sabato 7 febbraio 2009

Caso Battisti: Tutto a posto?

“I paragoni sono sempre uma cosa difficile da fare mio caro Max, mai abusarne”. Il mio vecchio professore di liceo era uno che ponderava le parole e forse tanti ministri dovrebbero apprendere da lui. Tuttavia, mi perdoni mio caro professore ma a volte alcuni esempi forzati servono a dare un´ idea del senso delle proporzioni.

Dare rifugio ad um terrorista internazionale o nazionale non e´uma cosa che va molto di moda oggigiorno. Recentemente paesi sono stati invasi da grandi e piccole potenze per cose del genere. E´ovvio che si tratta di reazioni sproporzionate, esagerate e francamente a volte disumane. Ma atti simili servono a dare um senso di come si prende sul serio dare rifugio ad un terrorista a livello internazionale.

Non cosi´in Itália. Nel momento in cui si ritira l´ambasciatore il nostro ministro degli esteri si sforza in tutte le maniere di ridurre l´impatto del suddetto atto diplomático. Francamente non sembra essere uma mossa troppo efficace nel convincere l´ altra parte.
Scorrendo le affermazioni minimaliste del nostro ministro degli esteri sul caso Battisti ci viene a mente il caro vecchio gioco del poker.
Infatti chi mai in un gioco di poker si alzerebbe dal tavolo dicendo: “Non ho assi ne´regine, ne´re e al massimo posso fare um tris”? Gli altri giocatori al tavolo si metterebbero a ridere a crepapelle. Potrebbe questa essere un´altra fine mossa diplomática? Francamente ne dubitiamo. Sembra piu´essere uma mossa da armata Brancaleone. Sicuramente non impressiona gli altri giocatori.
Se Lula dice: “Il caso e´ chiuso”, rispondere:”E´tutto a posto” aggrappandosi ad uma spiegazione semântica della frase del presidente brasiliano sembra veramente dare una magra figura della nostra diplomazia.

E l´ umiliazione dell ´Italia si allarga nelle parole del terrorista, che non solo ammazza il padre e ferisce il figlio ma lo offende in interviste francamente censurabili. Inoltre Battisti conferma che i servizi segreti francesi l´hanno fatto fuggire in Brasile e, di fatto, lo stretto legame Francia-Brasile nel suo caso.

Che rispondera´il nostro governo a questa ennesima provocazione? Il countdown per il 2 febbraio quando ci sara´la risposta della Corte Suprema brasiliana ci lascia indifferenti. Noi pensiamo, da ítalo-brasiliani, che se Lula dice che il caso e´chiuso, il caso e´chiuso. Non ce ne voglia il nostro amico Torreggiani ma la mobilitazione si basa su fatti concreti non su vuote differenze semantiche, come quelle usate dal nostro ministro degli esteri.

Saremo felici di parlare con il ministro in futuro per dargli la nostra opinione su come funzionano lê cose qui in Brasile ma siamo sicuri che ci risponderebbe: “E´tutto a posto”. Peccato che non lo sia.

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