettativa? Quanto e’ costato il viaggio dei nostri parlamentari: 10, 20, 30 mila euro? Tutto questo per un buco nell’acqua?
Al tempo stesso le delegazioni delle Associazioni di amicizia tra Italia e Brasile, composte per parte italiana dal presidente Domenico Scilipoti (IdV) e dal segretario Carlo Monai e per parte brasiliana dal presidente Mauricio Trindade, hanno incontrato il vice ministro, Pedro Abramovay, il senatore Eduardo Suplicy e il deputato Jose Eduard Cardezo, per discutere del caso di Cesare Battisti. Inoltre i due parlamentari italiani hanno incontrato il senatore Josè Sarney, presidente del Senato federale brasiliano per la stessa ragione. Stesso risultato e probabilmente stesso costo del viaggio. Non sappiamo se il costo di questo viaggio e’ a carico del nostro Parlamento e giriamo questa domanda ai diretti responsabili.
A parte il caso dell’onorevole Porta, che vive in Brasile e che e’ aduso a venire qui, la spiegazione piu’ plausibile di un viaggio durante il periodo di Carnevale per influenzare il risultato del processo di estradizione che dipende dalla decisione del Supremo Tribunal Federal e’ il carnevale stesso. Perche’? direte voi miei lettori.
Beh il punto e’ il seguente: sia il ministro della Giustizia brasiliano che il presidente hanno gia’ chiarito che per loro il caso e’ chiuso. L’unica possibilita’ di rimettere tutto in discussione e’ se il Supremo Tribunal Federal dichiara la illegittimita’ della norma che affida al ministro di giustizia la decisione di un processo di estradizione.
Lasciatemi fare una domanda. Il Supremo Tribunal Federal equivale alla nostra Corte Costituzionale. Ora se la Corte Costituzionale italiana dovesse decidere a legittimita’ o meno di una norma italiana, avrebbe senso incontrare il presidente della Camera o del Senato per influenzare la decisione dell’ alta Corte? Anche uno studente di giurisprudenza risponderebbe che si tratterebbe di una pretesa assurda. Di qui il risultato sarebbe un prevedibile buco nell’acqua.
Se il costo dei viaggi di entrambi le delegazioni fosse a carico del Parlamento italiano si tratterebbe di un costo probabilmente di minimo 50.000 euro. Soldi che potrebbero essere utilizzati per gli emigrati italiani in condizione di indigenza in Sudamerica. Se si desse 500 euro a testa si potrebbero assistere 100 indigenti, il che non e’ poco.
Ma allora perche’ i nostri parlamentari (con l’eccezione di Porta) sono venuti in Brasile, visto che era prevedibile il buco nell’acqua?
Ma come non pensarci? Vedere il Carnevale, nel Sambodromo, a spese del Parlamento italiano.
martedì 24 febbraio 2009
giovedì 19 febbraio 2009
Chi sono i veri rappresentanti degli italiani all’estero?
“Caro Max dopo i tuoi recenti articoli e’ tutto un fiorire di rappresentanti italiani all’estero. In sudamerica come in Nordamerica, in Australia come in Sudafrica questo termine e’ diventato comune dentro le comunita’ italiane all’estero. Molti si alzano ed affermano che loro sono i veri, gli autentici rappresentanti della comunita’. Ma chi sono per te veramente i rappresentanti degli italiani all’estero?” mi chiede il mio lettore dal Peru’?
Beh, la domanda e’ complessa perche’ si tratta di individuare una categoria molto ambita ma poco conosciuta veramente. Quando si spazia su aree enorme come interi continenti e’ illusorio pensare che qualcuno possa rappresentare gli umori della comunita’ italiana in un cosi’ vasto spazio. Tuttavia se si analizzano bene le caratteristiche delle comunita’ italiane all’estero si trovano comuni denominatori che fanno si’ che l’impresa di identificare chi possa rappresentare tali comunita’ non e’ poi cosi’ impossibile.
Proviamo percio’ a fare alcune comparazioni che sono assolutamente arbitrarie ma che danno idea di cosa parliamo. Che Guevara fu indubbiamente a torto o a ragione un leader dell’intera America Latina. Amato o odiato il Che fu colui con cui milioni di latinoamericani si identificarono. Forse la ragione di tale successo fu il fatto che, al di la’ delle ragioni politiche, il Che conosceva bene la realta’ sociale del popolo latinoamericano indipendentemente da dove si trovasse. Cio’ perche’, avendo viaggiato molto, aveva conosciuto le differenti realta’ dei vari paesi latinoamericani e, al di la’ delle notevoli differenze, aveva inteso le similitudini di base. Questa e’ forse la ragione della sua popolarita’ tra tutti gli strati sociali, al di la’ delle idee politiche. Ecco il leader di comunita’ cosi’ grandi da avvolgere interi continenti deve necessariamente conoscere le varie realta’ non “dall’ alto”, incontrando personalita’ di vertice delle comunita’, ma “dal basso”, parlando con le persone umili delle comunita’ e discutendo con loro i problemi. Sia che si tratti di leader di destra che di sinistra il leader vero e’ colui che ha queste caratteristiche. La persona che il popolo sente parte di esso perche’ lo conosce e conosce i suoi problemi.
Nel caso delle comunita’ italiane all’estero si verifica la stessa cosa. I sistemi rappresentativi instaurati in passato (Comites, etc.) sono assolutamente inutili e dannosi nel rappresentare le comunita’ all’estero. Nessuna sorpresa che sia da destra che da sinistra se ne chiede la loro abolizione o revisione. Se chiedete ad un italiano medio residente all’estero che e’ il membro del suo comites e cosa fa al 95% la risposta sara’: non so. Stesso dicasi per i parlamentari eletti all’estero. Molto spesso l’appartenenza ad un patronato o ad un partito facilita la diffusione del suo nome prima delle elezioni. Tuttavia se ripetete la domanda di cui sopra la risposta al 95% sara’ la stessa: non so.
Questo perche’ le circoscrizioni sono troppo grandi perche’ le persone elette siano conosciute, direte voi. Probabilmente e’ vero. C’e’ tuttavia un’altra ragione anche piu’ importante: al di la’ della notorieta’ o meno dell’ eletto in questione, la comunita’ italiana all’estero sa che il tipo non conosce i loro problemi. Questi e’ indicato da partiti o appoggiato da sindacati ma pochi lo conoscono nella comunita’ italiana. Peggio ancora lui stesso la conosce poco. I suoi galoppini di tanto in tanto fanno interrogazioni “senz’anima” in parlamento su cosa succede ad esempio in Venezuela o in Cile, ma lui, l’eletto, non sa come si comporta la comunita’ la’, ne’ (molto spesso) gli importa.
Tuttavia recentemente con l’aumento dei viaggi e la diffusione di internet e’ nata una nuova generazione di persone che si muovono in un continente come il sudamerica, il nordamerica o l’australia come se fossero a casa loro. Hanno i contatti con le comunita’ locali e soprattutto ricevono periodicamente da esse segnalazioni sui loro problemi. Il rapporto e’ immediato e non mediato da galoppini di politici. Per queste persone, veri e propri rappresentanti delle comunita’ italiane all’estero, ricevere una email di un parlamentare o da un modesto cittadino italiano all’estero e’ lo stesso. Non sono interessati alla notorieta’ o alla carriera politica ma a cercare di risolvere i problemi delle comunita’. A volte queste persone “stand up for your rights” come diceva Bob Marley. Subito sorgono dietrologhi che cercano di capire la loro corrente politica (di destra o di sinistra), persone che tendono a delegittimarli, che si sentono da loro offesi o imbarazzati. Si tratta di persone che si muovono con logiche del passato e che guardano a questo nuovo fenomeno con diffidenza. In fondo la stessa elezione di Obama negli USA si e’ basata sullo stesso principio: riconoscersi nelle idee nuove piuttosto che nelle persone vecchie del passato. Idee che sono rappresentate da persone come Obama che incarna i valori della comunita’ che rappresenta. Dal Wyoming all’Arizona, da New York alla California le persone hanno visto in Obama una persona vera che portera’ cambiamenti perche’ conosce i problemi. Una persona umile ma ferma. Un vero rappresentante della comunita’ americana.
Alla stessa maniera i veri rappresentanti delle comunita’ italiane all’estero sono persone che, al di la’ della loro provenienza, capiscono i problemi delle loro comunita’ anche se vaste. Persone che vengono dal basso, che non sono scelte dall’alto. Per questo sono amate dalle loro comunita’ e temute dai politici vecchio stile, che non sanno come avere a che fare con loro.
Tuttavia, fintantoche’ questi veri rappresentanti delle comunita’ italiane saranni ignorati dal potere centrale, aumentera’ sempre piu’ lo scollamento tra politica e comunita’, tra pensiero e azione.
Con il risultato che alla fine le comunita’italiane all’estero si senteranno sempre meno legate all’Italia e per sempre perdute dall’Italia. C’e’ qualcuno in Italia che forse si augura questo regalo.
“Timeo Danaos et dona ferentes” dicavano i latini a riguardo di questi tipi di regali.
Beh, la domanda e’ complessa perche’ si tratta di individuare una categoria molto ambita ma poco conosciuta veramente. Quando si spazia su aree enorme come interi continenti e’ illusorio pensare che qualcuno possa rappresentare gli umori della comunita’ italiana in un cosi’ vasto spazio. Tuttavia se si analizzano bene le caratteristiche delle comunita’ italiane all’estero si trovano comuni denominatori che fanno si’ che l’impresa di identificare chi possa rappresentare tali comunita’ non e’ poi cosi’ impossibile.
Proviamo percio’ a fare alcune comparazioni che sono assolutamente arbitrarie ma che danno idea di cosa parliamo. Che Guevara fu indubbiamente a torto o a ragione un leader dell’intera America Latina. Amato o odiato il Che fu colui con cui milioni di latinoamericani si identificarono. Forse la ragione di tale successo fu il fatto che, al di la’ delle ragioni politiche, il Che conosceva bene la realta’ sociale del popolo latinoamericano indipendentemente da dove si trovasse. Cio’ perche’, avendo viaggiato molto, aveva conosciuto le differenti realta’ dei vari paesi latinoamericani e, al di la’ delle notevoli differenze, aveva inteso le similitudini di base. Questa e’ forse la ragione della sua popolarita’ tra tutti gli strati sociali, al di la’ delle idee politiche. Ecco il leader di comunita’ cosi’ grandi da avvolgere interi continenti deve necessariamente conoscere le varie realta’ non “dall’ alto”, incontrando personalita’ di vertice delle comunita’, ma “dal basso”, parlando con le persone umili delle comunita’ e discutendo con loro i problemi. Sia che si tratti di leader di destra che di sinistra il leader vero e’ colui che ha queste caratteristiche. La persona che il popolo sente parte di esso perche’ lo conosce e conosce i suoi problemi.
Nel caso delle comunita’ italiane all’estero si verifica la stessa cosa. I sistemi rappresentativi instaurati in passato (Comites, etc.) sono assolutamente inutili e dannosi nel rappresentare le comunita’ all’estero. Nessuna sorpresa che sia da destra che da sinistra se ne chiede la loro abolizione o revisione. Se chiedete ad un italiano medio residente all’estero che e’ il membro del suo comites e cosa fa al 95% la risposta sara’: non so. Stesso dicasi per i parlamentari eletti all’estero. Molto spesso l’appartenenza ad un patronato o ad un partito facilita la diffusione del suo nome prima delle elezioni. Tuttavia se ripetete la domanda di cui sopra la risposta al 95% sara’ la stessa: non so.
Questo perche’ le circoscrizioni sono troppo grandi perche’ le persone elette siano conosciute, direte voi. Probabilmente e’ vero. C’e’ tuttavia un’altra ragione anche piu’ importante: al di la’ della notorieta’ o meno dell’ eletto in questione, la comunita’ italiana all’estero sa che il tipo non conosce i loro problemi. Questi e’ indicato da partiti o appoggiato da sindacati ma pochi lo conoscono nella comunita’ italiana. Peggio ancora lui stesso la conosce poco. I suoi galoppini di tanto in tanto fanno interrogazioni “senz’anima” in parlamento su cosa succede ad esempio in Venezuela o in Cile, ma lui, l’eletto, non sa come si comporta la comunita’ la’, ne’ (molto spesso) gli importa.
Tuttavia recentemente con l’aumento dei viaggi e la diffusione di internet e’ nata una nuova generazione di persone che si muovono in un continente come il sudamerica, il nordamerica o l’australia come se fossero a casa loro. Hanno i contatti con le comunita’ locali e soprattutto ricevono periodicamente da esse segnalazioni sui loro problemi. Il rapporto e’ immediato e non mediato da galoppini di politici. Per queste persone, veri e propri rappresentanti delle comunita’ italiane all’estero, ricevere una email di un parlamentare o da un modesto cittadino italiano all’estero e’ lo stesso. Non sono interessati alla notorieta’ o alla carriera politica ma a cercare di risolvere i problemi delle comunita’. A volte queste persone “stand up for your rights” come diceva Bob Marley. Subito sorgono dietrologhi che cercano di capire la loro corrente politica (di destra o di sinistra), persone che tendono a delegittimarli, che si sentono da loro offesi o imbarazzati. Si tratta di persone che si muovono con logiche del passato e che guardano a questo nuovo fenomeno con diffidenza. In fondo la stessa elezione di Obama negli USA si e’ basata sullo stesso principio: riconoscersi nelle idee nuove piuttosto che nelle persone vecchie del passato. Idee che sono rappresentate da persone come Obama che incarna i valori della comunita’ che rappresenta. Dal Wyoming all’Arizona, da New York alla California le persone hanno visto in Obama una persona vera che portera’ cambiamenti perche’ conosce i problemi. Una persona umile ma ferma. Un vero rappresentante della comunita’ americana.
Alla stessa maniera i veri rappresentanti delle comunita’ italiane all’estero sono persone che, al di la’ della loro provenienza, capiscono i problemi delle loro comunita’ anche se vaste. Persone che vengono dal basso, che non sono scelte dall’alto. Per questo sono amate dalle loro comunita’ e temute dai politici vecchio stile, che non sanno come avere a che fare con loro.
Tuttavia, fintantoche’ questi veri rappresentanti delle comunita’ italiane saranni ignorati dal potere centrale, aumentera’ sempre piu’ lo scollamento tra politica e comunita’, tra pensiero e azione.
Con il risultato che alla fine le comunita’italiane all’estero si senteranno sempre meno legate all’Italia e per sempre perdute dall’Italia. C’e’ qualcuno in Italia che forse si augura questo regalo.
“Timeo Danaos et dona ferentes” dicavano i latini a riguardo di questi tipi di regali.
lunedì 16 febbraio 2009
L’Italia, il paese del carnevale delle relazioni internazionali
“Mio caro Max per valutare come funzionano le relazioni internazionali bisogna comparare differenti situazioni di crisi e l’approccio usato da diversi paesi. Solo cosi’ si puo’ vedere se l’approccio usato da un paese e’ credibile o no”. Nelle parole del mio vecchio professore di liceo si riassume tutta la filosofia della politica di relazioni internazionali. Le lezioni del mio umile e sapiente professore di liceo mi sono tornate alla mente per valutare tre differenti crisi internazionali di diversa gravita’ tra paesi europei e sudamericani. Come vedremo l’approccio usato e’ molto differente, cosi’ come la credibilita’ internazionale dei paesi coinvolti.
Primo caso. Caracas, Venezuela. L’eurodeputato spagnolo Luis Herrero che voleva svolgere il ruolo di osservatore internazionale per le elezioni presidenziali e’ stato espulso dal paese. Il regime di Chavez ha ritenuto (a torto o a ragione) che Herrero con le sue dichiarazioni stava interferendo con il processo di elezioni che si svolgera’ li’. Immediatamente il governo spagnolo ha convocato l’ambasciatore del Venezuela in Madrid per spiegazioni circa la espulsione dell’eurodeputato. Il governo spagnolo ha voluto dare un segnale chiaro che non si puo’ toccare un proprio deputato (anche se opina sul processo democratico di un altro paese) senza porre in rischio le relazioni tra i due paesi. E questo immediatamente.
Secondo caso. Zurigo, Svizzera. Una brasiliana che si dice attacata da skinheads locali dice di aver perso i propri figli di cui era in attesa per colpa dell’attacco. Immediatamente dichiarazioni del Ministro degli esteri brasiliano e dello stesso presidente di quel paese criticano ferocemente l’accaduto. La stampa brasiliana fa lo stesso e attacca di razzismo il paese svizzero.
Dopodiche’ la polizia svizzera afferma che la donna non era incinta e che al contrario era tutta una invenzione. La stampa svizzera insorge. Si attacca violentemente l’irresponsabilita’ di ministri e dello stesso presidente brasiliano che sembrano aver sposato la tesi della brasiliana senza aver minimamente atteso i risultati delle indagini. La stampa brasiliana e’ tacciata di sensazionalista, che scrive menzogne senza alcuna verifica. Il partito SVP svizzero chiede un processo contro la brasiliana. Questa probabilmente sara’ esplulsa. Le relazioni tra i due paesei (Brasile e Svizzera) sono irrevocabilmente incrinate. Tutto questo avviene immediatamente. Ancora una volta il segnale del paese europeo verso il paese sudamericano e’ immediato forte e chiaro.
Terzo caso: Rio de Janeiro, Brasile. Battisti, pluriomicida terrorista italiano viene arrestato. Il Brasile dopo alcuni anni dall’arresto, nega l’estradizione. In piu’ il ministro della Giustizia brasiliano fa affermazioni gravissime e offensive sull’intero sistema giudiziario italiano. Il processo di estradizione e’ ancora aperto. Il presidente Lula afferma che il caso e’ chiuso. Il ministro degli esteri italiano afferma che tutto e’ a posto e che confida nel risultato positivo del processo di estradizione. La telenovela Battisti si trascina da mesi con affermazioni da un lato e dall’altro sempre piu’ pesanti. Si supera di gran lunga il tenore delle polemiche dei due precedenti casi. Tuttavia (al di la’ di un ridicolo balletto dell’ambasciatore italiano che viene e va da Brasilia) le relazioni tra i due paesi non sono minimamente messe in discussione. Non si ferma nemmeno una misera amichevole di calcio (che francamente si poteva evitare per lo meno per evitare una brutta figura calcistica). L’onore dell’ Italia e’ sotto i piedi. Le reazioni di Svizzera e Spagna, altri paesi europei di rango simile al nostro, non sono minimamente comparabili. Loro alzano subito alla minima offesa noi non reagiamo nemmeno ai pugni in faccia. La credibilita’ internazionale del nostro paese e’ azzerata.
In questi giorni sta per arrivare il Carnevale. Si dice tanto che il Brasile e’ il paese del Carnevale. Sara’ per questo che in questi giorni una delegazione di alto livello di politici italiani e’ in Brasile. Invece di incontrare gli italo-brasiliani non avranno tempo per loro ma vedranno solo autorita’ di “alto livello”. Il tempo ci dira’ se questa visita sara’ di valore o solo un ennesimo spreco di soldi del governo italiano. Cio’ che ci sembra di poter affermare con chiarezza, dall’analisi di questi tre casi di relazioni internazionali tra paesi europei e sudamericani, e’ che con certezza, come il mio professore concluderebbe, l’Italia e’ il paese del carnevale delle relazioni internazionali.
Primo caso. Caracas, Venezuela. L’eurodeputato spagnolo Luis Herrero che voleva svolgere il ruolo di osservatore internazionale per le elezioni presidenziali e’ stato espulso dal paese. Il regime di Chavez ha ritenuto (a torto o a ragione) che Herrero con le sue dichiarazioni stava interferendo con il processo di elezioni che si svolgera’ li’. Immediatamente il governo spagnolo ha convocato l’ambasciatore del Venezuela in Madrid per spiegazioni circa la espulsione dell’eurodeputato. Il governo spagnolo ha voluto dare un segnale chiaro che non si puo’ toccare un proprio deputato (anche se opina sul processo democratico di un altro paese) senza porre in rischio le relazioni tra i due paesi. E questo immediatamente.
Secondo caso. Zurigo, Svizzera. Una brasiliana che si dice attacata da skinheads locali dice di aver perso i propri figli di cui era in attesa per colpa dell’attacco. Immediatamente dichiarazioni del Ministro degli esteri brasiliano e dello stesso presidente di quel paese criticano ferocemente l’accaduto. La stampa brasiliana fa lo stesso e attacca di razzismo il paese svizzero.
Dopodiche’ la polizia svizzera afferma che la donna non era incinta e che al contrario era tutta una invenzione. La stampa svizzera insorge. Si attacca violentemente l’irresponsabilita’ di ministri e dello stesso presidente brasiliano che sembrano aver sposato la tesi della brasiliana senza aver minimamente atteso i risultati delle indagini. La stampa brasiliana e’ tacciata di sensazionalista, che scrive menzogne senza alcuna verifica. Il partito SVP svizzero chiede un processo contro la brasiliana. Questa probabilmente sara’ esplulsa. Le relazioni tra i due paesei (Brasile e Svizzera) sono irrevocabilmente incrinate. Tutto questo avviene immediatamente. Ancora una volta il segnale del paese europeo verso il paese sudamericano e’ immediato forte e chiaro.
Terzo caso: Rio de Janeiro, Brasile. Battisti, pluriomicida terrorista italiano viene arrestato. Il Brasile dopo alcuni anni dall’arresto, nega l’estradizione. In piu’ il ministro della Giustizia brasiliano fa affermazioni gravissime e offensive sull’intero sistema giudiziario italiano. Il processo di estradizione e’ ancora aperto. Il presidente Lula afferma che il caso e’ chiuso. Il ministro degli esteri italiano afferma che tutto e’ a posto e che confida nel risultato positivo del processo di estradizione. La telenovela Battisti si trascina da mesi con affermazioni da un lato e dall’altro sempre piu’ pesanti. Si supera di gran lunga il tenore delle polemiche dei due precedenti casi. Tuttavia (al di la’ di un ridicolo balletto dell’ambasciatore italiano che viene e va da Brasilia) le relazioni tra i due paesi non sono minimamente messe in discussione. Non si ferma nemmeno una misera amichevole di calcio (che francamente si poteva evitare per lo meno per evitare una brutta figura calcistica). L’onore dell’ Italia e’ sotto i piedi. Le reazioni di Svizzera e Spagna, altri paesi europei di rango simile al nostro, non sono minimamente comparabili. Loro alzano subito alla minima offesa noi non reagiamo nemmeno ai pugni in faccia. La credibilita’ internazionale del nostro paese e’ azzerata.
In questi giorni sta per arrivare il Carnevale. Si dice tanto che il Brasile e’ il paese del Carnevale. Sara’ per questo che in questi giorni una delegazione di alto livello di politici italiani e’ in Brasile. Invece di incontrare gli italo-brasiliani non avranno tempo per loro ma vedranno solo autorita’ di “alto livello”. Il tempo ci dira’ se questa visita sara’ di valore o solo un ennesimo spreco di soldi del governo italiano. Cio’ che ci sembra di poter affermare con chiarezza, dall’analisi di questi tre casi di relazioni internazionali tra paesi europei e sudamericani, e’ che con certezza, come il mio professore concluderebbe, l’Italia e’ il paese del carnevale delle relazioni internazionali.
Caso Battisti: qual’e’ la verita’?
“Caro Max cosa pensi degli ultimi sviluppi del caso Battisti?” mi chiede il mio amico toscano nel ristorante dei cronisti poveri di Sao Paolo. “E che vuoi che pensi? La solita solfa: tante chiacchiere e niente fatti.” risponde il mio amico col naso aquilino che tradisce le radici italiche. E continua “In questi giorni una delegazione di politici di alto livello viene dall’Italia in Brasile per la crisi tra i due paesi. Incontri importanti ma la comunita’ italo-brasiliana ancora una volta ignorata. Buffi questi politici italiani: danno la colpa a noi del caso Battisti pero’ quando vengono non ci consultano nemmeno. Vengono per parlare col presidente del Brasile ma siamo noi che lo scegliamo il presidente. Noi italo-brasiliani siamo decisivi in Brasile. Ma sara’ che vengono per il Carnevale brasiliano (che sara’ a giorni)?”.
“Ma perche’ e’ tutta una farsa, noi siamo usati come capro espiatorio ma in realta’ in Italia non sono interessati veramente ad avere Battisti. Vedete il balletto dell’ambasciatore: richiamato in patria in maniera plateale e ritornato in Brasile in sordina. Un’altra farsa della nostra diplomazia. E cosi’ continuiamo a perdere credibilita’ internazionale.” aggiunge il tipo basso e tarchiato di origini meridionali.
“Un punto da sottolineare e’ che il Brasile ha ragione: ha le sue leggi e se secondo queste non si estrada Battisti non verra’ estradato ed e’ giusto cosi’” afferma il tipo romano con il suo tipico accento della capitale. “E’ questo il punto” ribadisce il mio amico tarchiato “loro hanno le loro leggi e hanno ragione a fare cio’ che vogliono. Ma nelle relazioni internazionali quando uno stato fa una scelta ne paga le conseguenze. E quali le conseguenze paventate dall’Italia? Nessuna.
Al contrario i membri del governo italiano si sono affrettati a ribadire che assolutamente non ci saranno conseguenze, nessuna, nemmeno l’annullamento di una partita di calcio dove siamo stati umiliati per mancanza di gioco, una cosa simile a cio’ che e’ successo con la nostra diplomazia. Perche’ mai il Brasile dovrebbe restituire Battisti? E tutto un balletto per catturare i voti non lo capite?” afferma il toscanaccio dal fondo.
“Vedrete, alla fine Battisti non lo estradano ma daranno la colpa a noi italo-brasiliani. Loro non ci sanno fare e danno la colpa a noi. Max di’ agli italiani d’Italia che noi non abbiamo niente a che fare con questo giochetto. Noi italo-brasiliani siamo dalla parte delle legittime richieste dei familiari delle vittime dei terroristi. Noi non siamo stati ne’ saremo consultati dal Ministero degli esteri italiani ne’ da nessuna delle autorita’ italiane. Se Battisti non sara’ estradato e’ colpa della politica double-face della diplomazia italiana (faccia dura davanti e sorriso dietro le quinte).”
Che volete che aggiunga alle parole dei miei amici del ristorante povero di sao Paolo? E’ un gruppo di cronisti che ha visto quasi tutto, emigrati in una situazione economica dura, approdati in Brasile e che guadagna duramente da vivere. I nostri politici quando vengono qui stanno alla larga da noi, non ci considerano importanti. Poi pero’ prendono cantonate madornali, creano crisi internazionali, si comportano in maniera ingenua. Finora tutti (ma proprio tutti) i passi del processo Battisti sono stati persi “in malo modo” (per usare un linguaggio calcistico). Tuttavia dall’Italia si continua quasi a cantare vittoria facendo affidamento a presunte faide interne al Supremo Tribunale Federale competente per la decisione sull’ estradizione. Sembra proprio che i miei amici hanno ragione. E’ solo fumo negli occhi gli italiani.
E allora italiani d’Italia passo il messaggio dei miei amici di Sao Paolo: Nel caso Battisti state attenti ai fatti non alle parole. Se Battisti sara’ estradato sara’ merito della nostra diplomazia. Se non lo sara’ sara’ suo demerito. Questi sono i fatti. Il resto saranno chiacchiere al vento. La comunita’ italo-brasiliana e’ stata ignorata dall’inizio alla fine di questa storia. E’ stata una scelta precisa dell’Italia. Solo il tempo mostreara’ se questo e’ giusto o no.
“Ma perche’ e’ tutta una farsa, noi siamo usati come capro espiatorio ma in realta’ in Italia non sono interessati veramente ad avere Battisti. Vedete il balletto dell’ambasciatore: richiamato in patria in maniera plateale e ritornato in Brasile in sordina. Un’altra farsa della nostra diplomazia. E cosi’ continuiamo a perdere credibilita’ internazionale.” aggiunge il tipo basso e tarchiato di origini meridionali.
“Un punto da sottolineare e’ che il Brasile ha ragione: ha le sue leggi e se secondo queste non si estrada Battisti non verra’ estradato ed e’ giusto cosi’” afferma il tipo romano con il suo tipico accento della capitale. “E’ questo il punto” ribadisce il mio amico tarchiato “loro hanno le loro leggi e hanno ragione a fare cio’ che vogliono. Ma nelle relazioni internazionali quando uno stato fa una scelta ne paga le conseguenze. E quali le conseguenze paventate dall’Italia? Nessuna.
Al contrario i membri del governo italiano si sono affrettati a ribadire che assolutamente non ci saranno conseguenze, nessuna, nemmeno l’annullamento di una partita di calcio dove siamo stati umiliati per mancanza di gioco, una cosa simile a cio’ che e’ successo con la nostra diplomazia. Perche’ mai il Brasile dovrebbe restituire Battisti? E tutto un balletto per catturare i voti non lo capite?” afferma il toscanaccio dal fondo.
“Vedrete, alla fine Battisti non lo estradano ma daranno la colpa a noi italo-brasiliani. Loro non ci sanno fare e danno la colpa a noi. Max di’ agli italiani d’Italia che noi non abbiamo niente a che fare con questo giochetto. Noi italo-brasiliani siamo dalla parte delle legittime richieste dei familiari delle vittime dei terroristi. Noi non siamo stati ne’ saremo consultati dal Ministero degli esteri italiani ne’ da nessuna delle autorita’ italiane. Se Battisti non sara’ estradato e’ colpa della politica double-face della diplomazia italiana (faccia dura davanti e sorriso dietro le quinte).”
Che volete che aggiunga alle parole dei miei amici del ristorante povero di sao Paolo? E’ un gruppo di cronisti che ha visto quasi tutto, emigrati in una situazione economica dura, approdati in Brasile e che guadagna duramente da vivere. I nostri politici quando vengono qui stanno alla larga da noi, non ci considerano importanti. Poi pero’ prendono cantonate madornali, creano crisi internazionali, si comportano in maniera ingenua. Finora tutti (ma proprio tutti) i passi del processo Battisti sono stati persi “in malo modo” (per usare un linguaggio calcistico). Tuttavia dall’Italia si continua quasi a cantare vittoria facendo affidamento a presunte faide interne al Supremo Tribunale Federale competente per la decisione sull’ estradizione. Sembra proprio che i miei amici hanno ragione. E’ solo fumo negli occhi gli italiani.
E allora italiani d’Italia passo il messaggio dei miei amici di Sao Paolo: Nel caso Battisti state attenti ai fatti non alle parole. Se Battisti sara’ estradato sara’ merito della nostra diplomazia. Se non lo sara’ sara’ suo demerito. Questi sono i fatti. Il resto saranno chiacchiere al vento. La comunita’ italo-brasiliana e’ stata ignorata dall’inizio alla fine di questa storia. E’ stata una scelta precisa dell’Italia. Solo il tempo mostreara’ se questo e’ giusto o no.
domenica 8 febbraio 2009
Brasile-Italia: 2-0 con autogols della diplomazia italiana
Le squadre scendono in campo concentrate a Londra. Siamo i campioni del mondo. Il Brasile scende in campo agguerrito. E’ da tempo che vuole vincere qualcosa. Ma e’ difficile di questi tempi. La crescita e’ forte, l’ economia va relativamente bene. E poi c’e’ lei la Francia, la nostra eterna nemica, al tempo stesso la piu’ grande amica del Brasile. L’abbiamo battuta in finale ma e’ sempre li’ a tramare contro di noi. Questa volta fa da arbitro ma qualcuno dice che e’ sospetto.
Palla al centro. La palla si chiama Cesare Battisti. Gli italiani con il loro solito stile, difesa e contropiede, il Brasile anche con fantasia e attacco corale. Siamo subito in difficolta’. In particolare la difesa che sembra non in palla. Marcature dure ma grandi svarioni difensivi. Forte tiro del ministro brasiliano della giustizia. Palla sotto la traversa dopo che rimbalza su un nostro difensore. Il ministro italiano degli esteri sbraita che la palla non era entrata ma l’arbitro convalida. Vibranti proteste dell’ Italia. Ma la verita’ e’ che la difesa e’ stata terribilmente ferma. Che faceva quando l’attaccante brasiliano e’ entrato liberissimo in area? Parlava di un fuorigioco d’ altri tempi, i diplomatici erano li’ a parlare tra di loro mentre il ministro brasiliano entrava con una serpentina in area. L’ultimo italiano in difesa, il nostro ambasciatore, e’ stato “bevuto” con una piroetta facile. Ma forse il brasiliano era in fuorigioco. L’arbitro, bella donna francese di origini italiane, non ha fischiato e il ministro brasiliano ha fatto gol. Battisti e’ entrato in rete e poi ne e’ uscito. Libero come un uccello.
Il pubblico italiano rumoreggia. Per la maggior parte era favorevole al match ma la parte che appoggia il governo era contraria. Di fatto il match beneficia l’opposizione. Perche’ mostra tutte le pecche della difesa, la nostra diplomazia, che con i suoi errori sembra essere gia’ in clima di Carnevale.
Il Brasile e’ sicuro di vincere. Ma nel calcio mai dire mai. L’europubblico appoggia l’Italia, quasi all’unanimita’. Ma il Brasile, conscio delle sue forze, non si fa intimorire. E poi c’è quell’ arbitro francese che da’ sempre il cartellino giallo. Gli interventi sono un po’ duri ma non cattivi.
Grandi ingenuita’ difensive dell’Italia . Come quella di ignorare la comunita’ italo-brasiliana, grande dodicesimo giocatore in campo. L’Italia lo ignora e preferisce fidarsi esclusivamente dello schema difesa e contropiede. Ma i tempi sono cambiati. La visione moderna del gioco, che ci ha permesso di vincere il campionato del mondo, e’ stata seguita da una involuzione del gioco. Si è tornati ai vecchi schemi e logiche. La nostra diplomazia sembra essere bloccata. E per questo sbaglia. Sbaglia di nuovo. Il ministro brasiliano e’ indiavolato. Dice che siamo bloccati agli anni di piombo. E scorazza a destra e manca. Il gol e’ nell’aria. Ma e’ di nuovo colpa della nostra difesa.
Troppo occupata ad accusare l’ avversario per elaborare una strategia che chiuda tutti i varchi. Commerciali, diplomatici, di scambio tra i due paesi. Una volta l’importante per l’Italia era il risultato ora sembra il contrario. Vuole mostrare che sta facendo qualcosa anche se il risultato sembra scontato a favore del Brasile. Ed infatti arriva il secondo gol. O meglio il secondo autogol. E sempre della difesa. Si accusa il pubblico italo-brasiliano di nuovo. Come nella semifinale Argentina-Italia giocata a Napoli nella Coppa del mondo di tanti anni fa. Allora si accusarono in napoletani di fare il tifo per Maradona piuttosto che per l’Italia. Ora si accusano gli italo-brasiliani di non fare abbastanza rumore sul caso Battisti. Allora come ora si cerca di mascherare i nostri difetti con accuse infondate. Ed il risultato e’ lo stesso. Perdiamo male. Grande delusione.
Ma in fondo e’ solo un’amichevole. I due capi di governo ribadiscono che la sconfitta non influira’ sulle eccellenti relazioni tra i due paesi. Ma allora era tutto un gioco? Forse pero’ non lo e’ stato per Alberto Torreggiani e gli altri, vittime della palla Cesare Battisti, veloce a rotolare da un lato all’altro per salvarsi. Che peccato che le sue vittime tanti anni fa non hanno potuto fare lo stesso e sono morte sotto i suoi colpi della sua pistola.
Palla al centro. La palla si chiama Cesare Battisti. Gli italiani con il loro solito stile, difesa e contropiede, il Brasile anche con fantasia e attacco corale. Siamo subito in difficolta’. In particolare la difesa che sembra non in palla. Marcature dure ma grandi svarioni difensivi. Forte tiro del ministro brasiliano della giustizia. Palla sotto la traversa dopo che rimbalza su un nostro difensore. Il ministro italiano degli esteri sbraita che la palla non era entrata ma l’arbitro convalida. Vibranti proteste dell’ Italia. Ma la verita’ e’ che la difesa e’ stata terribilmente ferma. Che faceva quando l’attaccante brasiliano e’ entrato liberissimo in area? Parlava di un fuorigioco d’ altri tempi, i diplomatici erano li’ a parlare tra di loro mentre il ministro brasiliano entrava con una serpentina in area. L’ultimo italiano in difesa, il nostro ambasciatore, e’ stato “bevuto” con una piroetta facile. Ma forse il brasiliano era in fuorigioco. L’arbitro, bella donna francese di origini italiane, non ha fischiato e il ministro brasiliano ha fatto gol. Battisti e’ entrato in rete e poi ne e’ uscito. Libero come un uccello.
Il pubblico italiano rumoreggia. Per la maggior parte era favorevole al match ma la parte che appoggia il governo era contraria. Di fatto il match beneficia l’opposizione. Perche’ mostra tutte le pecche della difesa, la nostra diplomazia, che con i suoi errori sembra essere gia’ in clima di Carnevale.
Il Brasile e’ sicuro di vincere. Ma nel calcio mai dire mai. L’europubblico appoggia l’Italia, quasi all’unanimita’. Ma il Brasile, conscio delle sue forze, non si fa intimorire. E poi c’è quell’ arbitro francese che da’ sempre il cartellino giallo. Gli interventi sono un po’ duri ma non cattivi.
Grandi ingenuita’ difensive dell’Italia . Come quella di ignorare la comunita’ italo-brasiliana, grande dodicesimo giocatore in campo. L’Italia lo ignora e preferisce fidarsi esclusivamente dello schema difesa e contropiede. Ma i tempi sono cambiati. La visione moderna del gioco, che ci ha permesso di vincere il campionato del mondo, e’ stata seguita da una involuzione del gioco. Si è tornati ai vecchi schemi e logiche. La nostra diplomazia sembra essere bloccata. E per questo sbaglia. Sbaglia di nuovo. Il ministro brasiliano e’ indiavolato. Dice che siamo bloccati agli anni di piombo. E scorazza a destra e manca. Il gol e’ nell’aria. Ma e’ di nuovo colpa della nostra difesa.
Troppo occupata ad accusare l’ avversario per elaborare una strategia che chiuda tutti i varchi. Commerciali, diplomatici, di scambio tra i due paesi. Una volta l’importante per l’Italia era il risultato ora sembra il contrario. Vuole mostrare che sta facendo qualcosa anche se il risultato sembra scontato a favore del Brasile. Ed infatti arriva il secondo gol. O meglio il secondo autogol. E sempre della difesa. Si accusa il pubblico italo-brasiliano di nuovo. Come nella semifinale Argentina-Italia giocata a Napoli nella Coppa del mondo di tanti anni fa. Allora si accusarono in napoletani di fare il tifo per Maradona piuttosto che per l’Italia. Ora si accusano gli italo-brasiliani di non fare abbastanza rumore sul caso Battisti. Allora come ora si cerca di mascherare i nostri difetti con accuse infondate. Ed il risultato e’ lo stesso. Perdiamo male. Grande delusione.
Ma in fondo e’ solo un’amichevole. I due capi di governo ribadiscono che la sconfitta non influira’ sulle eccellenti relazioni tra i due paesi. Ma allora era tutto un gioco? Forse pero’ non lo e’ stato per Alberto Torreggiani e gli altri, vittime della palla Cesare Battisti, veloce a rotolare da un lato all’altro per salvarsi. Che peccato che le sue vittime tanti anni fa non hanno potuto fare lo stesso e sono morte sotto i suoi colpi della sua pistola.
sabato 7 febbraio 2009
Caso Battisti: Che fara´l´ Italia?
“Mio caro Max, nella política internazionale non si aspetta mai ma si gioca sempre d ´anticipo. Chi aspetta non conta molto” mi diceva il mio professore di liceo. Vecchio saggio che dovrebbe essere nominato ministro o per lo meno sottosegretario invece che campare con la misera pensione statale. Ma torniamo alle parole del professore: “quando si gioca d´anticipo, quando si stabilisce prima cosa accadra´dopo, solo cosi´si sta veramente giocando per vincere. Quando l´avversario sa che cosa succede se fa certe mosse allora sa i costi delle sue decisioni e si regola di conseguenza”.
E continuando, “Se invece caro Max il soggetto dell´ azione diplomática sta fermo, e´in attesa della mossa dell´avversario, questo e´perche´ha, di fatto, come minimo, gia´rinunciato a giocare. L´atteggiamento passivo o attendista significa delle due l´una: o il tipo há gia´mollato o non conta molto e percio´non puo´fare molto. In ambedue i casi non e´rilevante a livello di política internazionale”.
E se applichiamo lê conclusioni del mio professore di liceo al caso Battisti che vediamo?
Che il nostro ministro degli esteri aspetta la decisione della Corte Suprema brasiliana. E qual´é il piano B se la corte suprema dice no? Non c´é´piano B. E che figura farebbe, che credibilita´avrebbe un ministro che dice che “tutto e´a ´posto” se poi va male? Eh si perche´c´e´una responsabilita´politica mica da poco.
Sicuramente in futuro non sarebbe considerato seriamente a livello internazionale. Si trarrebbero le famose conseguenze, inevitabili in caso di fallimento dellázione diplomatica?
Mah dubito: l´Italia come vero paese del Carnevale troverebbe sicuramente la formula per giustificare l´ennesimo fiasco della nostra diplomazia. Una cosa sembra sicura: la comunita´italo-brasiliana e la sua voce non sara´consultata, come e´avvenuto in passato. Com le conseguenze che si vedono.
Eh si come direbbe il mio professore di liceo: “Mala tempore currunt”.
E continuando, “Se invece caro Max il soggetto dell´ azione diplomática sta fermo, e´in attesa della mossa dell´avversario, questo e´perche´ha, di fatto, come minimo, gia´rinunciato a giocare. L´atteggiamento passivo o attendista significa delle due l´una: o il tipo há gia´mollato o non conta molto e percio´non puo´fare molto. In ambedue i casi non e´rilevante a livello di política internazionale”.
E se applichiamo lê conclusioni del mio professore di liceo al caso Battisti che vediamo?
Che il nostro ministro degli esteri aspetta la decisione della Corte Suprema brasiliana. E qual´é il piano B se la corte suprema dice no? Non c´é´piano B. E che figura farebbe, che credibilita´avrebbe un ministro che dice che “tutto e´a ´posto” se poi va male? Eh si perche´c´e´una responsabilita´politica mica da poco.
Sicuramente in futuro non sarebbe considerato seriamente a livello internazionale. Si trarrebbero le famose conseguenze, inevitabili in caso di fallimento dellázione diplomatica?
Mah dubito: l´Italia come vero paese del Carnevale troverebbe sicuramente la formula per giustificare l´ennesimo fiasco della nostra diplomazia. Una cosa sembra sicura: la comunita´italo-brasiliana e la sua voce non sara´consultata, come e´avvenuto in passato. Com le conseguenze che si vedono.
Eh si come direbbe il mio professore di liceo: “Mala tempore currunt”.
Caso Battisti: Tutto a posto?
“I paragoni sono sempre uma cosa difficile da fare mio caro Max, mai abusarne”. Il mio vecchio professore di liceo era uno che ponderava le parole e forse tanti ministri dovrebbero apprendere da lui. Tuttavia, mi perdoni mio caro professore ma a volte alcuni esempi forzati servono a dare un´ idea del senso delle proporzioni.
Dare rifugio ad um terrorista internazionale o nazionale non e´uma cosa che va molto di moda oggigiorno. Recentemente paesi sono stati invasi da grandi e piccole potenze per cose del genere. E´ovvio che si tratta di reazioni sproporzionate, esagerate e francamente a volte disumane. Ma atti simili servono a dare um senso di come si prende sul serio dare rifugio ad un terrorista a livello internazionale.
Non cosi´in Itália. Nel momento in cui si ritira l´ambasciatore il nostro ministro degli esteri si sforza in tutte le maniere di ridurre l´impatto del suddetto atto diplomático. Francamente non sembra essere uma mossa troppo efficace nel convincere l´ altra parte.
Scorrendo le affermazioni minimaliste del nostro ministro degli esteri sul caso Battisti ci viene a mente il caro vecchio gioco del poker.
Infatti chi mai in un gioco di poker si alzerebbe dal tavolo dicendo: “Non ho assi ne´regine, ne´re e al massimo posso fare um tris”? Gli altri giocatori al tavolo si metterebbero a ridere a crepapelle. Potrebbe questa essere un´altra fine mossa diplomática? Francamente ne dubitiamo. Sembra piu´essere uma mossa da armata Brancaleone. Sicuramente non impressiona gli altri giocatori.
Se Lula dice: “Il caso e´ chiuso”, rispondere:”E´tutto a posto” aggrappandosi ad uma spiegazione semântica della frase del presidente brasiliano sembra veramente dare una magra figura della nostra diplomazia.
E l´ umiliazione dell ´Italia si allarga nelle parole del terrorista, che non solo ammazza il padre e ferisce il figlio ma lo offende in interviste francamente censurabili. Inoltre Battisti conferma che i servizi segreti francesi l´hanno fatto fuggire in Brasile e, di fatto, lo stretto legame Francia-Brasile nel suo caso.
Che rispondera´il nostro governo a questa ennesima provocazione? Il countdown per il 2 febbraio quando ci sara´la risposta della Corte Suprema brasiliana ci lascia indifferenti. Noi pensiamo, da ítalo-brasiliani, che se Lula dice che il caso e´chiuso, il caso e´chiuso. Non ce ne voglia il nostro amico Torreggiani ma la mobilitazione si basa su fatti concreti non su vuote differenze semantiche, come quelle usate dal nostro ministro degli esteri.
Saremo felici di parlare con il ministro in futuro per dargli la nostra opinione su come funzionano lê cose qui in Brasile ma siamo sicuri che ci risponderebbe: “E´tutto a posto”. Peccato che non lo sia.
Dare rifugio ad um terrorista internazionale o nazionale non e´uma cosa che va molto di moda oggigiorno. Recentemente paesi sono stati invasi da grandi e piccole potenze per cose del genere. E´ovvio che si tratta di reazioni sproporzionate, esagerate e francamente a volte disumane. Ma atti simili servono a dare um senso di come si prende sul serio dare rifugio ad un terrorista a livello internazionale.
Non cosi´in Itália. Nel momento in cui si ritira l´ambasciatore il nostro ministro degli esteri si sforza in tutte le maniere di ridurre l´impatto del suddetto atto diplomático. Francamente non sembra essere uma mossa troppo efficace nel convincere l´ altra parte.
Scorrendo le affermazioni minimaliste del nostro ministro degli esteri sul caso Battisti ci viene a mente il caro vecchio gioco del poker.
Infatti chi mai in un gioco di poker si alzerebbe dal tavolo dicendo: “Non ho assi ne´regine, ne´re e al massimo posso fare um tris”? Gli altri giocatori al tavolo si metterebbero a ridere a crepapelle. Potrebbe questa essere un´altra fine mossa diplomática? Francamente ne dubitiamo. Sembra piu´essere uma mossa da armata Brancaleone. Sicuramente non impressiona gli altri giocatori.
Se Lula dice: “Il caso e´ chiuso”, rispondere:”E´tutto a posto” aggrappandosi ad uma spiegazione semântica della frase del presidente brasiliano sembra veramente dare una magra figura della nostra diplomazia.
E l´ umiliazione dell ´Italia si allarga nelle parole del terrorista, che non solo ammazza il padre e ferisce il figlio ma lo offende in interviste francamente censurabili. Inoltre Battisti conferma che i servizi segreti francesi l´hanno fatto fuggire in Brasile e, di fatto, lo stretto legame Francia-Brasile nel suo caso.
Che rispondera´il nostro governo a questa ennesima provocazione? Il countdown per il 2 febbraio quando ci sara´la risposta della Corte Suprema brasiliana ci lascia indifferenti. Noi pensiamo, da ítalo-brasiliani, che se Lula dice che il caso e´chiuso, il caso e´chiuso. Non ce ne voglia il nostro amico Torreggiani ma la mobilitazione si basa su fatti concreti non su vuote differenze semantiche, come quelle usate dal nostro ministro degli esteri.
Saremo felici di parlare con il ministro in futuro per dargli la nostra opinione su come funzionano lê cose qui in Brasile ma siamo sicuri che ci risponderebbe: “E´tutto a posto”. Peccato che non lo sia.
Caso Battisti: protesta all´Italiana
Dobbiamo ammetterlo: noi italiani siamo unici. Anche quando protestiamo. Siamo arrabbiati, arrabbiatissimi, o forse solo um po´arrabbiati. Eh si perche´a leggere lê dichiarazioni del nostro ministro degli esteri sembra che la farsa continua.
La nostra política estera fallimentare continua, ignorando la voce della comunita´italiana e (ahime´) dando false speranze ai parenti delle vittime. Permettetemi di dire al nostro amico Alberto Torreggiani che siamo con lui sul serio (non come dicono di esserlo vari parlamentari ed esponenti del governo italiano) . Perche´?
Perche´la ritirata dell´ambasciatore sembra piu´essere una macchietta alla Toto´che un atto diplomático serio. Il ministro degli esteri infatti si affretta ad affermare che siamo arrabiatissimi, pero´(e´ovvio) non si mette in discussione l´amichevole tra Itália e Brasile di cálcio. Il calcio e´uma cosa seria non puo´certo essere messo in discussione. Chissa´che ne pensera´l´ amico Alberto e se gioira´ad um gol dell´ Ítalia, il paese che ha preso tanto a cuore il bárbaro omicidio del padre da non mettere in discussione una misera amichevole.
Il Brasile nel G8 poi nemmeno in discussione, e´un´altra cosa. Il ministro si affretta a dire che, di nuovo, e´tutto a posto. Ci chiediamo che cosa sia a posto e cosa no.
Intendiamoci: noi amiamo il Brasile come l´Italia. Noi ítalo-brasiliani pero´siamo dalla parte delle vittime del terrorismo sul serio, non come dicono di esserlo i politici italiani.
Tuttavia um´altra osservazione: tanto la partita quanto il G8 non farebbero smuovere la posizione del Brasile di uma virgola. E´solo mediante uma crescita dei rapporti commerciali tra l`Itália ed il Brasile ed una valorizzazione della comunita´italo-brasiliana che si potra´avere uma maggior você in capitolo con il Brasile.
Il governo invece a parole fa sul serio. Noi francamente pensiamo che, tra un paio di mesi, quando le acque si saranno calmate l´ambasciatore tornera´a Brasília e buonanotte.
I parenti delle vittime rimarranno nel loro dolore, Battisti tornera´sulla spiaggia di Copacabana per la tintarella domenicale che lo ispíra per i suoi gialli e l´Italietta (non il Brasile) continuera´ad essere il paese del Carnevale, dove tutto finisce a tarallucci e vino.
La nostra política estera fallimentare continua, ignorando la voce della comunita´italiana e (ahime´) dando false speranze ai parenti delle vittime. Permettetemi di dire al nostro amico Alberto Torreggiani che siamo con lui sul serio (non come dicono di esserlo vari parlamentari ed esponenti del governo italiano) . Perche´?
Perche´la ritirata dell´ambasciatore sembra piu´essere una macchietta alla Toto´che un atto diplomático serio. Il ministro degli esteri infatti si affretta ad affermare che siamo arrabiatissimi, pero´(e´ovvio) non si mette in discussione l´amichevole tra Itália e Brasile di cálcio. Il calcio e´uma cosa seria non puo´certo essere messo in discussione. Chissa´che ne pensera´l´ amico Alberto e se gioira´ad um gol dell´ Ítalia, il paese che ha preso tanto a cuore il bárbaro omicidio del padre da non mettere in discussione una misera amichevole.
Il Brasile nel G8 poi nemmeno in discussione, e´un´altra cosa. Il ministro si affretta a dire che, di nuovo, e´tutto a posto. Ci chiediamo che cosa sia a posto e cosa no.
Intendiamoci: noi amiamo il Brasile come l´Italia. Noi ítalo-brasiliani pero´siamo dalla parte delle vittime del terrorismo sul serio, non come dicono di esserlo i politici italiani.
Tuttavia um´altra osservazione: tanto la partita quanto il G8 non farebbero smuovere la posizione del Brasile di uma virgola. E´solo mediante uma crescita dei rapporti commerciali tra l`Itália ed il Brasile ed una valorizzazione della comunita´italo-brasiliana che si potra´avere uma maggior você in capitolo con il Brasile.
Il governo invece a parole fa sul serio. Noi francamente pensiamo che, tra un paio di mesi, quando le acque si saranno calmate l´ambasciatore tornera´a Brasília e buonanotte.
I parenti delle vittime rimarranno nel loro dolore, Battisti tornera´sulla spiaggia di Copacabana per la tintarella domenicale che lo ispíra per i suoi gialli e l´Italietta (non il Brasile) continuera´ad essere il paese del Carnevale, dove tutto finisce a tarallucci e vino.
Caso Battisti: la peggiore umiliazione dell´Italia degli ultimi anni
Umiliati. Schiaffo in faccia. O pugno sul muso. Finalmente l´ ipocrisia e´finita. Battisti non tornera´in Italia. E´stata chiesta l´archiviazione del processo di estradizione di Battisti nella Corte Suprema.
Il fallimento della nostra diplomazia e´totale. Ritirato l´ambasciatore italiano in Brasile. Francamente per quello che era successo e´stata la cosa migliore da fare.
Permettetemi uma osservazione. Questa del caso Battisti e´sicuramente la peggiore umiliazione del nostro paese negli ultimi decenni. Mai si era giunti a subire una tale umiliazione e, in particolare, da um paese amico.
Ma forse il punto e´ un´altro. Fino a quando l´Italia non fara´sentire il suo peso político-economico a livello internazionale? Fino a quando ignorera´ l´unico “value-added” (valore aggiunto) che ha rispetto agli altri paesi nel mondo, le proprie comunita´all´estero?
E che valore aggiunto, milioni di oriundi che pesano in maniera decisiva nella política di paesi grandi (USA, Canada, Austrália, Brasile, Argentina) e piccoli (non li contiamo dato il loro grande numero)! Fino a quando la voce delle comunita´ italiane all´estero sara´ignorata?
Se cio´fosse avvenuto nel caso Battisti forse il risultato potrebbe essere stato diverso. Dire cose illogiche (il ministro Genro responsabile della decisione personale di Lula, gli ítalo-brasiliani di fatto “responsabili” della mancata estradizione) ha fatto solo perdere tempo, creare confusione e perdere punti all´Italia.
Chiaro dopo i politici sono tornati indietro sui loro passi, hanno finalmente visto che noi ítalo-brasiliani eravamo fortemente contro la mancata estradizione, in due parole hanno fatto uma pessima figura. Ma cio´conferma, una volta di piu´ che ci ne capisce veramente delle cose dei paesi stranieri non sono ne´le cosiddette istitituzioni italiane all´ estero o i parlamentari eletti li´ma lê comunita´ italiane all´estero e le loro “voci”.
Avevamo gia´anticipato, ben prima del risultato finale di proposta di archiviazione del processo, che si stava seguendo la via diplomatica errata, che non avrebbe funzionato, che bisognava usare un´altro approccio.
Siamo stati ignorati, e il risultato e´un disastro. Perche´il ministro Frattini non chiama chi veramente ne capisce di fatti di altri paesi come noi voci della comunita´italiana all´estero? Forse i meccanismi del passato non hanno determinato um approccio diverso del Ministero degli esteri nonostante il cambiamento di governo. Siamo stati in contatto con alcune delle vittime del terrorismo e abbiamo suggerito loro che fare. Loro ci hanno ascoltato di piu´, anche se in realta´potevano fare ben poco senza l´assistenza del governo.
Cio´sia di monito per il futuro. Se qualcosa ha insegnato il caso Battisti e´che la voce della comunita´ italiana in Brasile aveva anticipato che fare, a chi rivolgersi e come fare. Non siamo stati ascoltati e il risultato negativo e´venuto. Sicuramente apprendere dai propri errori significa rivolgersi a noi in futuro con regolarita´ per sapere come le cose accadono in Brasile e all´ estero in generale.
Avverra´? Lo speriamo bene ma non ci crediamo molto.
Il fallimento della nostra diplomazia e´totale. Ritirato l´ambasciatore italiano in Brasile. Francamente per quello che era successo e´stata la cosa migliore da fare.
Permettetemi uma osservazione. Questa del caso Battisti e´sicuramente la peggiore umiliazione del nostro paese negli ultimi decenni. Mai si era giunti a subire una tale umiliazione e, in particolare, da um paese amico.
Ma forse il punto e´ un´altro. Fino a quando l´Italia non fara´sentire il suo peso político-economico a livello internazionale? Fino a quando ignorera´ l´unico “value-added” (valore aggiunto) che ha rispetto agli altri paesi nel mondo, le proprie comunita´all´estero?
E che valore aggiunto, milioni di oriundi che pesano in maniera decisiva nella política di paesi grandi (USA, Canada, Austrália, Brasile, Argentina) e piccoli (non li contiamo dato il loro grande numero)! Fino a quando la voce delle comunita´ italiane all´estero sara´ignorata?
Se cio´fosse avvenuto nel caso Battisti forse il risultato potrebbe essere stato diverso. Dire cose illogiche (il ministro Genro responsabile della decisione personale di Lula, gli ítalo-brasiliani di fatto “responsabili” della mancata estradizione) ha fatto solo perdere tempo, creare confusione e perdere punti all´Italia.
Chiaro dopo i politici sono tornati indietro sui loro passi, hanno finalmente visto che noi ítalo-brasiliani eravamo fortemente contro la mancata estradizione, in due parole hanno fatto uma pessima figura. Ma cio´conferma, una volta di piu´ che ci ne capisce veramente delle cose dei paesi stranieri non sono ne´le cosiddette istitituzioni italiane all´ estero o i parlamentari eletti li´ma lê comunita´ italiane all´estero e le loro “voci”.
Avevamo gia´anticipato, ben prima del risultato finale di proposta di archiviazione del processo, che si stava seguendo la via diplomatica errata, che non avrebbe funzionato, che bisognava usare un´altro approccio.
Siamo stati ignorati, e il risultato e´un disastro. Perche´il ministro Frattini non chiama chi veramente ne capisce di fatti di altri paesi come noi voci della comunita´italiana all´estero? Forse i meccanismi del passato non hanno determinato um approccio diverso del Ministero degli esteri nonostante il cambiamento di governo. Siamo stati in contatto con alcune delle vittime del terrorismo e abbiamo suggerito loro che fare. Loro ci hanno ascoltato di piu´, anche se in realta´potevano fare ben poco senza l´assistenza del governo.
Cio´sia di monito per il futuro. Se qualcosa ha insegnato il caso Battisti e´che la voce della comunita´ italiana in Brasile aveva anticipato che fare, a chi rivolgersi e come fare. Non siamo stati ascoltati e il risultato negativo e´venuto. Sicuramente apprendere dai propri errori significa rivolgersi a noi in futuro con regolarita´ per sapere come le cose accadono in Brasile e all´ estero in generale.
Avverra´? Lo speriamo bene ma non ci crediamo molto.
La voce della comunita’ e la voce del padrone
“Mio caro Max, il caso Battisti ha sollevato il velo di ipocrisie e di falsita’ che avvolge gli italiani all’estero. Mai come ora si vede la differenza tra la voce della comunita’ e la voce del padrone” mi dice con voce lenta e ferma il mio amico italo-brasiliano, emigrato di lunga data, che mi siede davanti nel classico boteco (bar povero) di Sao Paolo.
“Vedi. Il punto e’ il seguente. Le varie istituzioni di italiani all’estero (Comites, Intercomites, Cgie etc.) non hanno alcun contatto con la realta’ degli italiani all’estero. Agiscono quasi come sette segrete. Pochi sanno quando si riuniscono, di cosa discutono, le loro deliberazioni e soprattutto i loro componenti. Per la verita’ una gran parte degli italiani all’estero nemmeno sa che esistono ne’ che hanno la possibilita’ di fare loro proposte.”
E continua “I parlamentari eletti all’estero poi sono completamente slegati dalla realta’ delle comunita’ italiane elette all’etsero. Visitano tali comunita’ di tanto in tanto, stringono mani, fanno promesse e poi spariscono come sono arrivati. Non lasciano alcun segno. Molto spesso la comunita’ nemmeno sa che vengono. Sono i notabili locali che li incontrano. I nostri rappresentanti agiscono come i signorotti locali medioevali, che visitano il loro grande feudo incontrando solo i loro sottoposti e i consoli locali. Anche in Italia e’ un po’ cosi. Ma per gli italiani all’estero lo scollamento tra comunita’ civile e istituzioni italiane e’ totale.”
Il mio amico si ferma e sorseggia le cervejinha (birretta) locale in questo caldo asfissiante di Sao Paolo. E poi ricomincia. “Il sistema istituzionale italiano degli italiani all’estero e’ percio’ molto simile a quello medioevale dove non c’era contatto tra i governanti e i governati.
I governanti, da un lato, fanno sentire la voce del padrone. Tramite le cosiddette istituzioni italiane all’estero, i consolati ei i vari giornali all’estero fanno dichiarazioni completamente slegate dalla realta’ delle comunita’ italiane all’estero. Permettimi una piccola digressione per i giornali, anche quelli on-line con poche eccezioni. Sembrano quasi dei megafoni dei vari partiti di destra e di sinistra in Italia, intervistano e sentono solo loro i signorotti locali all’estero, vale a dire i rappresentanti dei partiti, dei Comites, delle istituzioni italiane all’estero. Tutte persone che, con qualche eccezione, hanno da molto tempo perso il contatto con la realta’ vera delle comunita’. Si’, e’ vero, alcuni sono democraticamente eletti, ma alla stessa maniera di quegli organi che sorsero nelle fasi iniziali di democrazia nella storia dell’umanita’. Sistemi democratici eletti per quote, un po’ simili alla camera dei Lord in Gran Bretagna, molto poco rappresentativi. Dei parlamentari all’estero abbiamo gia’ detto.”
E qui, data l’eta avanzata il mio amico si ferma per raccogliere fiato.E ricomincia dopo un grande sospiro. “E veniamo a loro alle comunita’ italiane all’estero. Loro sono nate da sole, quasi autoctone piccole isole di italiani all’estero. Poco legate tra di loro e con la madrepatria, spesso perche’ essa si presentava a loro in questa maniera quasi autoritaria, dando loro istruzioni su cosa fare, tramite i consolati, i Comites o i cosiddetti giornali italiani all’estero. Come nel medioevo le istruzioni venivano dall’alto senza nessuna consultazione con la base, che passivamente subiva queste senza alcuna voce in capitolo. Ci sono stati alcuni casi ad esempio di consoli onorari, tipo quello di Salvador, che dovrebbero essere eletti tra le persone piu’ popolari della comunita’. Ebbene, in questo come in altri casi e’ esattamente il contrario ma il popolino della comunita’ all’estero non e’ stato minimamente consultato a riguardo.
E’ chiaro che in questa situazione le comunita’ italiane all’estero hanno cominciato a vivere di vita propria, in maniera totalmente slegata dalle istituzioni italiane all’estero, vissute quasi come i loro signorotti medioevali. Sono fiorite radio, giornalini locali ed e’ nata lei, la voce della comunita’ italiana. Molto spesso si trattava di persone che vivevano all’interno della comunita’, la conoscevano bene, parlavano pacatamente ed incontravano le persone membri di tale comunita’ e diffondevano le loro voci. Senza alcun tornaconto personale, ma solo perche’ membri loro stessi della comunita’. Poi d’improvviso internet ha cambiato tutto”.
Qui il mio amico si ferma e con gli occhi arrossati continua: “Con internet la voce della comunita’, che prima non usciva dalla stessa , e’ finalmente uscita da li’ dentro e si e’ internazionalizzata. E’ interessante notare che le voci delle varie comunita’ italiane all’estero si sono diffuse e dicono quasi le stesse cose. Le problematiche degli italiani all’estero sono le stesse dovunque nel mondo e mai sarebbero state conosciute se non fosse stato per internet.
Il caso Battisti ha messo drammaticamente a nudo questa realta’: da un alto la voce del padrone, autoritaria, forte, che, come in passato, ha dato direttrici su come la comunita’ italiana in Brasile doveva muoversi, cosa doveva fare e dire, senza alcun contatto con le problematiche della stessa, senza sapere quali sono i problemi quotidiani di tale comunita’, da vero signorotto medioevale.
Dall’altro la voce della comunita’ italiana in Brasile, che tu Max e pochi altri hanno sollevato. Questa voce ha smascherato le verita’ di questo caso. E vediamole queste verita’.
Le accuse alla comunita’ italiana in Brasile fatte per mascherare le inefficienze croniche nell’ handling (gestione) del processo di estradizione; il balletto diplomatico che e’ terminato con l’ambasciatore che alla fine rimane a Brasilia.
Le feroci accuse al Ministro di Giustizia brasiliano Genro, che denotano una profonda ignoranza di come vanno le cose in Brasile. Infatti la decisione dell’estradizione e’ stata personale del presidente Lula, checche’ se ne dica. Genro non poteva prendere da solo una tale decisione. Accusare Genro e’ come accusare un colonnello di voler iniziare una guerra: si tratta di una decisione del generale-presidente non di un semplice colonnello.
Ed infine (last but not least) lo scollamento tra comunita’ civile e politica. Tutti contro tutti sul caso Battisti. Dentro i partiti e tra i partiti. Un marasma che mostra solo come solo pochi sanno come funzionano le cose in Brasile e soprattutto dentro la comunita’ italiana.
La voce della comunita’ si e’ fatta sentire questa volta e ha ribattuto e rispedito al mittente le ingiuste accuse. Ma la domanda e’:
L’italiano in Italia avra’ capito tutto cio’? O dimentichera’ tutto al sole di Copacabana ballando durante il Carnevale?”
“Vedi. Il punto e’ il seguente. Le varie istituzioni di italiani all’estero (Comites, Intercomites, Cgie etc.) non hanno alcun contatto con la realta’ degli italiani all’estero. Agiscono quasi come sette segrete. Pochi sanno quando si riuniscono, di cosa discutono, le loro deliberazioni e soprattutto i loro componenti. Per la verita’ una gran parte degli italiani all’estero nemmeno sa che esistono ne’ che hanno la possibilita’ di fare loro proposte.”
E continua “I parlamentari eletti all’estero poi sono completamente slegati dalla realta’ delle comunita’ italiane elette all’etsero. Visitano tali comunita’ di tanto in tanto, stringono mani, fanno promesse e poi spariscono come sono arrivati. Non lasciano alcun segno. Molto spesso la comunita’ nemmeno sa che vengono. Sono i notabili locali che li incontrano. I nostri rappresentanti agiscono come i signorotti locali medioevali, che visitano il loro grande feudo incontrando solo i loro sottoposti e i consoli locali. Anche in Italia e’ un po’ cosi. Ma per gli italiani all’estero lo scollamento tra comunita’ civile e istituzioni italiane e’ totale.”
Il mio amico si ferma e sorseggia le cervejinha (birretta) locale in questo caldo asfissiante di Sao Paolo. E poi ricomincia. “Il sistema istituzionale italiano degli italiani all’estero e’ percio’ molto simile a quello medioevale dove non c’era contatto tra i governanti e i governati.
I governanti, da un lato, fanno sentire la voce del padrone. Tramite le cosiddette istituzioni italiane all’estero, i consolati ei i vari giornali all’estero fanno dichiarazioni completamente slegate dalla realta’ delle comunita’ italiane all’estero. Permettimi una piccola digressione per i giornali, anche quelli on-line con poche eccezioni. Sembrano quasi dei megafoni dei vari partiti di destra e di sinistra in Italia, intervistano e sentono solo loro i signorotti locali all’estero, vale a dire i rappresentanti dei partiti, dei Comites, delle istituzioni italiane all’estero. Tutte persone che, con qualche eccezione, hanno da molto tempo perso il contatto con la realta’ vera delle comunita’. Si’, e’ vero, alcuni sono democraticamente eletti, ma alla stessa maniera di quegli organi che sorsero nelle fasi iniziali di democrazia nella storia dell’umanita’. Sistemi democratici eletti per quote, un po’ simili alla camera dei Lord in Gran Bretagna, molto poco rappresentativi. Dei parlamentari all’estero abbiamo gia’ detto.”
E qui, data l’eta avanzata il mio amico si ferma per raccogliere fiato.E ricomincia dopo un grande sospiro. “E veniamo a loro alle comunita’ italiane all’estero. Loro sono nate da sole, quasi autoctone piccole isole di italiani all’estero. Poco legate tra di loro e con la madrepatria, spesso perche’ essa si presentava a loro in questa maniera quasi autoritaria, dando loro istruzioni su cosa fare, tramite i consolati, i Comites o i cosiddetti giornali italiani all’estero. Come nel medioevo le istruzioni venivano dall’alto senza nessuna consultazione con la base, che passivamente subiva queste senza alcuna voce in capitolo. Ci sono stati alcuni casi ad esempio di consoli onorari, tipo quello di Salvador, che dovrebbero essere eletti tra le persone piu’ popolari della comunita’. Ebbene, in questo come in altri casi e’ esattamente il contrario ma il popolino della comunita’ all’estero non e’ stato minimamente consultato a riguardo.
E’ chiaro che in questa situazione le comunita’ italiane all’estero hanno cominciato a vivere di vita propria, in maniera totalmente slegata dalle istituzioni italiane all’estero, vissute quasi come i loro signorotti medioevali. Sono fiorite radio, giornalini locali ed e’ nata lei, la voce della comunita’ italiana. Molto spesso si trattava di persone che vivevano all’interno della comunita’, la conoscevano bene, parlavano pacatamente ed incontravano le persone membri di tale comunita’ e diffondevano le loro voci. Senza alcun tornaconto personale, ma solo perche’ membri loro stessi della comunita’. Poi d’improvviso internet ha cambiato tutto”.
Qui il mio amico si ferma e con gli occhi arrossati continua: “Con internet la voce della comunita’, che prima non usciva dalla stessa , e’ finalmente uscita da li’ dentro e si e’ internazionalizzata. E’ interessante notare che le voci delle varie comunita’ italiane all’estero si sono diffuse e dicono quasi le stesse cose. Le problematiche degli italiani all’estero sono le stesse dovunque nel mondo e mai sarebbero state conosciute se non fosse stato per internet.
Il caso Battisti ha messo drammaticamente a nudo questa realta’: da un alto la voce del padrone, autoritaria, forte, che, come in passato, ha dato direttrici su come la comunita’ italiana in Brasile doveva muoversi, cosa doveva fare e dire, senza alcun contatto con le problematiche della stessa, senza sapere quali sono i problemi quotidiani di tale comunita’, da vero signorotto medioevale.
Dall’altro la voce della comunita’ italiana in Brasile, che tu Max e pochi altri hanno sollevato. Questa voce ha smascherato le verita’ di questo caso. E vediamole queste verita’.
Le accuse alla comunita’ italiana in Brasile fatte per mascherare le inefficienze croniche nell’ handling (gestione) del processo di estradizione; il balletto diplomatico che e’ terminato con l’ambasciatore che alla fine rimane a Brasilia.
Le feroci accuse al Ministro di Giustizia brasiliano Genro, che denotano una profonda ignoranza di come vanno le cose in Brasile. Infatti la decisione dell’estradizione e’ stata personale del presidente Lula, checche’ se ne dica. Genro non poteva prendere da solo una tale decisione. Accusare Genro e’ come accusare un colonnello di voler iniziare una guerra: si tratta di una decisione del generale-presidente non di un semplice colonnello.
Ed infine (last but not least) lo scollamento tra comunita’ civile e politica. Tutti contro tutti sul caso Battisti. Dentro i partiti e tra i partiti. Un marasma che mostra solo come solo pochi sanno come funzionano le cose in Brasile e soprattutto dentro la comunita’ italiana.
La voce della comunita’ si e’ fatta sentire questa volta e ha ribattuto e rispedito al mittente le ingiuste accuse. Ma la domanda e’:
L’italiano in Italia avra’ capito tutto cio’? O dimentichera’ tutto al sole di Copacabana ballando durante il Carnevale?”
Caso Battisti: come se ne esce?
“Max hai sollevato um polverone. Era molto piu´semplice dire che e´vero, non c´é stata mobilitazione degli ítalo-brasiliani, per ragioni storiche, geografiche (queste due vanno sempre bene nelle spiegazioni dei politici), che ci vuole uma collaborazione maggiore com l´Italia per il futuro, e voila', tutto si sistema” afferma il mio amico basso e tarchiato davanti al piatto di maccheroni nel ristorante povero di São Paolo.
“Eh no, siamo emigranti ma non fessi. Il Picchiato e gli altri hanno esagerato, non sono capaci di ottenere niente e giu´a criticare noi per poter salvare la loro faccia” afferma il mio amico pedante mentre mette il formaggio sui maccheroni. “E dire che Il Picchiato ha anche mandato una email spocchiosa a Max dicendo: “Avrei gradito un pronunciamento dei Comites Brasiliani sulla vicenda. Avrei gradito una presa di posizione forte degli eletti nella circoscrizione America Meridionale. Avrei gradito almeno qualche voce di singoli cittadini. Non si è sentito nulla. Gli italiani residenti in Brasile o gli italo brasiliani avevano ed hanno il dovere morale di dissentire rispetto alle scelte del Governo Lula. Non lo hanno fatto. Ne prendiamo atto.”
“Si” , ribadisce il pedante ” perche´al Picchiato, piacciono dichiarazioni senza valore, come politico vive di queste. Figurati se l´AIVITER (Associazione Italiana Vittime del terrorismo) si contenterebbe di parole vuote. Diciamoci la verita: Le dichiarazioni degli organi menzionati dal Picchiato non cambierebbe in nulla la situazione sulla spiaggia di Copacabana del Battisti.”
“Ma allora che fare?” mi chiede il tipo basso e tarchiato.
E qui la risposta e´difficile. La Francia ha buttato la liberta´di Battisti in um piatto di una complessa negoziazione di 12 miliardi di dollari. E l’Italia che fa? Vuote parole Del Picchiato o di qualche membro del governo? Ma mi faccia il piacere direbbe Toto´.
L´ammissione del Brasile nel G8 (caldeggiata dalla Francia e, in passato anche dall´Italia)? Poco, ancora pochino. Sanzioni diplomatiche, ritirata dell´ambasciatore? Mah, dubito che funzioni.
Il punto e´che l’ Italia deve fare qualcosa. Non dichiarazioni del Picchiato, quelle servono solo a farci digerire meglio i maccheroni con grandi risate. Servono atti formali. Fatti. L’ Italia deve dimostrare che non puo´essere umiliata cosi´. Ma qui in Brasile quello che conta sono i soldi.
E se gli italiani boicottassero il turismo in Brasile?
Attenzione perche’ qui arriviamo ad un punto caldo. Fin qui si e’ fatto appello agli italo-brasiliani che al momento contano poco o niente come gruppo nella politica brasiliana.
Tuttavia la soluzione della crisi sta in Italia non in Brasile. Il boicottaggio di tutte le istituzioni brasiliane che realizzano scambi con l’Italia (universita’come l’Ufba, etc.), ma soprattutto del turismo italiano in Brasile, questo si’ farebbe sentire al Brasile effetti indesideranti che potrebbero indurlo a ripensarci su Battisti.
La domanda e’: gli italiani d’Italia rinunceranno al Carnevale di Rio per l’onore d’Italia? Rinunceranno a danzare il samba o l’axe’ per rimpatriare Battisti?
In casi simili di terrorismo cio’ e’ avvenuto per gli USA ma francamente ne dubitiamo molto nel caso italiano. Chissa’ che non incontreremo proprio il Picchiato a danzare tra splendide mulatte a Rio. In questo modo si smaschererebbe l’italica ipocrisia che fa degli amici (italo-brasiliani) dei nemici e degli inefficienti (i politici italiani responsabili del disastro della mancata estradizione di Battisti) delle vittime. E si vedrebbe veramente se gli italiani d’Italia sono poi cosi’ indignati da rinunciare alle proprie ferie ai tropici per l’ onore dell’Italia.
“Eh no, siamo emigranti ma non fessi. Il Picchiato e gli altri hanno esagerato, non sono capaci di ottenere niente e giu´a criticare noi per poter salvare la loro faccia” afferma il mio amico pedante mentre mette il formaggio sui maccheroni. “E dire che Il Picchiato ha anche mandato una email spocchiosa a Max dicendo: “Avrei gradito un pronunciamento dei Comites Brasiliani sulla vicenda. Avrei gradito una presa di posizione forte degli eletti nella circoscrizione America Meridionale. Avrei gradito almeno qualche voce di singoli cittadini. Non si è sentito nulla. Gli italiani residenti in Brasile o gli italo brasiliani avevano ed hanno il dovere morale di dissentire rispetto alle scelte del Governo Lula. Non lo hanno fatto. Ne prendiamo atto.”
“Si” , ribadisce il pedante ” perche´al Picchiato, piacciono dichiarazioni senza valore, come politico vive di queste. Figurati se l´AIVITER (Associazione Italiana Vittime del terrorismo) si contenterebbe di parole vuote. Diciamoci la verita: Le dichiarazioni degli organi menzionati dal Picchiato non cambierebbe in nulla la situazione sulla spiaggia di Copacabana del Battisti.”
“Ma allora che fare?” mi chiede il tipo basso e tarchiato.
E qui la risposta e´difficile. La Francia ha buttato la liberta´di Battisti in um piatto di una complessa negoziazione di 12 miliardi di dollari. E l’Italia che fa? Vuote parole Del Picchiato o di qualche membro del governo? Ma mi faccia il piacere direbbe Toto´.
L´ammissione del Brasile nel G8 (caldeggiata dalla Francia e, in passato anche dall´Italia)? Poco, ancora pochino. Sanzioni diplomatiche, ritirata dell´ambasciatore? Mah, dubito che funzioni.
Il punto e´che l’ Italia deve fare qualcosa. Non dichiarazioni del Picchiato, quelle servono solo a farci digerire meglio i maccheroni con grandi risate. Servono atti formali. Fatti. L’ Italia deve dimostrare che non puo´essere umiliata cosi´. Ma qui in Brasile quello che conta sono i soldi.
E se gli italiani boicottassero il turismo in Brasile?
Attenzione perche’ qui arriviamo ad un punto caldo. Fin qui si e’ fatto appello agli italo-brasiliani che al momento contano poco o niente come gruppo nella politica brasiliana.
Tuttavia la soluzione della crisi sta in Italia non in Brasile. Il boicottaggio di tutte le istituzioni brasiliane che realizzano scambi con l’Italia (universita’come l’Ufba, etc.), ma soprattutto del turismo italiano in Brasile, questo si’ farebbe sentire al Brasile effetti indesideranti che potrebbero indurlo a ripensarci su Battisti.
La domanda e’: gli italiani d’Italia rinunceranno al Carnevale di Rio per l’onore d’Italia? Rinunceranno a danzare il samba o l’axe’ per rimpatriare Battisti?
In casi simili di terrorismo cio’ e’ avvenuto per gli USA ma francamente ne dubitiamo molto nel caso italiano. Chissa’ che non incontreremo proprio il Picchiato a danzare tra splendide mulatte a Rio. In questo modo si smaschererebbe l’italica ipocrisia che fa degli amici (italo-brasiliani) dei nemici e degli inefficienti (i politici italiani responsabili del disastro della mancata estradizione di Battisti) delle vittime. E si vedrebbe veramente se gli italiani d’Italia sono poi cosi’ indignati da rinunciare alle proprie ferie ai tropici per l’ onore dell’Italia.
Battisti: gli italo-brasiliani capro-espiatorio di una politica colabrodo
Finalmente. E’ stato trovato il colpevole. Non e’ stato facile ma alla fine lo conosciamo. Il responsabile della mancata estradizione del terrorista Battisti e’ lui, il popolo degli italo-brasiliani. La frase che riassume tutto e’ questa, di un nostro illustre parlamentare all’estero:
“E' grave che i nostri connazionali abbiano fino ad ora taciuto su questi fatti. Quando c'è da chiedere la cittadinanza italiana, maggiori mezzi finanziari o l'assistenza sociale gratuita la voce degli aspiranti italiani o degli italiani residenti (in Brasile) si fa sentire forte e chiara, in questo caso invece un silenzio assordante”.
Sembra quasi che l’abbiamo nascosto tra di noi il pluriomicida, e’ in casa nostra, nascosto dalla polizia italiana. E’ un susseguirsi di attachi, di accuse contro di noi. Ironia della sorte nessuno ci difende, neanche i nostri rappresentanti all’estero, eletti da noi e che siedono nel parlamento italiano. E dire che quando i nostri voti ci cercano, ci chiamano, ci adulano. Ora sono come gli struzzi, con la testa sotto-terra, per lo meno fino alle prossime elezioni. Ci lasciamo soli sotto questa valanga di accuse contro di noi.
Ma forse la ragione di cio’ e’ chiara e di politica interna italiana: la gestione dell’estradizione di Battisti e’ stata malgestita sin dall’inizio, in altre parole e’ stata un vero disastro di diplomazia. A cio’ si e’ aggiunto un vero e proprio affaire politico affaristico franco-brasiliano che ha beneficiato il terrorista.
Risultato: l’Italia ha fatto una figura penosa, e’ stata umiliata, si e’ messo in discussione il suo sistema giudiziario, che francamente e’ molto piu’ garantista di quello brasiliano.
L’umiliazione e’ stata totale: se un paese come il Brasile dove (ricordiamolo) ogni anno 50.000 sono uccise (molto piu’ che nel Medio Oriente) per ragioni varie, ci vuole dare lezioni di garantismo significa solo una cosa. Contiamo cosi’ poco che non si avuto nemmeno la delicatezza di badare alla sostanza (non estradare il terrorista) ma si e’ voluto anche usare una forma che fosse volutamente umiliante (dire che Battisti era un perseguitato politico).
Essere un membro del G8 (l’Italia) e poi essere umiliato in questo modo da un aspirante tale come il Brasile riflette la poca considerazione che l’Italia ha in campo internazionale. A questo punto bisognava deviare l’attenzione dell’opinione pubblica italiana dall’umiliazione e trovare un capro-espiatorio: il popolo degli italo-brasiliani.
E gli italiani d’Italia avranno “bevuto” questa storiella? Ci crederanno? Forse si forse no.
Ma torniamo alla frase del nostro illustre parlamentare: quando c’e’ da chiedere, la nostra voce si sente forte e chiara. Davvero?
Il gruppo dei cronisti poveri di Sao Paolo apre una crassa risata a questa frase.
Primo, il gruppo dubita che la nostra voce si senta affatto, immagina se forte e chiara.
E poi il pedante del gruppo afferma: chiedere tutti possono ma ottenere quasi nessuno. Infatti l’illustre parlamentare non ha potuto usare questa parola (ottenere) perche’ non abbiamo mai ottenuto niente, afferma il pedante. E pare anche che per avanzare richieste leggittime e riconosciute dalla Costituzione italiana dobbiamo pagare un pedaggio in termine di sit-in di protesta e blocchi stradali per chiedere l’estradizione di Battisti.
Gli italo-brasiliani come gli altri italiani all’estero sono ancora una volta umiliati in Patria per colpe della Patria stessa. E se cio’ avviene da parte di alcuni nostri rappresentanti all’estero significa che noi italiani all’estero siamo proprio alla frutta. Ne’ a destra ne’ a sinistra c’è stata una voce a nostro favore.
A questo punto lasciatemi terminare questo articolo con l’affermazione del pedante: questo parlamentare e’ proprio picchiato dice toccandosi la testa con un dito.
“E' grave che i nostri connazionali abbiano fino ad ora taciuto su questi fatti. Quando c'è da chiedere la cittadinanza italiana, maggiori mezzi finanziari o l'assistenza sociale gratuita la voce degli aspiranti italiani o degli italiani residenti (in Brasile) si fa sentire forte e chiara, in questo caso invece un silenzio assordante”.
Sembra quasi che l’abbiamo nascosto tra di noi il pluriomicida, e’ in casa nostra, nascosto dalla polizia italiana. E’ un susseguirsi di attachi, di accuse contro di noi. Ironia della sorte nessuno ci difende, neanche i nostri rappresentanti all’estero, eletti da noi e che siedono nel parlamento italiano. E dire che quando i nostri voti ci cercano, ci chiamano, ci adulano. Ora sono come gli struzzi, con la testa sotto-terra, per lo meno fino alle prossime elezioni. Ci lasciamo soli sotto questa valanga di accuse contro di noi.
Ma forse la ragione di cio’ e’ chiara e di politica interna italiana: la gestione dell’estradizione di Battisti e’ stata malgestita sin dall’inizio, in altre parole e’ stata un vero disastro di diplomazia. A cio’ si e’ aggiunto un vero e proprio affaire politico affaristico franco-brasiliano che ha beneficiato il terrorista.
Risultato: l’Italia ha fatto una figura penosa, e’ stata umiliata, si e’ messo in discussione il suo sistema giudiziario, che francamente e’ molto piu’ garantista di quello brasiliano.
L’umiliazione e’ stata totale: se un paese come il Brasile dove (ricordiamolo) ogni anno 50.000 sono uccise (molto piu’ che nel Medio Oriente) per ragioni varie, ci vuole dare lezioni di garantismo significa solo una cosa. Contiamo cosi’ poco che non si avuto nemmeno la delicatezza di badare alla sostanza (non estradare il terrorista) ma si e’ voluto anche usare una forma che fosse volutamente umiliante (dire che Battisti era un perseguitato politico).
Essere un membro del G8 (l’Italia) e poi essere umiliato in questo modo da un aspirante tale come il Brasile riflette la poca considerazione che l’Italia ha in campo internazionale. A questo punto bisognava deviare l’attenzione dell’opinione pubblica italiana dall’umiliazione e trovare un capro-espiatorio: il popolo degli italo-brasiliani.
E gli italiani d’Italia avranno “bevuto” questa storiella? Ci crederanno? Forse si forse no.
Ma torniamo alla frase del nostro illustre parlamentare: quando c’e’ da chiedere, la nostra voce si sente forte e chiara. Davvero?
Il gruppo dei cronisti poveri di Sao Paolo apre una crassa risata a questa frase.
Primo, il gruppo dubita che la nostra voce si senta affatto, immagina se forte e chiara.
E poi il pedante del gruppo afferma: chiedere tutti possono ma ottenere quasi nessuno. Infatti l’illustre parlamentare non ha potuto usare questa parola (ottenere) perche’ non abbiamo mai ottenuto niente, afferma il pedante. E pare anche che per avanzare richieste leggittime e riconosciute dalla Costituzione italiana dobbiamo pagare un pedaggio in termine di sit-in di protesta e blocchi stradali per chiedere l’estradizione di Battisti.
Gli italo-brasiliani come gli altri italiani all’estero sono ancora una volta umiliati in Patria per colpe della Patria stessa. E se cio’ avviene da parte di alcuni nostri rappresentanti all’estero significa che noi italiani all’estero siamo proprio alla frutta. Ne’ a destra ne’ a sinistra c’è stata una voce a nostro favore.
A questo punto lasciatemi terminare questo articolo con l’affermazione del pedante: questo parlamentare e’ proprio picchiato dice toccandosi la testa con un dito.
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